Anno: 2001 Durata: 125 Origine: FRANCIA Colore: C
Genere:STORICO
Regia:Eric Rohmer
Specifiche tecniche:35 MM, HDTV
Tratto da:ispirato al libro "Ma vie sous la révolution" di Grace Elliott
Produzione:FRANÇOISE ETCHEGARAY PER COMPAGNIE ERIC ROHMER, PATHÉ IMAGE, KC MEDIEN, FRANCE 3 CINÉMA, CANAL+
Distribuzione:BIM DISTRIBUZIONE
Lucy Russell | nel ruolo di | Grace Elliott |
Jean-Claude Dreyfus | nel ruolo di | Duca d'Orleans |
Alain Libolt | nel ruolo di | Duca di Biron |
Charlotte Véry | nel ruolo di | Pulcherie, la cuoca |
Rosette | nel ruolo di | Fanchette |
Léonard Cobiant | nel ruolo di | Champcenetz |
François Marthouret | nel ruolo di | Dumouriez |
Caroline Morin | nel ruolo di | Nanon |
Héléna Dubiel | nel ruolo di | Madame Meyler |
Laurent Le Doyen | nel ruolo di | Ufficiale della sezione di Miromesnil |
Georges Benoît | nel ruolo di | Presidente sezione di Miromesnil |
Serge Wolfsperger | nel ruolo di | Vicepresidente della sezione |
Daniel Tarrare | nel ruolo di | Justin, il portiere |
Marie Rivière | nel ruolo di | Madame Laurent |
Michel Demierre | nel ruolo di | Chabot |
Serge Renko | nel ruolo di | Vergniaud |
Christian Ameri | nel ruolo di | Guadet |
Eric Viellard | nel ruolo di | Osselin |
François-Marie Banier | nel ruolo di | Robespierre |
Jean-Louis Valéro | nel ruolo di | Musicista di strada |
TRAMA BREVE Durante la rivoluzione francese una bella dama inglese Grace Elliot, fedele al sovrano, intrattiene rapporti affettuosi, ma a volte anche tempestosi, con il cugino del Re Luigi XVI, il duca di Orléans che, invece, sta dalla parte dei rivoluzionari. Il duca, divenuto il deputato "Egalité", si farà convincere dalla nobildonna a salvare un proscritto ma non a risparmiare la vita del Re. TRAMA LUNGA Nobildonna di antica famiglia scozzese, lady Grace Elliott è a Parigi negli anni bui della rivoluzione. Arrivata in Francia nel 1786 perché amante del principe Filippo, duca d'Orléans, all'inizio delle sommosse Grace ha ormai chiuso questa relazione ma, nonostante le loro opinioni politiche siano divergenti, i due sono rimasti legati da amicizia. Nell'agosto 1792, il giorno dell'assalto alle Tuileries da parte del popolo, Grace riesce a lasciare la città e a raggiungere la casa di campagna a Meudon. Nel settembre, dietro l'insistenza di un'amica, Grace torna a Parigi per aiutare un fuggitivo. Si tratta di Champcenetz, governatore delle Tuileries. Questi è acerrimo nemico del duca d'Orléans, Grace stessa non lo stima, eppure decide di nasconderlo a casa sua, anche a rischio della vita. Nel gennaio 1793 Grace non riesce ad impedire che il duca d'Orléans voti a favore della morte del Re. Lo scontro tra i due sembra consumato. Una riconciliazione arriva solo nel mese successivo, quando Filippo cerca invano di procurare un passaporto di uscita per Grace. Nell'aprile 1793, in seguito al tradimento del generale Dumouriez, la famiglia d'Orléans viene bandita. Ricevuta a casa la visita della guardia nazionale, Grace viene arrestata. La sua permanenza in prigione dura poco, fin quando una lettera e un intervento di Robespierre arrivano a scagionarla. Le teste continuano a cadere, ma lei sopravvive.
"Il nocciolo di 'La nobildonna e il duca' va cercato nella fedeltà alle proprie convinzioni morali, anche ai puntigli personali, perfino in situazioni estreme; nella fedeltà a un rapporto affettivo che è scivolato nell'amicizia e che al momento della verifica, torna a imporsi in quanto amore". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 8 settembre 2001) "Tutto è un assoluto incanto. Per la freschezza della testimonianza, per la grazia della regia, che fonde tecniche antiche e modernissime inserendo elettronicamente gli attori su fondali dipinti; per il punto di vista eccentrico e rivelatore [...]. Un capolavoro che solo i faziosi potranno piegare alla logica angusta del cui prodest". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 settembre 2001) "Il film racconta la Rivoluzione secondo la nobildonna, non la Rivoluzione secondo Rohmer: ma al di là del punto di vista il film girato interamente in digitale è splendido, con magnifici attori e magnifiche scenografie che ricorrono per gli esterni parigini a una tela di fondo dipinta che dà distanza, richiama l'iconografia dell'epoca e il cinema muto". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 28 settembre 2001) "Certo l'angolatura dalla quale l'ottuagenario maestro Eric Romer ha scelto di raccontare la rivoluzione francese è singolare. [...] Ma sarebbe volgare pensare a una svolta reazionaria di Rohmer, il quale ha continuato a ripetere a Venezia, dove ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera, che ama 'fare cinema e non politica'. Se è vero che la storia la scrivono i vincitori, altrettanto vero è che la storia vissuta dai perdenti è più affascinante, ambigua, artisticamente ricca. Valeva per 'La guardia bianca', magnifico romanzo d'esordio di Michail Bulgakov, il primo a parlare della rivoluzione d'ottobre dal punto di vista di una famiglia zarista, vale per quest'opera straordinaria e rivoluzionaria nello stile, almeno rispetto al cinema che circola nelle sale. Rohmer rovescia i luoghi comuni del grande cinema di ambientazione storica, usa la telecamera digitale e pochissimi movimenti, mescola pittura e teatro, s'affida a una recitazione semplice quanto intensa." (Curzio Maltese, 'D di Repubblica', 16 ottobre 2001)
Incasso in euro