La mafia uccide solo d'estate2013

SCHEDA FILM

La mafia uccide solo d'estate

Anno: 2013 Durata: 90 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Pierfrancesco Diliberto

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:MARIO GIANANI E LORENZO MIELI PER WILDSIDE MEDIA CON RAI CINEMA

Distribuzione:01 DISTRIBUTION

ATTORI

Cristiana Capotondi nel ruolo di Flora
Pierfrancesco Diliberto nel ruolo di Arturo Pif
Ginevra Antona nel ruolo di Flora bambina
Alex Bisconti nel ruolo di Arturo bambino
Claudio Gioè nel ruolo di Francesco
Ninni Bruschetta nel ruolo di Fra Giacinto
Barbara Tabita nel ruolo di Maria Pia
Rosario Lisma nel ruolo di Lorenzo
Teresa Mannino
 
 
 

SCENOGRAFIA

di Carlo, Marcello
 

COSTUMISTA

Ricceri, Cristiana

TRAMA

Palermo. Sullo sfondo dei tragici episodi legati alla mafia accaduti in Sicilia tra gli anni Settanta e Novanta si svolge la tenera e divertente educazione sentimentale e civile di Arturo, un ragazzo nato lo stesso giorno in cui Vito Ciancimino - mafioso di rango - è stato eletto sindaco, e Flora, la compagna di banco di cui si è invaghito alle elementari che vede come una principessa. Mentre cerca di conquistare la sua bella, Arturo diventa man mano consapevole delle infiltrazioni e delle azioni criminose della mafia nella sua città. Nessuno, però, sembra ascoltarlo...

CRITICA

"Era l'anello mancante del cinema civile: Pif, volto cult tv, Pierfrancesco Diliberto, alterna informazione e satira in modo nuovo, divertente e accattivante, le stragi mafiose dagli anni 70 con gli occhi di un bambino; trapassa eventi e persone nella realtà cartoon schizzata di sangue. Tutto ahimè vero, l'educazione sentimental-civile di un'Italia neonata alla lotta contro il cancro mafioso che invade i sentimenti." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 28 novembre 2013) "Occhi blu da cui è impossibile staccarsi e un sorriso da scugnizzo siculo che la sa lunga (ma te la racconta poco alla volta...), Pierfrancesco Diliberto in arte 'Pif' ce l'ha fatta, e l'impresa era colossale. Raccontare la mafia ridendoci su. Per chi fosse tentato di evocare istantaneamente la cinica ex coppia Ciprì & Maresco si sbaglia, il territorio narrativo di Pif è altrove, e riesce a transitare tra figure retorico/emozionali con la leggerezza del puro, certamente dell'esordiente, essendo il suo film 'La mafia uccide solo d'estate' il suo debutto dietro alla macchina da presa di un 'lungo'. Autobiografia sensoriale, cronaca poetica di una mafia annunciata, ferrea volontà di omaggiare gli Eroi caduti per mano mafiosa, la pellicola del già 'Testimone' per Mtv Pif parte di comicità per accomiatarsi con la poesia che commuove. Esilarante è la creatura (ispirata a se stesso) di Arturo, bimbo fatalmente concepito il giorno della strage di viale Lazio nel 1969, un segnale che gli si scolpisce addosso come un tatuaggio esistenziale. (...) Un lavoro coraggioso su tutti i piani, e non per ultimo quello di averlo realizzato 'in situ' palermitano senza aver pagato il pizzo e senza un centesimo dalla Regione Sicilia. «Se oggi la mafia ha perso potere è anche grazie a tutte quelle centinaia di cittadini siciliani che hanno deciso di non pagare più il pizzo, una scelta eroica e che merita l'applauso condiviso di ogni italiano». Commosso, Pif sa quel che dice, e la sensazione è la stessa che si prova sullo struggente finale del suo piccolo-grande film." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 28 novembre 2013) "Si possono raccontare vent'anni di mafia con il sorriso sulle labbra? E si può, con toni da commedia, rendere omaggio ai grandi eroi dell'antimafia che hanno pagato, con la vita, il coraggio di essere, fino in fondo, servitori dello Stato? Detto così, sembrerebbe un sacrilegio bello e buono. Invece, 'La mafia uccide solo d'estate' è una delle operazioni più riuscite e intelligenti fatta dal cinema italiano, in questi ultimi anni. E il merito va tutto a Pif, nome d'arte di Pierfrancesco Diliberto, volto noto televisivo che ai successi ottenuti sul piccolo schermo (da 'Le lene' a 'll testimone') può aggiungere, ora, anche questo rimarchevole debutto nella regia cinematografica. Attraverso la storia di Arturo, concepito il 10 dicembre 1969 mentre stanno uccidendo Michele Cavataio, si ripercorrono anni di esplosioni, attentati, omicidi eccellenti. Dando un volto umano ai protagonisti dell'antimafia, che la sceneggiatura mette sulla strada di Arturo, innamorato senza speranza della piccola Flora. E' il commissario Boris Giuliano, per dire, a fargli scoprire una pastarella dolce e tocca al giudice Rocco Chinnici, vicino di casa della piccola Flora, condividere i patemi amorosi del bimbo. Così come è Dalla Chiesa a concedere, ad Arturo, un'intervista per il giornale locale, pochi giorni prima dell'attentato in cui perse la vita. Scene di vita quotidiana, che strappano risate, spazzate via dalle immagini di repertorio delle loro morti. (...) Qualche sbavatura da opera prima, ma questo è un film del quale andare fieri." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 28 novembre 2013) "Piacerà agli ammiratori della «Iena» Pif (è lui Diliberto) che all'esordio nella regia, dimostra (non è poco) di conoscere l'alchimia dramma-commedia. E raccontare la difficile convivenza tra una vita possibilmente normale e un contesto secolarmente criminoso." (Giorgio Carbone, 'Libero', 28 novembre 2013)

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