La legge del desiderio1986

SCHEDA FILM

La legge del desiderio

Anno: 1986 Durata: 106 Origine: SPAGNA Colore: C

Genere:MELODRAMMA

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICO

Tratto da:-

Produzione:EL DESEO S.A., LAURENFILM S.A.

Distribuzione:BIM DISTRIBUZIONE (1987) - DOMOVIDEO, FUTURAMA, L'UNITA' VIDEO

TRAMA

Pablo è un famoso regista cinematografico omosessuale che ama, non ricambiato, Juan. Sua sorella Tina, che spesso recita nei suoi film, in realtà è suo fratello che si è sottoposto all'intervento per cambiare sesso da ragazzo, dopo essere scappato di casa con il loro padre, con cui aveva una relazione. In seguito, Tina, dopo essere stata abbandonata dal padre, non è più riuscita ad innamorarsi. Vive e fa da madre amorevole alla figlia di una fotomodella sempre in giro per il mondo, una bambina di 10 anni, Ada che è invaghita di Pablo. Lui tenta di proteggere entrambe da qualsiasi cosa possa ferirle e intanto progetta di raccontare in un film la storia di sua sorella, sotto lo pseudonimo di Laura P. Quando Juan fugge lontano da lui e si trasferisce in un paesino del sud della Spagna, Pablo si consola con Antonio, che ha con lui la sua prima esperienza omosessuale. Le attenzioni di Antonio, però, diventano presto eccessive e, per liberarsi di lui, Pablo gli racconta di Juan e gli rivela il suo proposito di andarlo a cercare. Antonio però lo precede e, non visto, uccide Juan. Al suo arrivo, Pablo trova l'amato nella camera mortuaria e tutti i sospetti della polizia ricadono su di lui. Accecato dal dolore e sconvolto, durante il ritorno a Madrid, Pablo resta coinvolto in un incidente d'auto e perde la memoria. Saranno Tina e Ada ad occuparsi di lui ma, pur di averlo, Antonio è disposto a tutto, anche a sedurre Tina.

CRITICA

"Nel suo sesto lungometraggio Almodóvar si lancia in picchiata verso un mondo relativamente simile al suo mondo personale. (...) La parte peggiore di 'La legge del desiderio' è che il più interessante non consiste in ciò che si vede, nel presente dei personaggi ma nel passato, in ciò che ci raccontano. L'uso di alcuni piani 'audaci' - non solo nel sesso, ma nel puntare la cinepresa - l'introduzione, con l'intento di alleggerire la tensione senza cambiare le sequenze, di canzoni come 'Guarda che luna' o 'Lo dudo', ed il via vai dei protagonisti, impediscono che il film - nonostante i suoi 100 minuti di durata - annoi mortalmente gli spettatori che non siano direttamente interessati alla problematica dell'erotismo omosessuale. 'La legge del desiderio' non è un successo artistico nella singolare carriera di Almodóvar, caso mai può significare uno 'sfogo'." (Pedro Crespo, ABC, 8 febbraio 1987) "Come si può improvvisamente dedurre dallo sfoggio delle capacità uno sbaglio? Come può una strada che conduce all'originalità deviare in quella della routine? (...) Come può l'esuberanza adottare inaspettatamente i tratti d'una apparenza? Vedasi 'La legge del desiderio' e a questi obliqui paradossi - che in realtà sono delle varianti di un unico paradosso: come può l'enorme talento di Almodóvar essere vittima di se stesso? - si troverà risposta diretta. (...) Ma, come sempre, Pedro Almodóvar introduce il suo gusto per l'esagerato nel modo di fare e far vedere le cose, tanto misurate e controllate, tanto appropriate e coerenti, tanto facile e affascinante, che stupisce l'osservare come regge, senza il minimo sforzo, qualcosa che, materializzata in immagini da qualsiasi altro cineasta, sarebbe stato un'idiozia praticamente insostenibile. Questo è uno degli aspetti del vigoroso stile di questo cineasta. (...) i film di Almodóvar non sono del tutto buoni, ma il suo cinema sì che lo è, e osservando dei momenti particolari, non solo buono ma eccezionalmente buono. Concretamente in questo film ci sono delle scene che chi sappia guardare non potrà non vedere in esse un autentico genio cinematografico. (...) Però accanto a queste meraviglie convivono altri momenti di cinema comune e addirittura di cinema volgare. Per tutto ciò, 'La legge del desiderio' è un film molto bello e molto poco equilibrato." (Angel Fernàndez Santos, 'El Paìs', 15 febbraio 1987)

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