La cena per farli conoscere2006

SCHEDA FILM

La cena per farli conoscere

Anno: 2006 Durata: 99 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Pupi Avati

Specifiche tecniche:35 MM CINEMASCOPE DOLBY DIGITAL

Tratto da:-

Produzione:ANTONIO AVATI PER DUEA FILM IN COLLABORAZIONE CON MEDUSA FILM E SKY

Distribuzione:MEDUSA (2007)

ATTORI

Diego Abatantuono nel ruolo di Alessandro
Vanessa Incontrada nel ruolo di Clara Lanza
Violante Placido nel ruolo di Betty Lanza
Inés Sastre nel ruolo di Ines Lanza
Francesca Neri nel ruolo di Alma Kero
Blas Roca Rey nel ruolo di Federico
Fabio Ferrari nel ruolo di Matteo
Osvaldo Ruggeri nel ruolo di Padre Matteo
Marica Pellegrinelli nel ruolo di Orietta Boserman
Gaia Zoppi nel ruolo di Celestina
Gaston Troiano nel ruolo di Ferdinando
Gianfranco Barra nel ruolo di Corrado Baghdikian
Manuela Morabito nel ruolo di Giuliana, psichiatra
Renato Cortesi nel ruolo di Faliero
Marcello Cocchi nel ruolo di Paolo Landi, attore della soap-opera "Charme"
 

SOGGETTO

Avati, Pupi
 

SCENEGGIATORE

Avati, Pupi
 

MUSICHE

Ortolani, Riz
 

MONTAGGIO

Salfa, Amedeo
 

SCENOGRAFIA

Pannuti, Giuliano

TRAMA

Alessandro ha sessant'anni e ha conosciuto tempi migliori. Attore in declino, dopo essersi sottoposto ad un intervento di chirurgia estetica dall'esito disastroso, perde il ruolo che tanto faticosamente era riuscito ad avere in una soap opera e, soprattutto, perde la stima di sé stesso. Vive da solo e la sua disperazione è tale che, pur di attirare l'attenzione degli altri, il giorno di Natale decide di mettere in atto un tentativo di finto suicidio che purtroppo si rivela quasi fatale. Ricoverato in ospedale, viene raggiunto dalle sue tre figlie, avute con donne diverse e che vivono sparse per l'Europa, con cui fino a quel momento aveva avuto scarsi, se non addirittura inesistenti, rapporti. Il nuovo legame tra padre e figlie, e l'incontro con una donna permetteranno ad Alessandro di ritrovare la serenità perduta...

CRITICA

"Intanto emerge la visione che Avati ha dell'Italia o del mondo contemporanei. Le donne provvide ma frettolose, ansiose, stanche, senza un attimo di tempo. Gli uomini velleitari, megalomani, sempre bisognosi di aiuto e di lodi. Le famiglie allargate e disperse, formalmente sensibili al dovere ed egocentriche. Il reality 'Fogne', girato tra le melme lerce e gli odori cattivi delle fogne di Milano, il ridicolo costante. (...) Vanessa Incontrada, Violante Placido hanno personaggi sommari, pedagogici. La figura dominante è Abatantuono, attore sfortunato e padre smemorato. La sceneggiatura tende a dimenticarlo: dell'incidente all'occhio, devastante in particolare per un attore, dopo poco si smette di parlare, come se non esistesse più o non fosse mai esistito (...). Abatantuono è bravissimo: basta vedere l'efficienza e la delicatezza competente con cui interviene a curare un'amica che sta male per capire che, nonostante i suoi difetti, è un uomo buono. Francesca Neri, nella sua parte breve, è il personaggio più moderno del film. E lo scoramento, la sfiducia nelle persone, la malinconia di Avati sono unici." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 2 febbraio 2007) "A Varese, sopra la porta del suo studio, Piero Chiara aveva fatto apporre per averlo sempre davanti un monito del prediletto Casanova: 'Nessun impegno tranne quello di narrare'. Queste parole mi sono riaffiorate vedendo 'La cena per farli conoscere' di Pupi Avati, un autore che potrebbe adottare in proprio il motto succitato. Nei suoi film non ci sono teoremi né ideologie, solo la spinta irrefrenabile al divertimento di raccontare: quel gusto del romanzesco che ai suoi bei dì il Gruppo '63 si sforzò di demonizzare mandando al rogo le opere di grandi inventori di trame come Bassani o Cassola. (...) Sostanzialmente fedele da un quarantennio ai suoi moduli narrativi, Pupi va mutando registro. Nel ricordo di avergli rimproverato, ai tempi di 'Una gita scolastica' (1983) un eccesso di ottimismo, oggi starei quasi per lamentarmi del contrario: tra stoicismo e pessimismo il passo è breve e in sottofinale nasce la tentazione di fermare l'autore raddrizzandogli a forza quel pollice che si accinge ad abbassare. Inutile aggiungere che la colpa è sua, di Avati, e anche un po' di Abatantuono, che trasforma la sciaguratezza del protagonista in un argomento per la difesa. (...) Non è casuale che Avati abbia ambientato il film in varie parti d' Europa, conservando frammenti di dialogo in francese e spagnolo, a conferma che i guai e le tare sulle quali si scherza sono fenomeni comuni in tutta la società occidentale. I casi delle figlie offrono un continuo affaccio su altrettanti piccoli romanzi che l'autore, se fosse alle prese con un serial Tv anziché con un film, avrebbe senza dubbio la voglia di approfondire; e soprattutto si vorrebbe saperne di più sul personaggio dolente, stranito e vulnerato che tra risate e lacrime esterna una Neri in stato di grazia, rubando la scena a tutti nel breve spazio del suo folgorante cammeo." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 2 febbraio 2007) "Non è un film privo di imperfezioni e approssimazioni. I personaggi minori e le situazioni collaterali non sono abbastanza curati, il ruolo della Neri è incerto e sfuocato, e in particolare risulta un'occasione un po' persa quella del marito maniaco sessuale della figlia Betty Placido (bravo Fabio Ferrari) (...) Ma il nucleo, il cuore del film, e cioè soprattutto il personaggio principale e il suo interprete, ma anche quelli delle tre figlie, c'è ed è riuscito. La vocazione moralista alla condanna del pattume televisivo s'incarna bene nel profilo cialtrone e malinconico, cui Diego collabora con grandissima misura del bel personaggio di Sandro Lanza. Senza peraltro regalargli un riscatto nel finale sbrigativo e facilone. All'ipotetica domanda: che sarebbe stato in altre stagioni l'interprete ideale per quel ruolo? E' fin troppo facile rispondere: Walter Chiari. Avati riesce a mantenersi coerente alla sensibilità che rende riconoscibili i suoi film pur discostandosi da climi e ambientazioni che gli sono abituali." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 2 febbraio 2007)

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