Anno: 2004 Durata: 150 Origine: AUSTRIA Colore: C
Genere:DRAMMATICO, GUERRA
Regia:Oliver Hirschbiegel
Specifiche tecniche:35 MM
Tratto da:libro "Bis zur letzten Stunde" di Traudl Junge e Melissa Müller; libro di Joachim Fest
Produzione:CONSTANTIN FILM PRODUKTION, DEGETO FILM, NDR, WDR, EOS PRODUCTIONS, CON IL CONTRIBUTO DI RAI CINEMAFICTION E ORF
Distribuzione:01 DISTRIBUTION (2005)
Bruno Ganz | nel ruolo di | Adolf Hitler |
Alexandra Maria Lara | nel ruolo di | Traudl Junge |
Corinna Harfouch | nel ruolo di | Magda Goebbels |
Ulrich Matthes | nel ruolo di | Joseph Goebbels |
Juliane Köhler | nel ruolo di | Eva Braun |
Heino Ferch | nel ruolo di | Albert Speer |
Christian Berkel | nel ruolo di | Prof. Ernst-Gunther Schenck |
Matthias Habich | nel ruolo di | Prof. Werner Haase |
Thomas Kretschmann | nel ruolo di | Hermann Fegelein |
Michael Mendl | nel ruolo di | Generale Helmuth Weidling |
André Hennicke | nel ruolo di | Generale Wilhelm Mohnke |
Ulrich Noethen | nel ruolo di | Heinrich Himmler |
Birgit Minichmayr | nel ruolo di | Gerda Christian |
Rolf Kanies | nel ruolo di | Hans Krebs |
Justus Von Dohnanyi | nel ruolo di | Generale Wilhelm Burgdorf |
Dieter Mann | nel ruolo di | Feldmaresciallo Wilhelm Keitel |
Christian Redl | nel ruolo di | Generale Alfred Jodl |
Götz Otto | nel ruolo di | Otto Gunsche |
Thomas Limpinsel | nel ruolo di | Heinz Linge |
Thomas Thieme | nel ruolo di | Martin Bormann |
Aleksandr Slastin | nel ruolo di | Generale Wassili I. Tschuikow |
Aleksandrs Petukhovs | nel ruolo di | Stirlitz |
Aline Sokar | nel ruolo di | Helga Goebbels |
Amelie Menges | nel ruolo di | Heide Goebbels |
Anna Thalbach | nel ruolo di | Hanna Reitsch |
Bettina Redlich | nel ruolo di | Constanze Manziarly |
Charlotte Stoiber | nel ruolo di | Hilde Goebbels |
Christian Hoening | nel ruolo di | Dottor Ernst-Robert Grawitz |
Devid Striesow | nel ruolo di | Feldmaresciallo Tornow |
Dietrich Hollinderbaumer | nel ruolo di | Robert Ritter Von Greim |
Donevan Gunia | nel ruolo di | Peter Kranz |
Fabian Busch | nel ruolo di | Tenente Colonnello Sther |
Gerald Alexander Held | nel ruolo di | Walter Hewel |
Gregory Borlein | nel ruolo di | Helmut Goebbels |
Heinrich Schmieder | nel ruolo di | Rochus Misch |
Jürgen Tonkel | nel ruolo di | Erich Kempka |
Julia Bauer | nel ruolo di | Hedda Goebbels |
Karl Kranzkowski | nel ruolo di | Wilhelm Kranz |
Laura Borlein | nel ruolo di | Holde Goebbels |
Mathias Gnadinger | nel ruolo di | Hermann Goring |
Silke Popp | nel ruolo di | Ursula Puttkamer |
Thorsten Krohn | nel ruolo di | Dottor Ludwig Stumpfegger |
Ulrike Krumbiegel | nel ruolo di | Dorothee Kranz |
Berlino, aprile 1945. Gli ultimi giorni della vita di Adolf Hitler raccontati da Traudl Junge, la segretaria che gli fu accanto nel bunker sotto la Cancelleria, dove il dittatore si era rifugiato insieme agli altri capi del regime nazista mentre l'esercito russo si accingeva a conquistare la città di Berlino...
"In fondo l'immensa montagna di problemi storici, estetici, sociologici posti da 'La caduta', si riduce a una piccola, gigantesca domanda: si possono rappresentare gli ultimi giorni di Hitler nei modi standard di un qualsiasi film commerciale, anzi di una fiction tv? Si può sdoganare l'orrore normalizzandolo al punto di non poterlo distinguere, sullo schermo, da uno dei tanti 'Gli ultimi giorni di...' girati in cent'anni di cinema. Come se le ferite non fossero ancora aperte, come se Hitler riassumesse da solo il fenomeno nazista, e bastasse rappresentarlo comechessia per esorcizzarlo e liberarsi del famoso 'passato che non passa'? No che non si può, naturalmente. Anzi, il tutto puzza di banalizzazione lontano un miglio. Perché al cinema è tutta questione di sguardo dunque di distanza, la distanza fra il racconto e chi racconta. E con una materia simile non trovare la distanza, il tono, l'idea di regia adeguata, equivale a bruciarsi. 'La caduta' non è un film mancato o mal fatto. E' un non-film. E' la celebrazione dell'idea, perniciosa, che basta trovare un soggetto e qui, accidenti che soggetto! perché il film venga per così dire da sé. Così, alla mancanza di un punto di vista che non sia quello fintamente neutro dello storico, corrisponde l'assenza di un punto di vista interno al racconto. Sembra che a guidarci in quest'orgia di morte sia Traudl Junge, la segretaria dell'inizio. Ma è un trucco. Mostrare solo quanto la Junge poté vedere e capire sarebbe stata un'idea. Il film invece ha mille occhi e mille orecchie. Entra ed esce dal bunker. Registra gli intrighi dei fedelissimi; il suicidio dei Goebbels con i loro bambini; la follia del Führer, indiscutibile star del film; lo sgomento di Speer, l'unico a fare qualcosa per la Germania, in quel momento. Ma anche l'agonia di Berlino, insinuando l'equazione tedeschi = vittime del Terzo Reich. Insomma è la Storia spiata dal buco della serratura, punto di vista domestico che appartiene per definizione alla (cattiva) tv, non al cinema. Eppure così vanno le cose oggi. Per questo 'La caduta' non è solo il sintomo di un'idea distorta della divulgazione storica, ma di una malattia che affligge l'intera costellazione dei media." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 29 aprile 2005) "Quando si affrontano operazioni che mirano a rileggere la Storia, c'è sempre il rischio di puntare sulla somiglianza fisica dell'attore. Se, poi, il personaggio in questione si chiama Hitler, tradimento e mistificazione sono in agguato. Solo un attore straordinario come Bruno Ganz poteva garantire la giusta adesione psicofisica al Fuhrer e risolvere il problema di renderlo credibile ma al tempo stesso di comunicare brechtianamente la distanza politica da lui. (...) Attraverso lo sguardo e la voce narrante della segretaria (morta nel 2002) che ha raccolto le sue memorie, Hirschbiegel, autore della serie televisiva di successo, si concentra con un impianto teatrale e claustrofobico sugli ultimi giorni di Hitler per indagare nel privato, per rendere tangibile la sua lucida follia mentre si dissolve il Terzo Reich. E l'Hitler di Ganz con i suoi baffetti ispidi e curati, il suo portamento fiero, i suoi modi gentili, cordiali e premurosi, il tono della voce mellifluo, entra di diritto nella storia delle grandi reinterpretazioni creative." (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 30 aprile 2005) "Passato dalla stirpe canina del 'Commissario Rex' a quella assassina di Hitler, il regista Hirschbiegel ne inscena gli ultimi claustrofobici giorni nel bunker, come fece anni fa De Concini con 'Guinness'. Niente paura, Wenders: il grande dittatore non ha trattamenti di privilegio morale, solo si evita di mostrarlo cadavere. Certo, con il crollo, diventa uomo, e Bruno Ganz, il jolly del film, gli regala ottimi soprassalti, scatti di nevrosi, suoni aguzzi di voce, diabolico cartoon assassino: un finale elisabettiano con omicidi d'infanti. Tutto sottoterra: sopra, Berlino brucia. Un utile sceneggiato espanso di cui il pubblico tedesco non dovrebbe aver paura, ispirato a mezzo servizio ai diari di una segretaria e a uno storico stimato come Joachim Fest." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 7 maggio 2005)
Incasso in euro