La belle histoire1992

SCHEDA FILM

La belle histoire

Anno: 1992 Durata: 183 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:FANTASY

Regia:-

Specifiche tecniche:SCOPE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:LE FILMS 13/TF1 PRODUCTION

Distribuzione:PENTA FILM (1993) - MEDUSA VIDEO (PEPITE)

TRAMA

Dopo un fugace incontro e un lungo sguardo fra Cristo, prigioniero dei legionari romani, e la prostituta Maddalena, che viene uccisa dagli stessi, passano circa 2000 anni e, in Spagna, il gitano Jesus Tarragona (che somiglia molto a Gesù di Nazareth), minaccia il corrotto proprietario di un locale notturno, che vorrebbe spassarsela con le sue sorelle, e questi provoca il suo arresto, facendo trovare alla polizia della droga nella roulotte del giovane. Ma, dopo un anno di prigione l'innocente evade, e costringe con le minacce il suo nemico a confessare ai poliziotti di aver messo egli stesso la droga nel posto in cui l'hanno trovata. Frattanto due ragazze amiche, ladre e prostitute, la bruna Odona (che somiglia molto alla Maddalena) e la bionda Isabella viaggiano su di una moto rubata e, fermate da due poliziotti, si burlano di loro, riuscendo a scappare. Più tardi vanno a rubare in un Grande Magazzino. Stavolta è il commissario Simon Choulel, che ferma le due ladruncole, e subito crede di riconoscere in Odona una donna vista nel passato, e s'innamora di lei. Jesus riesce a ritrovare il padre, ormai anziano, lo accompagna dalla madre, e lo fa unire al gruppo degli zingari. Odona ruba un abito da sposa e scappa in moto con Isabella inseguite da Choulel. Le due ladre finiscono contro un camion e Isabella è grave: ha la spina dorsale rotta, Simon cerca allora di aiutare le due donne, perché ormai ama Odona e vorrebbe sposarla. In seguito Jesus entrato in possesso di molto denaro, compra da un conte un antico castello e vi trasferisce tutta la sua gente, mentre Simon trova un lavoro per Odona presso un maturo esperto d'arte, Pierre Lhermitte, autore del ritrovamento di un antico Cristo di legno.

CRITICA

"Sicchè il vaniloquio narrativo, procedendo per accumuli e paradossi, si rivela a poco a poco nei suoi precisi limiti culturali, una travolgente lezione di cinema. A prenderlo per il suo verso, il film può perfino garantirvi una serata spesa bene; e qualche ricordo (un ambiente, una espressione, una immagine) che vi accompagnerà a lungo."(Il Corriere della Sera, Tullio Kezich, 24/06/93) "Nelle tre ore e un quarto d'uno dei suoi film più ambiziosi e peggio riusciti, Claude Lelouch riversa le tre fedi: nella metempsicosi, nella reincarnazione delle anime in diversi corpi successivi nel corso del tempo - una convinzione già espressa in altre sue opere. La seconda è la fede nello spettacolo, presente in questo film in tante sue forme: cinema, corrida, musica, canto, danza, fiera, teatro di marionette, Luna park. La terza è la fede nella virtù dell'esagerare, di mettere in piedi progetti cinematografici folli e costosissimi."(La Stampa, Lietta Tornabuoni, 19/06/93) "La belle histoire" non merita l'oblio estivo almeno per due attributi: la stupefacente ingenuità culturale e il delirio tecnico megalomane. Purtroppo, non mancano neppure i refrain da cioccolatino che scoppiettano in continuazione ("La morte ha più fantasia della vita"), penalizzando il ridicolo involontario "alla Lelouch" e trascinano nel ridicolo puro." (Il Mattino, Valerio Caprara, 20/06/93)

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