Il traditore2019

SCHEDA FILM

Il traditore

Anno: 2019 Durata: 148 Origine: BRASILE Colore: C

Genere:BIOGRAFICO, DRAMMATICO

Regia:Marco Bellocchio

Specifiche tecniche:(1:1.85), ARRI ALEXA, DCP

Tratto da:-

Produzione:BEPPE CASCHETTO, SIMONE GATTONI, FABIANO GULLANE, CAIO GULLANE, MICHAEL WEBER, VIOLA FÜGEN, ALEXANDRA HENOCHSBERG PER IBC MOVIE, KAVAC, CON RAI CINEMA; IN COPRODUZIONE CON AD VITAM PRODUCTION, MATCH FACTORY PRODUCTIONS

Distribuzione:01 DISTRIBUTION

ATTORI

Pierfrancesco Favino nel ruolo di Tommaso Buscetta
Luigi Lo Cascio nel ruolo di Totuccio Contorno
Fausto Russo Alesi nel ruolo di Giovanni Falcone
Maria Fernanda Cândido nel ruolo di Cristina, la moglie di Buscetta
Bebo Storti
Alessio Praticò
Marco Gambino
Goffredo Maria Bruno
Federica Butera
Aurora Peres
Fabrizio Ferracane nel ruolo di Pippo Calò
 

MUSICHE

Piovani, Nicola
 
 

SCENOGRAFIA

Castorina, Andrea
 

COSTUMISTA

Calvelli, Daria
 

TRAMA

Nei primi anni '80 è in corso una vera e propria guerra tra i boss della mafia siciliana per il controllo sul traffico della droga. Tommaso Buscetta, conosciuto come il "Boss dei due mondi", fugge per nascondersi in Brasile e da lontano, assiste impotente all'uccisione di due suoi figli e del fratello a Palermo; ora lui potrebbe essere il prossimo. Arrestato ed estradato in Italia dalla polizia brasiliana, Buscetta prende una decisione che cambierà tutto per la mafia: decide di incontrare il giudice Giovanni Falcone e inizia a collaborare con la giustizia italiana, sciogliendo l'eterno voto fatto a Cosa Nostra...

CRITICA

"Né eroe né mostro. Né epico né empatico. Il Buscetta che Marco Bellocchio ci ha restituito con 'Il traditore'. (...) Affidato a un Pierfrancesco Favino di rara perfezione, unico non siciliano in un cast esemplare, capace di restituire anche nel portamento quelle origini contadine che i vestiti eleganti non potevano nascondere (e la scena in sartoria è davvero magistrale) (...) Bellocchio evita anche di ipotizzare possibili tormenti psicologici o riflessioni moralistiche: nella sceneggiatura che ha scritto con Ludovica Rampoldi, Valia Santella e Francesco Piccolo, gli concede solo un paio di incubi a occhi aperti per concentrarsi poi sulla sua scelta di sopravvivenza." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 24 maggio 2019) "(...) In Buscetta il regista ha visto appunto un personaggio tragico, nel suo tradimento un dilemma degno di eroi e anti-eroi che nessun dramma borghese può offrire oggi (come già hanno mostrato Scorsese, Fratelli di Abel Ferrara o Anime nere di Munzi). Quando entriamo nel dramma dell'uomo, con i suoi tormenti, i suoi silenzi, il suo volto diviso tra luce e ombra e il suo sguardo sul mondo, anche lo stile si libera. Le scene del maxiprocesso diventano un "teatro dei nervi", un sabba che tocca il grottesco. Tragedia personale e catarsi di una nazione si intrecciano, sulle note (epiche ma forse anche un po' ironiche) nientemeno che del Va' pensiero. Se alla fine questo film difficile trova un'unità di tono, è anche grazie agli interpreti. Favino ovviamente, in un'interpretazione virtuosistica sì, ma mai gratuita. Anche se talvolta ha l'occhio un po' troppo umido, il suo Buscetta è credibilissimo: ogni battuta ha il peso che deve avere, come venendo fuori da una malinconia secolare. (Piccola parentesi linguistica: il dialetto di Favino è forse il migliore che un attore non siciliano abbia mai pronunciato sullo schermo). Accanto a lui, bravissimi anche Luigi Lo Cascio, che col suo Totuccio Contorno incarna un po' la "linea comica", e Fabrizio Ferracane, strepitoso nel ruolo di Pippo Calò, l'uomo "romano" di Cosa Nostra: la sua apparizione al processo è un prodigio di sfumature, di ironia, falsità, finta umiltà." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 24 maggio 2019) "Bellocchio incanta e Buscetta canta. Il nostro unico regista in Concorso (Cannes ndr) e il pentito di mafia più celebre di sempre si incontrano in un gangster movie firmato dal maestro del thriller psichico. Più epico che edipico? Apparentemente sì.(...) C'era una volta la mafia, quella che per Buscetta era signorile. Che meraviglia il ricordo spezzettato al montaggio del suo primo omicidio: paziente, rispettoso, quasi cavalleresco.(...). Il film dunque è bello (...). Favino, che per noi chiude i giochi per quanto riguarda il titolo di Miglior Attore del Concorso, è immenso con i suoi occhialoni e la sua squinternata parlata siculo-portoghese (occhio e orecchio a un finale canterino semplicemente sublime), Lo Cascio esplosivo coi nervi a fior di pelle di un indimenticabile Totuccio Contorno e Bellocchio, a 79 anni, potente come il Coppola del 'Padrino' e sinuoso come il De Palma di 'Scarface'. Ma a modo suo. Chapeau." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 24 maggio 2019) "(...) Bellocchio racchiude il racconto nel melodramma verdiano, motivo ricorrente nei suoi film che gli permette di mettere in scena la realtà spogliata dal contesto per restituirla amplificata nella frontalità delle immagini, nei colori, nel suono del dialetto siciliano - parlate italiano dicono avvocati e giudici ai mafiosi durante il processo ascoltando la deposizione di Contorno che Lo Cascio trasforma in musica ancestrale. Siamo in un teatro nel quale ciascuno recita la propria parte, ciò che ha deciso di svelare e quanto rimane nascosto. (...) Il cinema di Bellocchio, sin dai primi film, guarda alla società per spostarsi su altri territori, verso una condizione umana che con le sue contraddizioni interroga la società stessa." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 24 maggio 2019) "Pur ispirandosi ai fatti - diversamente da un Rosi, indiscusso maestro del cinema politico - Marco Bellocchio non deve aver realizzato il film 'Il Traditore' solo per rievocare il glorioso episodio del Maxi processo palermitano che privò la mafia della sua aura di impunità? ma soprattutto perché con la sua contraddittoria personalità, Buscetta, il discusso pentito di Cosa Nostra, deve essergli sembrato protagonista perfetto per un austero dramma dei suoi: in bilico fra realtà, sogno e interiorità e permeato di un onnipresente pensiero di morte.(...) Attore fisico e pieno di calore, Pierfrancesco Favino restituisce un Buscetta insieme sofferto e accattivante? Fausto Russo Alesi conferisce al suo Falcone l'autorevolezza morale e il riserbo dovuti. Forse se la sceneggiatura (scritta a troppe mani) si fosse più radicalmente concentrata sul loro rapporto questo film notevole e necessario sarebbe risultato ancora più forte." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 24 maggio 2019)

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