Il sapore del grano1986

SCHEDA FILM

Il sapore del grano

Anno: 1986 Durata: 90 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Gianni Da Campo

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:CHANTAL LENOBLE-BERGAMO ED ENZO PORCELLI PER ANTEA

Distribuzione:RICORDI VIDEO, COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO

 

SOGGETTO

Da Campo, Gianni
 

SCENEGGIATORE

Da Campo, Gianni
 
 

MONTAGGIO

Indoni, Fernanda
 

SCENOGRAFIA

Cannone, Riccardo
 

COSTUMISTA

Nicolao, Stefano

TRAMA

Lorenzo è chiamato a fare una supplenza in una scuola media di un paese del Veneto. Nella sua vita compare Cecilia, ma con lei ha solo un rapporto di tipo fisico in quanto la ragazza non vuole complicazioni sentimentali. Lorenzo, orfano di madre, cerca l'affetto nei suoi alunni e con alcuni di loro instaura un rapporto molto amichevole, in particolare con Duilio, anch'egli orfano di madre, che arriva a considerarlo un padre, sviluppando una forma di legame morboso. La matrigna, accortasi dello strano rapporto tra i due, spinge il marito a chiedere a Lorenzo di allontanarsi da Duilio...

CRITICA

"Centrato sul tema dell'innamoramento e sulla delicata descrizione delle fasi che lo preparano, questo terzo film del veneziano Gianni Da Campo ('Pagine chiuse', 1968 e 'La ragazza di passaggio', 1971) presentato all'ultima Mostra del Cinema, suggerisce anche, in parallelo, il significato di un desiderio quasi palpabile ed un po' nostalgico-rurale per la incontaminata purezza e genuinità della tradizione contadina e per la trasparente sincerità ed affabilità dei rapporti personali. (...) L'equilibrio con cui il regista conduce la storia - anche per le parti d'ispezione biografico-didattiche come il tempo libero passato ad aiutare i ragazzi, la scena col preside - la misura ed il complessivo controllo stilistico da una parte premiano una lunghissima, tenace e sofferta preparazione - produzione; dall'altra tendono inesorabilmente ad un generale livellamento espressivo ed emotivo (di Lorenzo, in particolare ma anche, e perché?, di Marina Vlady/la matrigna). Una distanza, insomma un'oggettività, che sembra dettata dalla presupposta necessità di portare avanti il punto di vista astratto della drammaticità dei sentimenti come corrispettivo obbligatorio di un argomento spigoloso. E che non rende certo giustizia alle intenzioni della sceneggiatura." ('Segnocinema')

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