Il ritorno2003

SCHEDA FILM

Il ritorno

Anno: 2003 Durata: 106 Origine: RUSSIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Andrey Zvyagintsev

Specifiche tecniche:35 MM (1:1,85)

Tratto da:-

Produzione:DMITRI LESNEVSKY PER REN FILM (RUSSIA)

Distribuzione:LUCKY RED

ATTORI

Vladimir Garin nel ruolo di Andrey
Ivan Dobronravov nel ruolo di Ivan
Konstantin Lavronenko nel ruolo di Padre
Natalia Vdovina nel ruolo di Madre
Galina Petrova nel ruolo di Nonna
Lazar Dubovik nel ruolo di Hooligan
Yelizaveta Aleksandrova nel ruolo di Cameriera
 
 
 

SCENOGRAFIA

Pakhomova, Janna
 

COSTUMISTA

Barthuly, Anna
 

TRAMA

La vita di due fratelli è improvvisamente sconvolta dall'arrivo del padre che loro conoscono solo attraverso una vecchia foto. Dopo lo sconcerto iniziale i due ragazzi trovano le risposte in un'isola sperduta e selvaggia assieme all'uomo che ha segnato profondamente le loro vite. TRAMA LUNGA: Due fratelli, Andrey adolescente e Ivan ancora bambino, sono cresciuti con la madre senza mai conoscere il padre che hanno visto soltanto in fotografia. Una sera, dopo una giornata trascorsa in giro, i due tornano a casa e sono informati dalla madre che è finalmente tornato a casa e cenerà con loro. I ragazzi, pur bisognosi dell'affetto paterno, non riescono a intravedere il padre aspettato da sempre nell'uomo silenzioso che mangia con loro e subito dopo va a riposarsi. Per loro è un estraneo e quando il giorno dopo li invita ad una gita verso un luogo sconosciuto, accettano riluttanti ed impauriti. La loro meta è un'isola all'apparenza disabitata, dove la natura è ancora incontaminata. Lì il padre li lascia soli dicendo che ha degli affari da svolgere, e torna poco dopo con una cassa misteriosa. I due fratelli hanno un forte risentimento verso il padre e quando questi picchia Andrey, fornisce ad Ivan il pretesto per attaccarlo.

CRITICA

"'Vozvrascheniye' dell'esordiente Andrey Zvyagintsev appartiene a un genere cinematografico ben preciso: è un film da festival. Nel senso che declina in maniera metaforica temi universali, restando un po' sul generico, abbonda in pause liriche, voli di gabbiani inclusi; è ben fotografato, si proclama, a ogni inquadratura, opera d'autore. (...) Acuto nel tratteggiare i rapporti fra padri e figli, 'Il ritorno' ha il merito di preferire l'interpretazione mitologica a quella psicologica; e in ciò diffonde una certa fascinazione. Però pecca di manierismo oltre i limiti consigliati, come gli aspiranti film da festival si ostinano a fare." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 4 settembre 2003) "Il debuttante russo Andrey Zvyagintsev ha narrato 'Il ritorno' pensando ai sogni e alla 'nostalgia' di Tarkovskij. Magari affiora qua e là un po' di manierismo, ma il talento è sorprendente, l'opera prima drammatica e folgorante". (Claudio Carabba, Sette', 11 settembre 2003) "Due fratelli ragazzini e un padre che non hanno mai visto partono per un viaggio fra i laghi del Nord della Russia. Pochi giorni, tanto per conoscersi. Ma quel padre silenzioso ed ambiguo si rivela un tiranno, forse un impostore. E' 'Il ritorno' di Andrej Zvjagintsev, Leone d'oro a Venezia, cronaca di un difficile passaggio all'età adulta, scivola dalla cronaca al mito, dal realismo alla parabola. Le immagini sono limpide, il racconto oscuro, sospeso, minaccioso. Un esordio sorprendente per asciuttezza e vigore simbolico". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 31 ottobre 2003) "In questo nitido film ricco di riferimenti figurativi gli eventi si snodano da una domenica all' altra e i misteri si accavallano. Se lo sconosciuto è davvero papà, dove è stato tutto questo tempo? Perché si fa accompagnare dai figli in una lunga trasferta in macchina e in motobarca con il pretesto di portarli a pesca? A chi telefona nelle soste? Cosa c' è nella cassetta che scava di nascosto all' interno di una baracca in un' isola remota? L'adulto alterna ordini e rimbrotti con qualche spunto affettuoso, ma se Andrey comincia ad accettarlo il piccolo Ivan non riesce a dominare il risentimento a lungo covato. Fatale come la pioggia che a scrosci flagella i gitanti, sul gruppo familiare incombe la tragedia. E alla fine c' è un morto. Come è successo tragicamente anche nella vita reale: nel lago che si vede nel film, è veramente affogato Vladimir Garin mentre faceva il bagno." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 1 novembre 2003)

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