Il rito2011

SCHEDA FILM

Il rito

Anno: 2011 Durata: 112 Origine: USA Colore: C

Genere:HORROR

Regia:Mikael Håfström

Specifiche tecniche:PANAVISION, 35 MM / D-CINEMA (1:2.35)

Tratto da:liberamente ispirato al libro "Il Rito. Storia vera di un esorcista di oggi" di Matt Baglio (Ed. Sperling & Kupfer)

Produzione:CONTRAFILM, FLETCHER & COMPANY, NEW LINE CINEMA

Distribuzione:WARNER BROS. PICTURES ITALIA - DVD E BLU-RAY: WARNER HOME VIDEO (2011)

ATTORI

Anthony Hopkins nel ruolo di Padre Lucas
Colin O'Donoghue nel ruolo di Michael Kovak
Alice Braga nel ruolo di Angeline
Toby Jones nel ruolo di Padre Matthew
Ciarán Hinds nel ruolo di Padre Xavier
Rutger Hauer nel ruolo di Istvan Kovak
Marta Gastini nel ruolo di Rosaria
Maria Grazia Cucinotta nel ruolo di Zia Andria
Arianna Veronesi nel ruolo di Francesca
Andrea Calligari nel ruolo di Vincenzo
Chris Marquette nel ruolo di Eddie
Torrey DeVitto nel ruolo di Nina
Marija Karan nel ruolo di Sandra
Rosa Pianeta nel ruolo di Donna esorcizzata
Ben Cheetham nel ruolo di Michael bambino
Cecilia Dazzi nel ruolo di Infermiera
Giampiero Ingrassia nel ruolo di Dottore
Franco Nero
 

SOGGETTO

Baglio, Matt
 

SCENEGGIATORE

Petroni, Michael
 

MUSICHE

Heffes, Alex
 

MONTAGGIO

Rosenbloom, David
 

SCENOGRAFIA

Laws, Andrew
 

COSTUMISTA

Poggioli, Carlo

TRAMA

Il seminarista americano Michael Kovak arriva in Italia per studiare in Vaticano le tecniche per praticare gli esorcismi. Carico di un profondo scetticismo e assalito dai dubbi su questa pratica controversa ma anche sulla sua stessa fede, Michael tenterà di riportare tutte le ipotesi a una teoria più psicologica che esoterica e religiosa. Tuttavia, l'incontro con Padre Lucas, un sacerdote dai metodi poco ortodossi e che ha eseguito migliaia di esorcismi, vedrà Michael coinvolto in un caso talmente inquietante e inspiegabile che lo porrà dinanzi al bivio della Fede.

CRITICA

"Diretto da Mikael Håfström e tratto dal libro di Matt Baglio, è il diavolo probabilmente... Ma non pensate a Bresson e nemmeno all'Esorcista: se Anthony Hopkins/Padre Lucas ne veste la tonaca, il voltaggio non è horror, il vomito latita e gli occhi si rivoltano solo un po', perché il demonio è la crisi di fede, complice l'americano a Roma Michael Kovak (l'esordiente Colin O'Donoghue), seminarista e apprendista esorcista. Scorrerà sangue, ma senza esagerare: a officiare 'Il rito' è il thriller psicologico, o almeno si vorrebbe, perché il pulpito predica noia e la palpebra cala. Se la pentola riscalda iconografia e incongruenze del genere, il coperchio che non c'è rivela il caro estinto: dov'è finita la tensione? Håfström rivendica l'introspezione psicologica, l'occhio invoca Friedkin." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 10 marzo 2011) "Mixando lo stile finto spirituale indagatorio vaticano (da 'L'esorcista' al 'Codice da Vinci'), il film dello svedese Håfström si difende come una storia vera e racconta di uno scettico prete, figlio di macabro padre, che arriva a Roma per un corso di esorcismo. (...) Thriller paranormale pacchiano col caso patologico, la giornalista curiosa, l'attore distratto. Tutto molesto." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 11 marzo 2011) "Siamo decisamente lontani dalle atmosfere dell'Esorcista. Qui il diavolo è più educato anche nel linguaggio e fantasioso: fa vomitare alle sue vittime chiodi da alpinista. Non ci si spaventa mai, se non guardando l'eccessiva durata di un film di una noia, questa sì, diabolica." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 11 marzo 2011) "Non è un horror, ma un tentativo di fare un film realistico sulla pratica sempre viva degli esorcismi. Maria Grazia Cucinotta dice una battuta, non memorabile." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 11 marzo 2011) "«Tutto qui?» domanda deluso il seminarista Michael Kovak al termine del primo esorcismo al quale assiste. «Che cosa credevi di vedere: teste che ruotano e zuppa di piselli?» risponde l'anziano padre Lucas, dal quale è stato inviato per imparare, ma soprattutto per vincere il suo scetticismo e, ancora di più, per ritrovare la fede. Una battuta che cerca di sottrarre il film 'Il rito' dall'ingombrante, ma ineludibile, paragone con 'L'esorcista', il capolavoro di William Friedkin (1973) al quale, tuttavia, rende l'omaggio di sottili citazioni. Nella pellicola diretta da Mikael Håfström non mancano del resto scene inquietanti, con i posseduti dal demonio che sputano enormi chiodi, assumono pose innaturali e si deformano ruggendo frasi in lingue e voci diverse. Certo, quarant'anni dopo, non fanno più lo stesso terrificante effetto sul pubblico. Ma è il prezzo che si deve pagare al genere horror di cui il filone demoniaco è un sottogruppo molto frequentato, anche se raramente con risultati interessanti. Hollywood ogni tanto sente il bisogno di cimentarsi in storie in cui contrapporre direttamente il bene e il male, nel titanico e apocalittico scontro tra divino e demoniaco. Spesso però, cinematograficamente parlando, l'interpretazione dei fatti è molto libera, si punta sull'orrore, sempre in eccesso visto che al botteghino paga, lasciando così in secondo piano l'oggettività di una realtà - la possessione - già di suo agghiacciante. Allora, facendo la tara di ciò che è palesemente irreale, e che comunque qui resta meno esasperato che altrove, nonché di alcuni immancabili stereotipi e di altrettanto perdonabili incongruenze, 'Il rito' riesce a mantenere una sufficiente credibilità. Se non altro nella psicologia dei personaggi, con i loro tanti dubbi e le loro certezze. E qualche concessione alla modernità. Come quando nel bel mezzo di un esorcismo, a padre Lucas squilla il telefonino. E il prete addirittura risponde. Ispirato alle esperienze di un sacerdote americano, padre Gary Thomas - la cui storia è stata raccontata dal giornalista Matt Baglio nel libro 'Il rito. Storia vera di un esorcista di oggi' (Sperling & Kupfer) - il film segue le vicende del seminarista Michael Kovak (Colin O'Donoghue), inviato dai superiori a Roma per studiare l'esorcismo nonostante i suoi dubbi su questo rituale e, perfino, sulla sua stessa fede. (...) Guidato dall'esperto sacerdote, Michael (nome decisamente evocativo) inizia la sua personale discesa agli inferi che lo porterà a confrontarsi con una forza malefica tanto potente da travolgere lo stesso prete (Hopkins torna a incarnare il male dopo Il silenzio degli innocenti). Ogni certezza crolla e l'unica possibilità che resta è iniziare ad avere fede. D'altra parte padre Lucas aveva detto subito: «Scegliere di non credere nel diavolo non ti proteggerà da lui». E forse sta proprio in questa frase il senso della storia: proporre la presenza del maligno contrapponendole la forza della fede. Il diavolo esiste, che ci si creda o meno, e opera subdolamente per avere il sopravvento. Una realtà che alla Chiesa certo non sfugge. Gesù scacciava i demoni, insegnando agli apostoli a fare lo stesso nel suo nome, nella certezza che il male non avrà l'ultima parola ('non praevalebunt'). Semmai tale realtà sembra sfuggire a una società sempre più secolarizzata per la quale il peccato non esiste e parlare di diavolo e demoni vuol dire superstizione e oscurantismo, un ritorno al medioevo insomma. E così assume valore il dubbio di padre Lucas: «La cosa interessante degli scettici è che sono sempre in cerca di prove. La domanda è: se le trovassero, cosa cambierebbe sulla terra?». Pur con tutti i cliché del genere, il film di Håfström è certo lontano dall'intensità narrativa ed emotiva del modello finora insuperato di Friedkin, ma è onesto e rispettoso. La Chiesa non viene rappresentata da figure che tuonano anatemi o dispensano dogmatiche certezze, presentate invariabilmente come antipatiche e irritanti, dunque insopportabili. E la stessa figura di sacerdote è delineata con tratti positivi. Anzi, proprio negli Stati Uniti 'Il rito' è stato visto quasi come una sorta di spot a favore del sacerdozio. Nulla di nuovo, però: all'epoca anche 'L'esorcista' fu accolto con un certo interesse dagli ambienti cattolici." (Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano', 13 marzo 2011)

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