IL MANUALE DEL GIOVANE AVVELENATORE1995

SCHEDA FILM

IL MANUALE DEL GIOVANE AVVELENATORE

Anno: 1995 Durata: 99 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:THRILLER

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:PANDORA - MASS PRODUCTION - KINOWELT - HAUT ET COURT

Distribuzione:EAGLE PICTURES - RCS FILMS & TV

TRAMA

Appassionato al 'piccolo chimico' e per i veleni, il quattordicenne Graham usa questa sua mania per eliminare fisicamente amici e familiari che, ai suoi occhi, si oppongono ai suoi sogni. Gli otto anni trascorsi in un ospedale psichiatrico sembrano averlo definitivamente guarito, ma quando un giorno, si ritrova per caso a lavorare nel laboratorio fotografico dell'Istituto, la vista di boccette e solventi gli farà tornare l'irresistibile tentazione di farsi giustizia da solo.

CRITICA

"Raccontato con sorridente cinismo, senza rinunciare a qualche sottolineatura grandguignolesca, 'Il manuale del giovane avvelenatore' diverte e istruisce, facendoci capire qualcosa di più sulla linda mostruosità di certa piccola borghesia britannica. E se il tono amorale permette di mantenere la ballata su un registro ilare, via via si precisa il punto di vista del regista: il veleno, per Graham Young, sarebbe una specie di chiave per dominare il mondo, un enigma nel quale inoltrarsi per amore della scienza. Scena da antologia: il giovane criminale (interpretato con attonita 'normalità' da Hugh O'Connor che prepara nell'armadietto le micidiali tazze di tè con le quali, giorno dopo giorno, avvelena i suoi compagni di lavoro. A ciascuno il suo, perché la sostanza tossica agisca in tempi diversi, secondo un rituale personalizzato che quasi quasi strappa l'applauso". (Michele Anselmi, 'L'Unità', 21 agosto 1996) "I modi di rappresentazione, nonostante il tema, evitano l'horror, privilegiando immagini quasi asettiche anche se sorrette sempre da attente ricerche formali e potrebbero, con il resto, indurci a segnalare un esordio di qualità se non fosse, appunto, per lo studio troppo superficiale del carattere centrale e, nei procedimenti drammatici, una mancanza di sintesi dovuta alla necessità di riprodurre i fatti realmente accaduti, ma poco adatta al dinamismo e all'asciuttezza di un racconto per il cinema. Comunque questo Benjamin Rose dei meriti ce li ha e ne sentiremo certo riparlare". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 2 agosto 1996)

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