Il giardino dei Finzi Contini1970

SCHEDA FILM

Il giardino dei Finzi Contini

Anno: 1970 Durata: 93 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Vittorio De Sica

Specifiche tecniche:35 MM, PANORAMICA, EASTMANCOLOR

Tratto da:romanzo omonimo di Giorgio Bassani

Produzione:GIANNI HECHT LUCARI, ARTHUR COHN PER DOCUMENTO FILM (ROMA), CCC FILMKUNST (BERLINO)

Distribuzione:TITANUS - MONDADORI VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI (IL GRANDE CINEMA), DE AGOSTINI

ATTORI

Dominique Sanda nel ruolo di Micol Finzi Contini
Lino Capolicchio nel ruolo di Giorgio
Helmut Berger nel ruolo di Alberto Finzi Contini
Romolo Valli nel ruolo di Padre di Giorgio
Fabio Testi nel ruolo di Giampaolo
Inna Alexeieva nel ruolo di Nonna di Micol
Raffaele Curi nel ruolo di Ernesto
Katina Morisani nel ruolo di Olga Finzi Contini
Camillo Cesarei nel ruolo di Ermanno Finzi Contini
Barbara Leonard Pilavin nel ruolo di Madre di Giorgio
Michael Berger nel ruolo di Studente tedesco
Franco Nebbia nel ruolo di Prof. De Marchis
Marcella Gentile nel ruolo di Fanny
Giampaolo Duregon nel ruolo di Bruno Lattes
Edoardo Toniolo nel ruolo di Direttore Biblioteca
Alessandro D'Alatri nel ruolo di Giorgio bambino
Cinzia Bruno nel ruolo di Micol bambina
Ettore Geri nel ruolo di Maggiordomo dei Finzi Contini
Katina Viglietti nel ruolo di Olga, moglie di Ermanno
 

SOGGETTO

Bassani, Giorgio
 
 

MUSICHE

De Sica, Manuel
 

MONTAGGIO

Novelli, Adriana

TRAMA

Tra i pochi frequentatori della casa dei Finzi Contini - un'antica ed aristocratica famiglia ebraica che vive in una lussuosa villa di Ferrara circondata da un vasto giardino - ci sono due giovani: Giorgio e Giampaolo, amici dei più giovani esponenti della famiglia, Micol e Alberto. Innamoratissimo della bella Micol, Giorgio si accorge con disappunto che la ragazza, pur dimostrandogli simpatia e tenerezza, non esita a concedersi a Giampaolo. Sono gli anni che preludono alla seconda guerra mondiale, nel vivo della politica di discriminazione razziale. Le pene d'amore di Giorgio sono ben presto sopraffatte da un dramma senza precedenti che sconvolge l'esistenza della famiglia Finzi Contini come pure di tutta la comunità ebraica ferrarese. Mentre Alberto, affetto da lungo tempo da una grave malattia, muore, gli altri componenti della famiglia Finzi Contini vengono arrestati dai nazisti e deportati. Anche il padre di Giorgio subisce la stessa sorte; Giampaolo, a sua volta, inviato sul fronte russo, non farà più ritorno. Soltanto Giorgio riuscirà a sottrarsi alla cattura e alla morte.

CRITICA

" Se dunque Bassani non ha torto nel ripudiare una versione cinematografica che indubbiamente resta alle soglie del suo romanzo misterioso (ma è dubbio che qualunque altro regista l?avrebbe mandato soddisfatto), De Sica ha la sua parte di ragione nel voler essere giudicato per un film che, indipendentemente dal libro che ha alle spalle, è ormai uno spettacolo autonomo, e come tale vuol persuadere il pubblico con timbri e sapori suoi propri, adeguando l?equilibrio dei toni e la serietà dell?assunto alle esigenze del mercato cinematografico, deplorevoli quanto si vuole ma non certamente eluse dal desiderio di molti scrittori d?avere la botte piena e la moglie ubriaca. (...) E su questa materia per tanti versi sfuggente, spesso insidiata da estenuazioni neoromantiche, De Sica ha lavorato di fino, con modi ariosi ma sottili e tinte smorzate, nella speranza generosa di suscitare un contrappanto fra l?ambiguità dei personaggi e della storia d?amore e il crescente malessere provocato nella comunità ebraica dai primi segni della persecuzione razziale, per cui viene il momento che il giardino dei Finzi Contini è insieme un ghetto e un rifugio, e i sentimenti di Micol e di Giorgio una luce di speranza e un inganno crudele. (...) Ciò che più preme è ripetere che Il giardino dei Finzi Contini di De Sica, ispirandosi liberamente al libro di Bassani, gli è infedele nella precisa misura in cui il cinema commerciale, più per la necessità di andare incontro al pubblico grosso che per l?opposta natura dell?immagine e della parola, tradisce sempre la narrativa di carattere intimistico sbiadendo nel rosa o nel fumettaccio. E tuttavia ci sembra che De Sica profitti di questa infedeltà per offrirci uno spettacolo né volgare né sciocco. Se mai disegnato nella cera, detto in sordina e mosso in una luce di crepuscolo: il che, in un cinema di sangue e di fiamme, fa consolante novità." (Giovanni Grazzini, 'Corriere della Sera', 5 dicembre 1970)

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