SCHEDA FILM

Il declino dell'Impero americano

Anno: 1987 Durata: 98 Origine: CANADA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Denys Arcand

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:RENE MALO' E ROGER FRAPPIER PER CORPORATION IMAGE M&M, MALOFILM, NFB, SOCIETE RADIO CINEMA, SOCIETE GENERAL DU CINEMA DU QUEBEC, TELEFILM CANADA

Distribuzione:ACTA (1987) - PANARECORD

ATTORI

Dominique Michel nel ruolo di Dominique
Dorothée Berryman nel ruolo di Louise
Louise Portal nel ruolo di Diane
Pierre Curzi nel ruolo di Pierre
Rémy Girard nel ruolo di Rémy
Yves Jacques nel ruolo di Claude
Genevieve Rioux nel ruolo di Danielle
Daniel Brière nel ruolo di Alain
Gabriel Arcand nel ruolo di Mario
Alexandre Remy
Ariane Frederique
Evelyn Regimbald
Jean-Paul Bongo
Lisette Guertin
 

SOGGETTO

Arcand, Denys
 

SCENEGGIATORE

Arcand, Denys
 
 

MONTAGGIO

Fortier, Monique
 

SCENOGRAFIA

Sauriol, Gaudeline
 

COSTUMISTA

Sperdouklis, Denis

TRAMA

Otto protagonisti: quattro donne di estrazione medio borghese, di cui una sposata (Louise con Remy), una separata con figli (Diane), una giovane single compagna di Pierre (Danielle), una meno giovane single (Dominique, già amante sia di Pierre che di Remy), e quattro professori universitari, uno sposato (Remy), uno separato (Pierre), uno gay (Claude) e il più giovane del gruppo (il single Alain) stanno trascorrendo un fine settimana nella casa sul lago di uno di loro, Remy, docente di storia e vicino di casa di Diane. Le prime sono in palestra, fra esercizi, attrezzi, piscine e sauna, i secondi in cucina fra pentole, ingredienti e fornelli, si scambiano cinicamente racconti di esperienze erotiche coniugali - sopra tutto extra coniugali - sia normali che devianti, molto piccanti e dettagliate, con ossessiva insistenza. Riuniti a cena, le conversazioni degli otto commensali - per l'occasione tutte convenzionali sorrisi e manierate - completamente prive di vero interesse, vengono interrotte da Mario, personaggio primitivo e svagato che cerca Diane, la quale lo invita a cena con gli altri. Visibilmente annoiato dai discorsi dei commensali, Mario se ne va bruscamente, perché "lì si parla, non si fa orgia", seguito tranquillamente da Diane, per una loro orgia privata. Il gruppo dei commensali rimasti, dopo una intensa passeggiata all'aperto, si ritira per la notte non prima di dare luogo ad una discussione nella quale emerge anche un contrasto tra Louise e Dominique sullo stato del mondo, per cui ci si chiede anche se "L'esasperata caccia alla felicità personale, caratteristica della nostra società, non sarà per caso storicamente legata all'iniziale declino dell'impero americano?" Nessuno riesce a dormire, e fra qualche amara riflessione che affiora finalmente, quasi per germinazione spontanea, al di là dei temi frivoli e pruriginosi che hanno intrattenuto gli otto protagonisti per tutto il giorno, Dominique rinfaccia a Pierre e Remy di essere condiscendenti con lei perché entrambi sono stati a letto con lei. La Compagnia si scioglie, Remy cerca ci consolare la moglie Louise, ma poi dal buio di un terrazzino, lei coglie il racconto che Dominique fà al giovane Alain dei continui e morbosi tradimenti di Remy, e, dimenticando di aver anche lei vantato in palestra con le amiche le proprie libere esperienze erotiche, si rifugia piangente da Claude, anche lui solo. Diane è impegnata con Mario e l'incontro fra l'unica nubile, Dominique e Alain sfocia in uno scambio di effusioni. I discorsi notturni dei vari personaggi proseguono fra cinismo e disperazione, finché all'alba una musica distensiva li riunisce e ciascuno si appresta a riprendere con naturalezza la solita squallida vita, mascherata d'ipocrisia.

CRITICA

"Quando i due gruppi si incontrano (al 50esimo del primo tempo), la musica non cambia anche se cala l'indice di brutalità. Scopriamo, a mezzo flashback, che si tratta di una storia di corna incrociate: tutti sono andati con tutte o sarebbero prontissimi a farlo, tranne il professore omosessuale che ha problemi a parte. C'è anche una specie di hippy, amante sadomaso della più giovane fra le insegnanti, che le regala il saggio di Michel Brunet 'Notre passé présent et nous'. Il senso di simili allusioni sfugge allo spettatore italiano, come pure il sapore della 'langue verte' del dialogo originale. Sorprende invece che in un simile contesto la rivelazione di uno dei tanti tradimenti coniugali provochi ancora una crisi traumatica. Ma bisogna riportarsi all'ambiente cattolico e semieuropeo del Québec, un'America 'altra' capace di guardare con ironia e magari soddisfazione al 'declino dell'impero'. Che sarebbe dovuto, secondo la tesi dell'autore, all'imperversante abuso della "quarta libertà": la confusa ricerca della felicità individuale, ormai messa davanti a ogni ideologia o dovere. Si aggiungono un tenero sentimento della natura espresso in immagini bellissime e un raffinato gusto musicale che va da Händel a François Dompierre, per non parlare di un elaborato 'poisson en croûte'. Il film è come questo piatto: non lo mangeresti tutti i giorni, ma non ti dispiace di averlo assaggiato." (Tullio Kezich, "Il filmNovanta: cinque anni al cinema: 1986-1990", Mondadori, Milano, 1990)

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