Anno: 2001 Durata: 90 Origine: BRASILE Colore: C
Genere:DRAMMATICO
Regia:Aluizio Abranches
Specifiche tecniche:SUPER 35 STAMPATO A 35 MM (1:2.35)
Tratto da:-
Produzione:VIERI RAZZINI E CESARE PETRILLO PER TEODORA FILM, ALUIZIO ABRANCHES E EVA MARIANI PER LAMA FILMES
Distribuzione:TEODORA FILM (2002)
Marieta Severo | nel ruolo di | Filomena Capadócio |
Julia Lemmertz | nel ruolo di | Maria Francisca |
Maria Luisa Mendonça | nel ruolo di | Maria Rosa |
Luíza Mariani | nel ruolo di | Maria Pia |
Carlos Vereza | nel ruolo di | Firmino Santos Guerra |
Enrique Díaz | nel ruolo di | Zé das Cobras |
Tuca Andrada | nel ruolo di | Tenório |
Lázaro Ramos | nel ruolo di | Catrevagem |
Cassiano Carneiro | nel ruolo di | José Tranquillo Santos Guerra |
Fábio S. Limma | nel ruolo di | Arcanjo Santos Guerra |
Alexandre Borges | nel ruolo di | Guardia del corpo |
Wagner Moura | nel ruolo di | Jesuíno Cruz |
André Barros | nel ruolo di | João Capadócio |
Firmino Santos Guerra è un ricco proprietario terriero che vive nel nord est del Brasile. Rimasto vedovo con due figli difficili, sogna di poter riconquistare Filomena Capadocio, donna amata trent'anni prima, ora madre di cinque figli. Ma, quando viene respinto, si vendica ordinando la morte di tutti i maschi della famiglia Capadocio. E' Filomena allora a riunire le sue tre figlie perché si vendichino della famiglia Santos Guerra in modo che non si possa risalire a loro. Le tre ragazze, ognuna alla ricerca di un diverso sicario, partono per viaggi che le metteranno di fronte alle loro vere identità.
"La regia lapidaria e ieratica di Abranches impiega il paesaggio selvatico e certe location western per 'impostare' il clima delittuoso, perfino grandguignolesco, cosa che affatica e nello stesso tempo non griffa il film. La madre, che si chiama Filomena, è una Marturano tormentata e introversa che, invece di cercare marito e accasare le figlie, cerca di dimostrarci nuove vie possibili della tragedia classica". (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale, 12 aprile 2002) "Il regista del torrenziale 'Un bicchiere di rabbia' passa dal gusto dell'invettiva a una rilettura stilizzata e fiammeggiante della tragedia (come il Capuano di 'Luna rossa', dall'Orestea, o il Ripstein di 'Asi es la vida', cioè Medea, anche se qui si parte dalle ballate dei cantastorie). Tropici e tragedia, dunque, paesaggi western e barbarie arcaica, anche se le 'tre Marie' ansiose di vendicare i maschi della famiglia guidano auto sgargianti e alla moda. Prima di scoprire che la notte abita in fondo ai loro corpi ben torniti e che nessun killer è più feroce di loro. Ritmo rapinoso, immagini magnifiche: malgrado qualche incertezza nello sviluppo e un finale fin troppo 'in levare', Abranches sa dare risonanza mitologica alle efferatezze dei suoi personaggi, così antichi e moderni. Co-producono l'Olanda e l'italiana Teodora Film". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 19 aprile 2002)
Incasso in euro