Il contagio2017

SCHEDA FILM

Il contagio

Anno: 2017 Durata: 108 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Daniele Coluccini|Matteo Botrugno

Specifiche tecniche:DCP

Tratto da:romanzo omonimo di Walter Siti (ed. Rizzzoli)

Produzione:PAOLO BOGNA, SIMONE ISOLA PER KIMERAFILM, CON RAI CINEMA, IN ASSOCIAZIONE CON GUGLIELMO MARCHETTI PER NOTORIOUS PICTURES, IN COLLABORAZIONE CON FRANCESCO DAINOTTI PER GEKON PRODUCTIONS, CON IL SOSTEGNO DI GIANLUCA ARCOPINTO

Distribuzione:NOTORIOUS PICTURES

ATTORI

Vinicio Marchioni nel ruolo di Marcello
Anna Foglietta nel ruolo di Chiara
Maurizio Tesei nel ruolo di Mauro
Giulia Bevilacqua nel ruolo di Simona
Vincenzo Salemme nel ruolo di Professor Walter
Daniele Parisi nel ruolo di Attilio
Michele Botrugno nel ruolo di Bruno
Alessandra Costanzo nel ruolo di Valeria
Lucianna De Falco nel ruolo di Flaminia
Carmen Giardina nel ruolo di Lucia
Fabio Gomiero nel ruolo di Richetto
Florian Khodeli nel ruolo di Marina
Nuccio Siano nel ruolo di Carmine
 

MONTAGGIO

Mario Marrone
 

SCENOGRAFIA

Boni, Laura
 

TRAMA

In una palazzina della periferia romana si agitano le vite di Marcello e Chiara, di Mauro e Simona, di Valeria e Attilio, di Flaminia e Bruno e del boss di quartiere Carmine. Un intreccio che vede mescolarsi amore e sesso a pagamento, crimine e speranza, tragico e comico, formando un mosaico variegato in cui la periferia è un mostruoso gigante arenato ai margini di una grande città. Ma nel film c'è anche la Roma del centro storico, elegante e crudele, dove ha sede una cooperativa sociale che lucra sui fondi pubblici erogati a centri di accoglienza per profughi e case famiglia per bambini orfani; vicende che rievocano i fatti venuti poi all'attenzione della cronaca con il caso di Mafia Capitale. Due mondi, quello delle borgate e quello del centro di Roma che, nonostante sembrino apparentemente inconciliabili, non sono altro che due facce della stessa medaglia.

CRITICA

"Non è solo la storia di uno scrittore borghese (Siti stesso, col volto di Salemme) attratto dallo sguardo e dai muscoli di un culturista malavitoso (miglior prova di Vinicio Marchioni), sono anche le vite incrociate di spacciatori e delinquenti, famiglie in via di distruzione e di una società in dissoluzione. Pagato il conto di influssi seriali ('Suburra' e 'Gomorra'), il film ha momenti di disagio interiore anche a scoppio ritardato, scenografia studiata, forse manca un poco l'ambiguità sensuale del contagio del titolo, perché anche il contagio della carne umana è calato. Intonato il cast, Bevilacqua e Foglietta, ma è un puzzle di sguardi, in questo organigramma amorale svetta Maurizio Tesei." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 28 settembre 2017) "II clima è pasoliniano (anche nel martirio di un personaggio), diversamente dalla messa in scena di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini: fotografia iperrealista, lunghe scene fisse e un po' languide, attori monologanti." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 28 settembre 2017) "I registi (...) riportano tragedia, musica classica e ralenti nello 'sprofondo' capitolino tra richiami al San Sebastiano di Rubens (lavoro eccezionale compiuto sul corpo morbidamente marmoreo di Marchioni) e corse a tutta velocità verso il potere su piste di cocaina degne di 'Scarface' di De Palma (Tesei parte da sgherro di uno strozzino e finisce per diventare emblema di Mafia Capitale). Opera post-pasoliniana come già il libro di Siti: il nuovo maschio italiano è in crisi di identità perché la misoginia sembra il motivo principale di un'omosessualità non scelta per piacere, trasgressione o disperata mercificazione ma solo per fare branco perché si è diventati zombi contagiati da un nichilismo tipicamente maschile (la prigione diventa un obiettivo e il femminile un mondo da allontanare). Attori indimenticabili (la Foglietta ha solo una scena madre ma fa paura per quanto è brava). Se si fossero tagliati dei personaggi secondari e si fosse chiuso il lazzo attorno a Marchioni e Tesei (Marcello e Mauro si amano?) forse avremmo acchiappato un capolavoro. Ci accontentiamo comunque di un gran bel film." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 28 settembre 2017)

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