Il cartaio2003

SCHEDA FILM

Il cartaio

Anno: 2003 Durata: 106 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:GIALLO

Regia:Dario Argento

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:DARIO E CLAUDIO ARGENTO PER OPERA FILM, MEDUSA FILM

Distribuzione:MEDUSA (2004)

ATTORI

Stefania Rocca nel ruolo di Anna Mari
Liam Cunningham nel ruolo di John Brennan
Claudio Santamaria nel ruolo di Carlo Sturni
Adalberto Maria Merli nel ruolo di Questore
Cosimo Fusco nel ruolo di Berardelli
Mia Benedetta nel ruolo di Francesca
Claudio Mazenga nel ruolo di Mario, Barman
Silvio Muccino nel ruolo di Remo
Fiore Argento nel ruolo di Lucia
Conchita Puglisi nel ruolo di Marta
Alessandro Mistichelli nel ruolo di Antihacker
Antonio Cantafora nel ruolo di Commissario Marini
Carlo Giuseppe Gabrdini nel ruolo di Antihacker
Elisabetta Rocchetti nel ruolo di Vittima
Francesco Guzzo nel ruolo di Antihacker
Giovanni Visentin nel ruolo di Capo Squadra Omicidi
Jennifer Poli nel ruolo di Christine Girdler
Luis Molteni nel ruolo di Medico Legale
Mario Opinato nel ruolo di Morgani
Micaela Pignatelli nel ruolo di Professoressa Terzi
Pier Maria Cecchini nel ruolo di Capo Squadra Mobile
Ulysses Minervini nel ruolo di Alvaro
Vera Gemma nel ruolo di Vittima
 
 
 

MONTAGGIO

Fasano, Walter
 

TRAMA

Il Cartaio (che deve il suo soprannome alla sua mania per il gioco delle carte) è uno spietato serial killer che ha ingaggiato con la polizia una mortale partita. Il terreno della sfida - che si gioca a distanza, nello spazio virtuale di Internet - è il video poker. Il cartaio gioca contro gli agenti ed ogni volta c'è in palio una vita umana. La polizia non può fare altro che accettare la sfida.

CRITICA

"Il film è sciatto, storia e conclusione della storia sono ideate senza novità piuttosto sgangheratamente; non consente dinamicità il fatto che perlopiù tutti stiano ammucchiati intorno a tavoli a guardare i display dei computer; chi ignora il poker non capisce nulla; l'accoppiamento Male + Tecnologia non dà risultati emozionanti. Sono belle certe atmosfere sempre predilette da Dario Argento: città deserte nell'oscurità, piazze buie viste dall'alto, giardini verde cupo, cancelli rugginosi, verzure, petali volteggianti, paure palpitanti." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 30 dicembre 2003) "Argento detesta gli attori/personaggi soprattutto quando parlano. Li usa per i loro corpi: saltano, corrono, urlano, vengono tagliati, infilzati e variamente molestati. L'horror non sopporta inutili psicologismi, è massimalista e cruento. Cerca la logica nei fatti e non le parole. E i fatti al cinema sono le immagini. Qui Argento è nel suo elemento. In ogni film c'è sempre un momento di squisita arte cinematografica che ne rappresenta il fulcro. Nel precedente 'Non ho sonno', era la sequenza lunghissima e iniziale dell'inseguimento nel treno. Ne 'Il cartaio' è quella centrale dell'agguato nella casa del commissario. Immagini e suoni, con l'uso specifico di una colonna sonora elettronica creata ad hoc dal maestro Simonetti. Elementi di continuità che s'avvalgono di novità estetiche, come l'uso della luce naturale fotografata dal dogmatico Benoit Debie, e il ricorso alla macchina a mano ostentata in molte sequenze. Allora Argento vi piace o non vi piace? A ognuno il suo giudizio, ma che non sia un facile pregiudizio fondato sull'ignoranza delle premesse. Argento è un autore di talento e di successo, un visionario come pochi che cerca sempre un suo percorso all'interno del suo cinema. Quello che forse ha perso, nel cercare e nel tempo, è la capacità di fare paura. L'ha persa perché i tempi e il pubblico sono cambiati, mentre tradizionali e artigianali, ma squisitamente cinematografiche, sono le sue tecniche. Ma noi scorgiamo nella sua resistenza estetica una scelta etica: non giocare mai a carte con il gusto corrotto, con la stolta modernità e con le finte paure. Se saltate a un film di Dario Argento siete ancora "veri" e vivi." (Dario Zonta, 'l'Unità', 2 gennaio 2004) "Un film di Argento, thriller, horror o psycho-story, non si può raccontare. Non perché si sbriciolerebbe in un lampo, adombrandone il finale. Il fatto è che la forma e la sostanza narrativa e conoscitiva delle sue opere non reggono mai agli esperimenti foto-chimici cui vengono sottoposti da questo furioso serial killer dell'immaginario disciplinato. La luce argentea a lame spettrali, i corpi insostenibili di Stivaletti, il montaggio concitato, e coi freni a disco, di Walter Fasano, capace di improvvisi "surplace", il martellante soundtrack, spezzano sempre "la storia", mandano in pezzi ogni dettaglio ben incastonato, impedendogli di diventare escamotage o giocattolone. Ma se ne può magnificare (o criticare) l'atmosfera. Il cartaio è un thriller d'ambiente poliziesco. Un tempo la polizia di Roma era colta e intelligente perché si infiltrava in Pot Op. Oggi è vestita da Prada, ha monolocali in piazza del Pantheon, non dispone di hacker bravi, è assassina o assassinata come prima, ma secondo modalità, tecniche, dinamiche e fini da ultras da neocalcio selvaggio." (Roberto Silvestri, 'il Manifesto', 3 gennaio 2004) "'Il cartaio' è il film più riuscito di Argento da anni. Anche se gli sviluppi sono spesso illogici e i caratteri piuttosto convenzionali, tiene bene l'idea del maniaco misterioso che sfida la polizia a partite di videopoker aventi per posta la vita o la morte della sequestrata di turno. Vincente e convincente è l'atmosfera del film, scandito su ritmi tanto tradizionali quanto infallibili. Nel gruppo degli attori spiccano l'irlandese Liam Cunningham, Silvio Muccino in libera uscita dai film del fratello e un autorevole Adalberto Maria Merli come capo della polizia. Sempre coraggiosamente eclettica nelle sue scelte di carriera, Stefania Rocca agisce anche qui in ispirata sintonia con le pulsioni del regista." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 3 gennaio 2004) "E' vero che i film di Dario Argento o si amano senza tante discussioni o niente. Ma noi siamo qui proprio per discutere. 'Il cartaio' ha dalla sua che per far paura fa paura. Inoltre conferma tante buone qualità del regista, come la sua attenzione agli ambienti, la curiosità verso ogni nuova opportunità tecnica nel realizzare gli effetti, la sensibilità ad alcuni aspetti strutturali: fotografia, musica, montaggio. Ma conferma anche i suoi punti deboli: i dialoghi approssimativi, l'utilizzazione degli attori non valorizzati al loro meglio. Qui, due ottimi giovani interpreti come Stefania Rocca e Claudio Santamaria. La trama regge fino a un certo punto, poi si ha gioco facile nel prevedere 'chi è stato'". (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 10 gennaio 2004)

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