I re e la regina2004

SCHEDA FILM

I re e la regina

Anno: 2004 Durata: 150 Origine: BELGIO Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Arnaud Desplechin

Specifiche tecniche:35 MM (1:2,35), SCOPE

Tratto da:-

Produzione:PASCAL CAUCHETEUX PER WHY NOT PRODUCTIONS, FRANCE 2 CINEMA, RHONE-ALPES CINEMA, CNC, LA PROCIREP, CANAL +, CINE CINEMA, LA REGION RHONE-ALPES, COFIMAGES 15, WILD BUNCH

Distribuzione:FANDANGO (2006)

ATTORI

Mathieu Almaric nel ruolo di Ismael
Emmanuelle Devos nel ruolo di Nora
Hippolyte Girardot nel ruolo di Avvocato Mamanne
Catherine Deneuve nel ruolo di Sig.na Vasset, la Psichiatra
Maurice Garrel nel ruolo di Louis Jenssens
Nathalie Boutefeu nel ruolo di Chloe Jenssens
Jean-Paul Roussillon nel ruolo di Abel Vuillard
Catherine Rouvel nel ruolo di Monique Vuillard
Magalie Woch nel ruolo di Arielle
Noémie Lvovsky nel ruolo di Elzabeth
Elsa Woliaston nel ruolo di Dottoressa Devereux
Valentin Lelong nel ruolo di Elias Valentin Lelong-Darmon
Joachim Salinger nel ruolo di Pierre Cotterrelle
Schulamit Adar nel ruolo di Sig.ra Seyvos
Gilles Cohen nel ruolo di Simon
Francis Leplay nel ruolo di Christian
Olivier Rabourdin nel ruolo di Jean-Jacques
Marc Betton nel ruolo di Leopold Virag
 
 

MONTAGGIO

Briaud, Laurence
 

SCENOGRAFIA

Bevan, Dan
 

COSTUMISTA

Raoul, Nathalie

TRAMA

I destini paralleli di Nora e Ismaël. Lei, sola e abbandonata a se stessa e alla continua ricerca dell'uomo giusto. Lui, rinchiuso per errore in un ospedale psichiatrico...

CRITICA

"Nel giorno della famiglia il film migliore, il più nuovo, il più sconcertante, l'unico che faccia piangere dal ridere e viceversa, porta la firma di un autore che ci tiene sulla corda dal lontano e folgorante debutto ('La vie des morts', 1991), il francese Arnaud Desplechin, classe 1960. In Italia si è visto solo nei festival, in Francia continua a suscitare odi e amori con pari intensità, tenendosi lontano da ogni moda. (...) Raccontare 'Rois et reine' è impossibile, sono due ore e mezzo zeppe di divagazioni, non tutte convincenti. Ci sono un padre in agonia, un bimbo da adottare, un primo compagno morto in circostanze bislacche, colloqui con i fantasmi, lettere dall'aldilà; e poi avvocati tossicomani, una rapina a mano armata sventata con esilarante prontezza dal padre droghiere di Amalric, una dottoressa impassibile (Catherine Deneuve!) e una psicanalista africana, enorme, che sembra una cuoca o una guaritrice. Chissà se qualcuno avrà il coraggio (la follia) di distribuirlo in Italia." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 4 settembre 2004) "'Rois et Reine' comincia col tono, le atmosfere, le musiche di una commedia; poi ti mette di fronte a episodi duri che sedimentano nella memoria: come il suicidio, grottesco e gratuito, del primo marito della protagonista o la lettera d'addio di suo padre, che traccia di lei un ritratto spietato e le manifesta tutto l'odio per averla amata troppo." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 4 settembre 2004) "Pessimo, anche se non mancheranno i cinéfili entusiasti, ci è sembrato 'Rois et Reine' del quarantaquattrenne Arnaud Desplechin, tipico regista francese innamorato del proprio (supposto) talento a dispetto dell'assoluta mancanza di virtù comunicative. (...) Persino la Deneuve fa brutta figura nel carosello di fastidiose mossette e luttuose scene madri che non consiglieremmo davvero a nessuno." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 4 settembre 2004) "Insieme al paradossale inno alla famiglia di Almodóvar, arriva come un controcanto il film di un francese dotatissimo e discontinuo fin dal folgorante debutto ('La vie des morts', 1991). Noto finora solo a chi va per festival, Desplechin usa spesso attori formidabili come la morbida Devos e l'elettrico Amalric. (...) Nel racconto zeppo di divagazioni compaiono un padre in agonia, un bimbo da adottare, un primo compagno morto in circostanze bislacche, colloqui con i fantasmi, lettere dall'aldilà. E poi avvocati tossicomani, una rapina a mano armata sventata con esilarante prontezza dal papà droghiere di Amalric, una dottoressa impassibile (Catherine Deneuve!), una enorme psicanalista africana... Non tutto convince, specie il salto finale nel dramma. Ma estro, talento, originalità, sono fuori dal comune." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 19 maggio 2006) "Di fronte al mancato successo del film di un autore di talento, visceralmente impegnato nel suo lavoro e in grado di assicurarsi l'entusiastica collaborazione di interpreti prestigiosi, è lecito deplorare per l'ennesima volta la cosiddetta censura del mercato, ma qualche piccola responsabilità ce l'ha anche Desplechin. Che accumula, ma non sa scegliere; e pur cogliendo a tratti il senso profondo delle cose, non si preoccupa di fare ordine. (...) È davvero troppa grazia, servita in una ridondante mistura di citazioni musicali e letterarie, fra strazi dell'anima, complicazioni e divagazioni d'ogni tipo. Insomma ce n'è più che abbastanza per smarrirsi nell'arco dei 150 minuti di narrazione. Ogni tanto noi spettatori ci scopriamo in sintonia con i casi umani che passano sullo schermo, riconosciamo affinità, proviamo simpatie o antipatie per i vari personaggi come fossero persone della nostra vita; ma più spesso ci sentiamo respinti dall'irriducibile intellettualismo di un autore travolto dagli eccessi della sua fantasia." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 19 maggio 2006) "L'autore, brutalmente tragico e/o comico, voleva scuotere e a tratti ci riesce per il ritmo sinuoso e ad onde concentriche del confusamente bel racconto intimista benissimo recitato in modo fiero e commovente dalla Devos e Mathieu Amalric (la Deneuve è la psichiatra). La vita è un romanzo suggerisce l'intellettual regista, siamo tutti Re e Regine, poi le scorciatoie sono infinite ed espressive, da 'Charlot' al 'Grande Lebowski'." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 26 maggio 2006)

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