L'ipnotista2012

SCHEDA FILM

L'ipnotista

Anno: 2012 Durata: 121 Origine: SVEZIA Colore: C

Genere:THRILLER

Regia:Lasse Hallström

Specifiche tecniche:ARRI ALEXA STUDIO, ARRIRAW, HAWK SCOPE, 35 MM /D-CINEMA (1:2.35)

Tratto da:romanzo "L'ipnotista" di Lars Kepler (ed. Longanesi, coll. La Gaja scienza)

Produzione:SVENSK FILMINDUSTRI (SF), SONET FILM, FILMPOOL NORD

Distribuzione:BIM (2013)

ATTORI

Tobias Zilliacus nel ruolo di Joona Linna
Mikael Persbrandt nel ruolo di Erik Maria Bark
Lena Olin nel ruolo di Simone Bark
Helena Af Sandeberg nel ruolo di Daniella
Jonatan Bökman nel ruolo di Josef
Oscar Pettersson nel ruolo di Benjamin
Eva Melander nel ruolo di Magdalena
Anna Azcárate nel ruolo di Lydia
Johan Hallström nel ruolo di Erland
Göran Thorell nel ruolo di Stensund
Jan Waldekranz nel ruolo di Shulman
Emma Mehonic nel ruolo di Evelyn
Tomas Magnusson nel ruolo di Petter
Nadja Josephson nel ruolo di Aida
 

SOGGETTO

Kepler, Lars
 
 
 

SCENOGRAFIA

Westfelt, Lasse
 

COSTUMISTA

Sundvall, Karin

TRAMA

Erik Maria Bark, un tempo era l'ipnotista più famoso di Svezia, ma una drammatica vicenda personale lo ha dissuaso dal portare avanti la pratica dell'ipnosi e da un decennio ormai si trascina in una vita segnata da crisi personali e familiari. Tuttavia, le sue capacità non sono state dimenticate e a richiamarlo in azione è il detective Joona Linna, commissario della polizia criminale di Stoccolma, che lo convoca per collaborare alle indagini sul crudele massacro della famiglia Ek, il cui unico superstite è Josef, un adolescente ritrovato sul luogo della tragedia coperto di sangue e vivo per miracolo, ma in grave stato di shock. Il ragazzo, infatti, è stato testimone dell'uccisione di sua madre e della sorellina, trucidate a coltellate davanti ai suoi occhi, ed necessario interrogarlo prima che sia troppo tardi. L'ipotesi della polizia, infatti, è che il killer sia deciso a completare l'opera uccidendo anche la sorella maggiore di Josef, scomparsa misteriosamente...

CRITICA

"Ispirato dall'ennesimo successo letterario, ecco il giallo svedese con cui Hallström, dopo 25 anni di Hollywood, torna in patria. (...) Di tutto, di più e di troppo. Ottimi gli attori." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 11 aprile 2013) "Il noir si addice a Lasse Hallström. Dopo quasi trent'anni di carriera hollywoodiana, punteggiata di titoli di successo ma convenzionali ('Le regole della casa del sidro'), quando non sdolcinati ('Chocolat'), il regista svedese torna a casa e dirige un thriller che non pare nemmeno suo: teso e perfino violento com'è, fino dalla prima scena. (...) Si risente molto l'atmosfera di 'Millennium', quasi inevitabile dopo il successo (anche) cinematografico della trilogia di Stieg Larsson. Hallström è bravo a installare i personaggi, dosa abilmente le informazioni e gira scene di eccellente qualità tecnica. Peccato il finale non a livello; ma quello non dipende da lui." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 11 aprile 2013) "Erano oltre vent'anni che lo svedese Lasse Halström, il sensibile regista di 'Chocolat' e 'Hachiko', non tornava a lavorare in patria; e che si sia rituffato con gioia nelle natie atmosfere non c'è dubbio, perché l'ambientazione è uno dei valori più sicuri di 'L'ipnotista', tratto dall'omonimo bestseller (Longanesi) di Lars Kepler, nome d'arte di due coniugi, Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho, giunti al quarto titolo e in via di sfornarne altri. (...) Sul piano della regia Halström fa la sua parte con professionalità, intessendo sulle immagini e il gioco degli interpreti quella tela di suggestioni segrete e affettività vulnerate tipica del thriller scandinavo. Ma il copione di Paolo Vacirca è davvero troppo debole: la trama è mal strutturata e i personaggi rimangono sfocati, poco plausibili, poco intriganti." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 11 aprile 2013) "Ci voleva un best-seller della fiorente letteratura thriller scandinava per riportare il regista di 'Chocolat' e 'Le regole della casa del sidro' in patria: 25 anni dopo 'La mia vita a quattro zampe', Hallström torna in Svezia per 'L'ipnotista', dal romanzo 2009 dei coniugi Ahndoril. (...) Parte realistico e psicologico (straniante per uno spettatore italiano che tutti parlino pacatamente e sottovoce) per poi diventare, purtroppo, più parossistico e fracassone di un dozzinale giallo hollywoodiano. Campione di incassi in Svezia. Anni luce lontano dalla tensione politica e sociale della geniale trilogia 'Uomini che odiano le donne'." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 11 aprile 2013) "Piacerà a chi riteneva ormai di dover cancellare il nome di Lasse Hallström dall'elenco dei registi significativi. Lasse, dopo i successi in patria, intraprese in modo più che convincente la carriera internazionale. 'Chocolat' e 'Le regole della casa del sidro' erano signori film. Poi man mano Hallström scivolò nell'accademia più prevedibile. 'Casanova' piacque solo alle fans del povero Heath Ledger, 'Hachiko' solo agli amici degli animali. Gli ci voleva, forse, una boccata d'aria nella terra d'origine. Anzi senza forse. 'L'ipnotista' tratto da un best seller di Lars Kepler (pseudonimo di Alexander e Alexandra Ahndoril) ci riporta il Lasse di quindici anni fa, lucido, corposo, di segno robusto, ma non esibizionista. D'accordo, Lasse non è certamente un regista «contro». Segue volentieri le mode. E la moda oggi è quella del giallo alla scandinava. Dopo il successo (al cinema e in libreria) della serie 'Millennium', il thriller collocato nel lungo inverno nordico è diventato familiare, come luogo di delitti, come le nebbie londinesi di 'Whitechapel'. Le carte che Lasse ha a disposizione sono familiari, ma lui le gioca alla perfezione. A cominciare dall'ambientazione. I gelidi, cupi minacciosi esterni (l'intrigo si dipana nella periferia ricca di Stoccolma) e i caldi, confortevoli, rassicuranti interni. Abitati, tutti, da una borghesia agiata e sicura, apparentemente refrattaria al dramma. Poi improvvisamente arriva la violenza sanguinaria. Atroce, apparentemente immotivata. E tutti gli equilibri si rivelano fragilissimi. Il killer è andato a colpire in bei grovigli di nevrosi (la famiglia di Rik, anzitutto, ma anche l'eroe ufficiale, il piedipiatti finlandese non scherza in fatto di nevrosi). L'ambientazione, i personaggi e infine la ferocia. Non cruentissima (pochi particolari splatter) e nemmeno frequente. Che però riesce a coglierti sempre di sorpresa Lasse è veramente tornato al top." (Giorgio Carbone, 'Libero', 11 aprile 2013) "Emozionante, nella sua inverosimiglianza, giallo, che il commediante Lasse Hallström ha tratto da un romanzo. (...) Una storia, tirata un po' in lungo, cupa, crudele ma con una notevole tensione." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 11 aprile 2013)

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