HO FATTO SPLASH1980

SCHEDA FILM

HO FATTO SPLASH

Anno: 1980 Durata: 95 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA, GROTTESCO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICO, 35 MM, TECHNICOLOR

Tratto da:-

Produzione:FRANCO CRISTALDI E NICOLA CARRARO PER LA VIDES CINEMATOGRAFICA

Distribuzione:CINERIZ - RICORDI VIDEO, VIVIVIDEO

TRAMA

A Milano Angela, Luisa e Carlina vivono insieme, alle spalle dell'unica a lavorare, Carlina, che fa la maestra. Luisa, aspirante attrice, vive di sogni e Angela, che di sogni ne ha pochi, si occupa malamente della casa dove, tra l'altro, vaga un bamboccio sempre incollato alla televisione, lasciato alle tre ragazze dall'amica Mimi, emigrata in Brasile senza più dar notizia di sé. Un giorno arriva la notizia che Abele (così chiamata perché sua mamma credeva che Abele fosse la moglie di Caino) ha mandato da Carlina il cugino Maurizio, appena risvegliatosi da un sonno di 20 anni, causato dall'ascolto di "Grazie dei fior", cantata da Nilla Pizzi. La notizia mette in subbuglio le ragazze che sperano nell'arrivo di un bel fusto, ma che non sanno come risolvere i problemi economici dato che Carlina è stata derubata dell'ultimo stipendio. Maurizio, comunque, finisce per essere determinante in questa specie di harem. Portato da Luisa e Angela alle riprese di un carosello, ne determina il successo "facendo splash". Quindi funge da fotografo al matrimonio di Carlina con Massimo, apportando confusione in chiesa e al ristorante. Angela e Luisa tornano a casa ubriache e Maurizio rincorre Angela con il vestito di scena di Luisa non risvegliatasi in tempo. Al Piccolo di Milano, dove si dà "La Tempesta" sotto la direzione di Strehler, Maurizio provoca disastri che dal pubblico vengono apprezzati come trovate del famoso regista. Chiusa l'esperienza teatrale, Maurizio, Angela e Luisa trovano ben remunerato lavoro presso la Fiera come "ragazzi oggetto" di pubblicità.

CRITICA

"(...) Riportiamo tra virgolette alcune frasi delle note di regia poichè, all'atto pratico, ciò che "Ho fatto splash" voglia dire risulta assai poco chiaro allo spettatore, il quale potrà più o meno godersi le varie sequenze in cui il film si articola ma non scoprire da solo, a meno che non sia dotato di talenti divinatori, la morale o il messaggio dell'insieme. In realtà stavolta Nichetti fa più splash che centro: il brio di "Ratataplan" riappare qui appena a tratti. Riappare soprattutto allorchè è di scena lui, con le sue duttili doti di mimo, che egli d'altronde sa bene di non dover adulterare, se per tutto il film si concede una battuta, sola, quella da cui è tratto il titolo. Per il resto, mentre "Ratataplan", era muto, qui invece si parla, si chiacchiera, e non in modo eccessivamente vivace, così come eccessivamente vivaci non sono nè le gags nè il relativo montaggio, che si anima un po' solo nelle sequenze in cui una replica della "Tempesta" di Shakespeare - Strehler è messa allegramente a soqquadro.

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