HEIMAT 3 - CRONACA DI UNA SVOLTA EPOCALE2004

SCHEDA FILM

HEIMAT 3 - CRONACA DI UNA SVOLTA EPOCALE

Anno: 2004 Durata: 680 Origine: GERMANIA Colore: B/N

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM (1:1,66), DIGITAL BETA

Tratto da:-

Produzione:ROBERT BUSCH PER EDGAR REITZ FILM (ERF), SWR, ARD, ARRI CINE TECHNIK-MUNICH

Distribuzione:MIKADO (2005)

TRAMA

Tutto ha inizio la sera della caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 1989. Hermann Simon e Clarissa Lichtblau, due musicisti, si incontrano in un albergo. Un tempo sono stati amanti e ora l'amore è sbocciato di nuovo. Decidono di trasferirsi in una romantica casa di legno nell'Hunsrück, dove troveranno asilo anche parenti, amici e tedeschi russi in cerca di una vita migliore in occidente...

CRITICA

"Un grande romanzo storico, in cui però la storia è vista attraverso l'ottica della gente comune, mentre il piccolo villaggio inventato di Shabbach tende a proporsi come tutta la Germania, al momento, appunto, del suo cambiamento epocale. Se ne è affascinati: per la varietà e i molteplici colori del testo di Thomas Brussing, per gli splendori della regia di Edgar Reitz, giustamente definito da qualcuno 'un Omero dei nostri giorni', ma senza guerre. A febbraio, grazie alla Mikado, la saga uscirà, con tutti i suoi sei capitoli, una settimana dopo l'altra, anche nelle nostre sale, a cura di Carlo di Carlo. Avrà, ne sono certo, il successo che si merita." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 4 settembre 2004) "E' una potente metafora - portare l'est in occidente - a sorreggere la struttura narrativa di 'Heimat 3' che, in un crogiolo di vari dialetti, inizia con grandi eventi pubblici e termina nella festa di fine millennio. Insomma si tratta di un complesso viaggio dal Pubblico al Privato, dove si abbandona piano piano la Storia o l'attualità politica, e lungo cui incontriamo il crollo delle speranze democratiche dell'Unificazione, l'espandersi del capitalismo selvaggio nei nuovi Länder, l'affievolirsi delle spinte ecologiste e pacifiste, il trionfo della globalizzazione e della mediocrità arrivista. Reitz non si sente più a casa nella Nuova Germania schroeteriana e non lo nasconde affatto: se da tempo si parla in patria del fenomeno della nostalgia per l'est, dopo 'Heimat 3' forse si potrà iniziare parlare di nostalgia per l'ovest, per la vecchia Repubblica Federale di un tempo. (..) Venato da una certa nota di pessimismo attenuato da sprazzi umoristici, il film di Reitz, alterna, allora, inevitabilmente, indubitabili momenti straordinari a qualche pausa narrativa più debole e dove comunque ogni spettatore è libero di pescare le storie o i personaggi preferiti. Se si è sfiorato l'obiettivo del primo ciclo per cui un villaggio sperduto come Schabbach si trasformava nello specchio veritiero del pianeta terra, questa 'Heimat 3' sembra comunque invitarci ad una salutare pausa di riflessione sulla Germania e l'Europa di oggi. Parafrasando un titolo dell'amico Kluge: 'tedeschi sotto la tenda del circo: perplessi'". (Giovanni Spagnoletti, 'Il Manifesto', 9 settembre 2004) "Insomma una saga non solo tedesca ma europea, che avrà altre 5 puntate per crescere e svilupparsi. Ne riparleremo, sperando che in tempi di clip e sms ci sia ancora qualcuno disposto a investire tempo in un gioco così impegnativo. Ed emozionante." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 4 marzo 2005). "?? diventato un evento culturale che ha cambiato il rapporto tra cinema e tv, un'avventura produttiva e narrativa unica iniziata vent'anni fa quando uscì il primo ciclo. Con 'Heimat' il regista tedesco Edgar Reitz è entrato nella storia del cinema per come ha fatto incontrare la cultura alta e le modalità del consumo popolare, interagire la serialità televisiva e il grande romanzo ottocentesco. (...) Sensazioni ed emozioni sono diversificate dal grande Thomas Mauch attraverso un pregevole uso del bianco e nero e del colore." (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 5 marzo 2005) "Difficile rendere conto dell'imponente sfondo su cui si affaccia 'Heimat 3' del tedesco Edgar Reitz. Dei primi anni 80 erano gli 11 episodi del primo 'Heimat' e dei primi 90 i 13 del secondo: i 6 di oggi completano una saga di oltre cinquanta ore che conferma al regista 73enne la patente di innovatore. Per due ragioni. La prima di linguaggio: con questo atto di fiducia nel romanzo per immagini Reitz ha rivoluzionato i dogmi sulla durata e mischiato le carte tra prodotto (e destinatario) cinematografico e televisivo, come prima di lui Ingmar Bergman, come Fassbinder e Kieslowski, come Giordana di 'La meglio gioventù'. La secondo riguarda il tema e la storia tedesca." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 11 marzo 2005) "La quarta puntata della terza parte della saga tedesca di Reitz, autobiografia mi

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