SCHEDA FILM

HEIMAT 2 - NOI, FIGLI DI KENNEDY

Anno: 1992 Durata: 108 Origine: GERMANIA Colore: B/N

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:EDGAR REITZ FILM PRODUCKTIONS (MONACO)

Distribuzione:MIKADO FILM - MONDADORI VIDEO

TRAMA

Il 23 novembre del 1963, giorno dell'assassinio del presidente americano John Kennedy, a Monaco piove a dirotto. Alex, gran filosofo ciarliero, un po' più anziano degli altri studenti della villa di Elisabeth Cerphal, e divoratore di libri, cerca disperatamente un prestito, che tutti i colleghi gli rifiutano, e pensa al padre, morto suicida per bancarotta. Intanto Elisabeth Cerphal fa abbattere un grande e vecchio albero nel giardino, temendo che, cadendo, uccida qualcuno dei giovani; infatti la madre di lei è morta così. Mentre viene segato, l'albero crolla sopra la stanza di Hermann Simon, ma rompe solo i vetri delle finestre. Questi va allora ad attaccare i manifesti del suo concerto, stampati di notte all'Accademia, e più tardi Helga Aufschrey lo aiuta, sempre triste perché egli non l'ama, e sostiene di non esser fatto per l'amore. Più tardi il compositore prova coi suoi collaboratori la sua musica ultramoderna, accompagnata da un gruppo di metronomi impazziti poi, scorta in sala Clarissa Lichtblau la rimprovera per aver piantato le prove all'improvviso, ma la ragazza, che appare molto abbattuta, gli chiede in prestito del denaro, senza dirgli a cosa le serve. Però il giovane non ha soldi, infatti non paga l'affitto da tre mesi, e le consiglia di rivolgersi a Jean-Marie e a Volker, che sono di famiglie ricche, aggiunge poi che nel concerto non la sostituirà, perché è stato scritto per lei. Intanto Juan Ramon Fernandes conosce Renate Leineweber, che studia sempre recitazione e gli dice di essere stata intima di Hermann. Jean-Marie e Volker, che hanno avuto ambedue una breve relazione con Clarissa, apprendono da lei che è incinta, che non sa quale di loro sia il padre, e ha deciso di abortire, anche perché non ama né l'uno né l'altro. Le servono però 800 marchi, subito e in contanti, e i due giovanotti alquanto turbati, glieli procurano. Lo stesso giorno Clarissa va dal medico, che la fa abortire: si tratta di un'esperienza molto penosa. Mentre Alex cerca sempre soldi, e cibo, mangia sul set del film, che girano gli amici cineasti, trova un portafogli, privo documenti, ma contenente del denaro, col quale può anche pagare qualche debito. Intanto Hermann, incontrata la giovane Schnusschen con la quale ricorda il passato, gli presenta Juan; poi vanno tutti e tre al cinema a vedere "Cleopatra", però lo spettacolo è interrotto per l'annuncio dell'assassinio di Kennedy, che sconvolge il pubblico. Alex e Stefan si recano ad avvertire Helga, e trovano che si è avvelenata coi barbiturici, ma riescono a salvarla. Frattanto Jean-Marie e Volker hanno capito che Clarissa ha abortito e si rimproverano di non aver fatto più attenzione con lei, ma sono certi che la ragazza ha solo voluto far ingelosire Hermann, servendosi di loro. Più tardi, a villa Cerphal, gli amici mangiano una cena cucinata dai cineasti, poi Schnusschen dorme, appoggiata alle ginocchia di Hermann, mentre Helga la guarda con rancore, e in ultimo giunge Renate con un nuovo amico. Gli studenti sono contenti di essersi ritrovati dopo un anno e di aver salvato Helga dalla morte. Poi guardano una foto di Kennedy, ritratto insieme a Krusciov.

CRITICA

"Consigli per gli acquisti (e le conquiste) del tempo libero. Quelli che possono - i romani, per ora, o chi vive comunque nell'area metropolitana della capitale, ma presto anche chi vive in altre città d'Italia - non si perdano 'Heimat 2', cronaca di una giovinezza di Edgar Reitz, il romanzo cinematografico in tredici capitoli e ventisei ore (per la precisione, 26 ore e 32 minuti) che dopo il trionfo alla Mostra di Venezia '92 è arrivato al Nuovo Sacher di Roma, dove viene programmato, una puntata a settimana, di qui sino a maggio. Venite, signori: si ride e si piange, ci si diverte e ci si commuove, si ricorda e si rivive una fetta delle nostre vite, in un irresistibile feuilleton (o telenovela o saga) su tutti i nostri ieri. Perché 'Heimat 2' si svolge si in Germania, negli anni Sessanta. Ma racconta: di tutti noi: è la storia della generazione di chi scrive, dei padri - e delle madri - di chi oggi ha vent'anni dei figli di chi era adulto durante la guerra, del mondo nuovo che questa generazione ha pensato e sperato di creare, delle radicali trasformazioni che si sono prodotte nel costume e nelle coscienze in quei formidabili anni, della scoperta di un simulacro di parità femminile, delle illusioni della rivoluzione sessuale, del kennedysmo e del terrorismo, degli scontri e delle speranze, delle ribellioni e delle riconciliazioni che hanno costruito il mondo sicuramente diverso, per un po' forse migliore - uscito da quella piccola rivoluzione." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 26 febbraio 1993) "'Heimat 2' ha l'attrattiva delle sue contraddizioni. Da un lato rappresenta un ritorno al romanzo alla Thomas Mann, preso a modello del momento della sua maggiore fioritura; dall'altro inventa spregiudicatamente nuovi tempi narrativi e inedite forme di fruizione. Nello scegliere una scansione popolare da miniserie televisiva, riafferma i diritti e il primato di un'aristocraticissima ottica cinematografica. E mentre è in forte probabilità di restare come una delle testimonianze attendibili e palpitanti dei fervidi anni Sessanta, ne sancisce senza perifrasi il fallimento: nessuno dei protagonisti realizza la propria utopia, anzi man mano che le storie vanno avanti incombono toni masochistici e autodistruttivi. Anzichè tendersi una mano reciprocamente consolatrice, uomo e donna si combattono come nei drammi di Strindberg; e tutte, nessuna esclusa, le femmine del film risultano dal punto di vista maschile, inaffidabili e incomprensibili. Se tuttavia il punto d'arrivo del bildungsromam si colloca in un atroce dilemma fra l'assassinio e il suicidio, nello stesso tempo Reitz ci riporta i soprassalti della giovinezza, il gusto della sperimentazione del caso, il trionfo della sensucht (la 'nostalghia' dei russi) come chiave per assaporare la vita accettando con rassegnazione di non capirne granché." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 17 luglio 1993) "L'azzardatissima scommessa è stata vinta: a Roma soprattutto, ma anche a Milano, Firenze e nelle altre piazze dove il film è uscito, le vicissitudini di Hermann e dei suoi amici sono state seguite da un pubblico fedele. Mentre, guarda caso, il passaggio tv in Germania non ha ottenuto lo stesso alto indice d'ascolto del primo 'Heimat'. Il dato è paradossale solo in apparenza: pur paragonabile ad una telenovela per il tipo di fascinazione che crea, l'opera di Reitz è puro, grande cinema. Liberatosi dal vincolo della durata convenzionale, il regista ha dispiegato il suo racconto nel tempo e nello spazio con una varietà di soluzioni stilistiche che dimostrano padronanza di linguaggio e talento innovatore. E narrando fra amori e delusioni aspirazioni e vulnerazioni un difficile passaggio dall'adolescenza alla maturità nel travagliato contesto degli Anni Sessanta, Reitz ha cinescritto un appassionante bildungsroman in cui si possono rispecchiare gli ex giovani di ieri e i nuovi giovani di oggi." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 15 ottobre 1993)

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