SCHEDA FILM

HEIMAT 2 - GELOSIA E ORGOGLIO

Anno: 1992 Durata: 116 Origine: GERMANIA Colore: B/N

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:EDGAR REITZ FILM PRODUKTIONS (MONACO)

Distribuzione:MIKADO FILM - MONDADORI VIDEO

TRAMA

Nel 1961 a Neuberg la giovane Evelyne Cerphal segue il funerale dell'amato padre Arno (erede di un ricco editore e morto a 42 anni), ed ha saputo che la moglie del babbo non è sua madre, come aveva sempre creduto, e i suoi due fratelli non sono tali: è un'illegittima, e non vuole essere guardata con compassione. Amareggiata dall'ipocrisia di coloro che le hanno taciuto la verità, la ragazza parte per Monaco, dove vuole studiare musica. Si reca dapprima nella villa della sorella del padre, Elisabeth Cerphal, una matura e ricca intellettuale, che ospita il colto amministratore Gattinger, un ebreo di mezza età, e diversi giovani artisti. Ma la zia accoglie malvolentieri Evelyn, mentre si dimostra molto affettuosa con lei l'anziana governante, signora Ries, che le rimedia una sistemazione, e le racconta che la madre Liselotte, di cui cerca notizie, è morta sotto un bombardamento ed era povera. Arno, ventiduenne romantico, che voleva sposarla, nonostante l'opposizione della facoltosa famiglia, si trovava allora al fronte. A sera c'è una grande riunione di studenti alla villa, dove tre giovani cineasti, Reinhard, Stefan e Rob, hanno portato una macchina da proiezione del '45 e un documentario da loro realizzato sui bombardamenti di Monaco. Dopo il film cominciano varie conversazioni, qualche discussione sugli ebrei e alcuni amoretti. Sono presenti anche Hermann Simon e Clarissa Lichtblau, che canta con Juan Ramon Fernandes, suscitando la gelosia dell'innamorato; ma poi anche la ragazza si ingelosisce di Helga Aufschrey, che vede baciare il giovane: fra Clarissa ed Hermann ci sono spesso nubi per gelosia e orgoglio. Intanto Evelyne conosce, quella sera in casa Cerphal, Ansgar Herzsprung, studente di medicina, col quale simpatizza subito; poi si esibisce cantando con la sua bella voce profonda, ed ottiene molto successo. Il giorno dopo Evelyne va con Ansgar a cercare la sorella di Liselotte, la signora Ziegher, della quale hanno avuto l'indirizzo dalla Ries; la trovano infatti nella sua latteria, e quando più tardi la ragazza rivela la sua identità, la donna semplice e buona l'accoglie molto affettuosamente e le mostra alcune foto della madre morta, che somigliava moltissimo alla figlia. La Ziegher poi si commuove, ricordando come si sia salvata per puro caso dal bombardamento, e come gli americani la aiutarono. Intanto Hermann e Clarissa si rivedono, perché lei possa provare sul violoncello il nuovo concerto scritto dal giovane per lei. Le piace molto, ma è un pezzo assai difficile. Frattanto Evelyne e Ansgar fanno una passeggiata nel bosco, dove la ragazza cerca di individuare l'albero sotto il quale amoreggiavano i suoi genitori, e che la zia le ha descritto.

CRITICA

"Consigli per gli acquisti (e le conquiste) del tempo libero. Quelli che possono - i romani, per ora, o chi vive comunque nell'area metropolitana della capitale, ma presto anche chi vive in altre città d'Italia - non si perdano 'Heimat 2', cronaca di una giovinezza di Edgar Reitz, il romanzo cinematografico in tredici capitoli e ventisei ore (per la precisione, 26 ore e 32 minuti) che dopo il trionfo alla Mostra di Venezia '92 è arrivato al Nuovo Sacher di Roma, dove viene programmato, una puntata a settimana, di qui sino a maggio. Venite, signori: si ride e si piange, ci si diverte e ci si commuove, si ricorda e si rivive una fetta delle nostre vite, in un irresistibile feuilleton (o telenovela o saga) su tutti i nostri ieri. Perché 'Heimat 2' si svolge si in Germania, negli anni Sessanta. Ma racconta: di tutti noi: è la storia della generazione di chi scrive, dei padri - e delle madri - di chi oggi ha vent'anni dei figli di chi era adulto durante la guerra, del mondo nuovo che questa generazione ha pensato e sperato di creare, delle radicali trasformazioni che si sono prodotte nel costume e nelle coscienze in quei formidabili anni, della scoperta di un simulacro di parità femminile, delle illusioni della rivoluzione sessuale, del kennedysmo e del terrorismo, degli scontri e delle speranze, delle ribellioni e delle riconciliazioni che hanno costruito il mondo sicuramente diverso, per un po' forse migliore - uscito da quella piccola rivoluzione." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 26 febbraio 1993) "'Heimat 2' ha l'attrattiva delle sue contraddizioni. Da un lato rappresenta un ritorno al romanzo alla Thomas Mann, preso a modello del momento della sua maggiore fioritura; dall'altro inventa spregiudicatamente nuovi tempi narrativi e inedite forme di fruizione. Nello scegliere una scansione popolare da miniserie televisiva, riafferma i diritti e il primato di un'aristocraticissima ottica cinematografica. E mentre è in forte probabilità di restare come una delle testimonianze attendibili e palpitanti dei fervidi anni Sessanta, ne sancisce senza perifrasi il fallimento: nessuno dei protagonisti realizza la propria utopia, anzi man mano che le storie vanno avanti incombono toni masochistici e autodistruttivi. Anzichè tendersi una mano reciprocamente consolatrice, uomo e donna si combattono come nei drammi di Strindberg; e tutte, nessuna esclusa, le femmine del film risultano dal punto di vista maschile, inaffidabili e incomprensibili. Se tuttavia il punto d'arrivo del bildungsromam si colloca in un atroce dilemma fra l'assassinio e il suicidio, nello stesso tempo Reitz ci riporta i soprassalti della giovinezza, il gusto della sperimentazione del caso, il trionfo della sensucht (la 'nostalghia' dei russi) come chiave per assaporare la vita accettando con rassegnazione di non capirne granché." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 17 luglio 1993) "L'azzardatissima scommessa è stata vinta: a Roma soprattutto, ma anche a Milano, Firenze e nelle altre piazze dove il film è uscito, le vicissitudini di Hermann e dei suoi amici sono state seguite da un pubblico fedele. Mentre, guarda caso, il passaggio tv in Germania non ha ottenuto lo stesso alto indice d'ascolto del primo 'Heimat'. Il dato è paradossale solo in apparenza: pur paragonabile ad una telenovela per il tipo di fascinazione che crea, l'opera di Reitz è puro, grande cinema. Liberatosi dal vincolo della durata convenzionale, il regista ha dispiegato il suo racconto nel tempo e nello spazio con una varietà di soluzioni stilistiche che dimostrano padronanza di linguaggio e talento innovatore. E narrando fra amori e delusioni aspirazioni e vulnerazioni un difficile passaggio dall'adolescenza alla maturità nel travagliato contesto degli Anni Sessanta, Reitz ha cinescritto un appassionante bildungsroman in cui si possono rispecchiare gli ex giovani di ieri e i nuovi giovani di oggi." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 15 ottobre 1993)

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