Gloria2013

SCHEDA FILM

Gloria

Anno: 2013 Durata: 109 Origine: SPAGNA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Sebastián Lelio

Specifiche tecniche:DCP (1:2.39)

Tratto da:-

Produzione:JUAN DE DIOS LARRAÍN, PABLO LARRAÍN, SEBASTIÁN LELIO, GONZALO MAZA PER FABULA, NEPHILIM PRODUCCIONES

Distribuzione:LUCKY RED

ATTORI

Paulina García nel ruolo di Gloria
Sergio Hernández nel ruolo di Rodolfo
Marcial Tagle nel ruolo di Marcial
Diego Fontecilla nel ruolo di Pedro
Fabiola Zamora nel ruolo di Ana
Antonia Santa María nel ruolo di Maria
Alejandro Goic nel ruolo di Gabriel
Coca Guazzini nel ruolo di Luz
Hugo Moraga nel ruolo di Hugo
Liliana García nel ruolo di Flavia
Luz Jiménez nel ruolo di Nana
 
 

SCENOGRAFIA

Uribi, Marcela
 

COSTUMISTA

Castro, Eduardo

TRAMA

La 58enne Gloria conduce un'esistenza solitaria. Per compensare il vuoto, la donna riempie le sue giornate con varie attività mentre di notte va in cerca d'amore nelle sale da ballo per single adulti, vivendo avventure fugaci e senza impegno. Poi, un giorno, l'incontro con il 65enne Rodolfo cambia tutto: l'uomo è ossessionato da Gloria, ma al contempo non riesce a staccarsi dalla ex-moglie e dalle figlie. Nonostante questo, Gloria decide di dedicare tutta se stessa a questo nuovo rapporto, convinta che potrebbe essere per lei l'ultima chance di essere felice...

CRITICA

"E' il film di lingua straniera candidato agli Oscar per il Cile e con la sua mobilissima interpretazione Paulina García ha conquistato l'Orso d'argento a Berlino. Il titolo 'Gloria' non allude al film di Cassavetes, ma addirittura alla canzone italiana di Umberto Tozzi, che come la Pausini o prima ancora Nicola di Bari spopolavano al festival canoro di Vira del Mar. Una musica ballabile, una delle canzoni più vendute di tutti i tempi, che durante la festa finale del film, segna in qualche modo la ritrovata indipendenza della protagonista che si rende conto di poter vivere benissimo anche da sola. Ciò che rende interessante il film è l'amarezza accumulata che questa considerazione porta con sé, le feste, i preparativi, i locali, i tentativi, gli incontri. (...) Il regista (...), ancora una volta tocca un punto nevralgico della sua società, non i nodi irrisolti della politica, ma quelli più invisibili della struttura e delle convenzioni sociali. Sebastián Lelio (classe 1974) che l'anno precedente aveva realizzato il durissimo 'El ano del tigre', non è detto che con questo film si mostri più malleabile. (...) la grazia non è la principale caratteristica di Lelio, piuttosto nel far emergere lati di cui per lo più la società cilena non è consapevole. Mentre la divisione in classi, il gap più lampante rispetto al mondo occidentale è un elemento che da tempo si mette in scena, il machismo è considerato ancora per lo più un elemento naturale, connaturato al genere umano, e l'amore in età matura un tabù che farà sorridere le cinquantenni rampanti occidentali. (...) Crudele è poi il film nel mettere in scena periodi di crisi difficili da superare come il distacco dai figli, ancor più della separazione. Spietata anche la scena dove si ritrovano le due coppie per una cena assai beneducata (ex marito con la ragazza più giovane e bella per cui ha lasciato la moglie, Gloria con il nuovo, deludente accompagnatore), ma destinata a finire malamente per la discutibile qualità delle persone convenute. In qualche modo si sente nella messa in scena la differenza di età tra giovane cinema e soggetto legato alla maturità. Giovane il regista ed anche i produttori (è la produzione di Pablo Larraín, il magnifico regista di 'NO, i giorni dell'arcobaleno' che era il precedente candidato all'Oscar per il Cile). Sono impressionanti anche le trasformazioni che Paulina García riesce a mettere in atto nelle sue interpretazioni: quest'anno l'abbiamo vista alla Settimana della critica alla mostra di Venezia irriconoscibile protagonista attempata di 'Las analfabetas' di Moisés' Sepúlveda." (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 9 ottobre 2013) "Un personaggio, un paese. Tra i film più sorprendenti quest'anno alla Berlinale c'era una storia d'amore costruita giocando con sottigliezza su contrasti e analogie fra la protagonista e l'ambiente in cui vive. Ovvero fra una donna che non ha nessuna intenzione di arrendersi all'età, e un paese immerso nel classico passato che non passa. (...) una serie di scene orchestrate a meraviglia che danno sfumature sempre più aspre a questa cruda parabola amorosa. Firmata da un regista di 39 anni ma già protagonista di una piccola personale alla Mostra di Pesaro. Uno dei nomi di punta di una cinematografia che ultimamente riserva molte sorprese." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 ottobre 2013) "Il finale sulla canzone di Umberto Tozzi (in spagnolo), che porta lo stesso nome della protagonista e dà il titolo al film del cileno Sebastián Lelio, è l'emozionante coronamento di un film emozionante. A maggior ragione in quanto la scommessa è quella di rendere perfino accattivante, e travolgente come un'eroina, una figura che a prima vista risulterebbe del tutto grigia e anonima, deprimente. (...) Paulina García è stata premiata con l'Orso d'argento di Berlino come miglior attrice. E speriamo di vederla correre con il film all'Oscar." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 10 ottobre 2013) "Incastonata nella colonna sonora di due vecchi successi popolari, 'I Feel Love' (1977) di Donna Summer e 'Gloria' (1978) di Umberto Tozzi, la commedia dolce amara di Sebastián Lelio racconta lo sbocciare e il morire di un rapporto che sembra offrire alla protagonista un'inattesa, rivitalizzante occasione di amore, un'illusione di seconda giovinezza. (...) Una materia così poteva scadere in romanzo rosa o risolversi in mélo, invece Lelio e il suo bravo sceneggiatore Gonzalo Maza, optando per un registro minimalista, provvedono a costruire un interiorizzato, sfumato ritratto di donna su uno sfondo dove ogni elemento (a partire dal personaggio Rodolfo) ottiene il giusto rilievo senza che mai una nota risulti falsa. Fra gioiosa voglia di vivere, malinconia, ironia, disincanto, Paulina García interpreta Gloria in un misto di disarmante verità e pieno controllo dei mezzi, che le hanno meritato l'Orso d'oro a Berlino."(Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 10 ottobre 2013) "Il nostro cineconsiglio del weekend è (...), udite udite!, il cileno 'Gloria' che non è un remake del vecchio 'Gloria' di John Cassavetes. Semmai, è un omaggio a tante cose che hanno arricchito la storia del cinema, a tanti film che hanno semplicemente scelto di pedinare un personaggio e di raccontarci la sua vita. Potrebbe persino essere considerato una versione al femminile di 'Umberto D.' di Vittorio De Sica: la storia di una solitudine che incarna lo spirito di una collettività. (...) Anche per merito di un'attrice superba come Paulina García (ben doppiata da Cristina Lionello), il film diventa pian piano la metafora di un Paese che deve fare i conti con molte memorie ingombranti, ma che nonostante tutto lotta per trovare una propria strada nella vita. Il tutto senza minimamente appesantire il tessuto narrativo di una storia da vedere. P.S. La risposta alla domanda che tutti vi state facendo è «sì»: sì, la canzone 'Gloria' c'è nel film. Quella di Umberto Tozzi, certo (a cosa pensavate, a quella di Van Morrison? Per cortesia...). Il film è pieno di musica e nel finale impazza una cover spagnola del pezzo di Tozzi. E una delle canzoni più famose del mondo, e in America Latina spopola da anni. Se lo meritava, un film." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 10 ottobre 2013) "Acclamato all'ultima Berlinale, il quarto e buon film del cileno Lelio si nobilita della straordinaria interpretazione di Paulina García - meritatamente Orso d'argento - un'attrice dal talento fuori dal comune. Sua è la capacità lunare di modulare i toni della pellicola, giustamente cucitale addosso con scrittura-regia di qualità. Prodotto dalla factory del connazionale Pablo Larraín (regista della trilogia sulla dittatura, 'Tony Manero', 'Post Mortem' e 'NO') 'Gloria' è una commedia intelligente in profondità, a tratti esilarante, mai prevedibile. Ed è l'ennesima conferma dell'ottimo stato di salute di cui gode un certo tipo di cinema 'made in Cile'." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 10 ottobre 2013) "Amara commedia cilena sulla solitudine della seconda (quasi terza) età. Una storia tirata troppo in lungo, che, dopo l'ottimo spunto iniziale, tende a ripetersi. (...) L'occhialuta, sovrappeso Pauline García è brava, il suo nudo frontale disgustoso." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 10 ottobre 2013) "Imperdibile film cileno diretto da Sebastian Lelio (...). Ritratto riflesso del paese, di una società ormai omologata e del sorprendente cinema cileno ('Post mortem', 'I giorni dell'arcobaleno'). Ma il vero jolly è Paulina Garcia, straordinaria e contagiosa." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 24 ottobre 2013)

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