Giardini in autunno2006

SCHEDA FILM

Giardini in autunno

Anno: 2006 Durata: 121 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Otar Iosseliani

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:PIERRE GRISE PRODUCTIONS, CINEMAUNDICI, CINEMA WITHOUT FRONTIERS LLC, FMB2 FILMS, CNC, AGENCE FÉDÉRALE DE LA CULTURE ET DE LA CINÉMATOGRAPHIE, CANAL +, TPS STAR, EURIMAGES, MEDIA, COFIMAGE 17, PROCIREP, NAFTA MOSKVA

Distribuzione:MIKADO

 

SCENEGGIATORE

Iosseliani, Otar
 

TRAMA

Vincent fa il ministro. È un uomo potente ed elegante, non brutto, amante della buona cucina e dei vini raffinati. Da alcuni anni ha un'amante, Odile, una donna molto bella, intelligente ed affascinante. Avere a fianco una donna così attraente, determinata e con le idee chiare, però, non è sempre un vantaggio. Infatti, quando Vincent viene estromesso dal Ministero per un cambio ai vertici del potere, lei, senza pensarci troppo, lo lascia. Théodière, il nuovo ministro in carica, prende il posto di Vincent e, appena insediato, entra nel bellissimo ufficio del suo predecessore e fa scomparire tutto quello che trova. Gli scaffali, la libreria con le sue suppellettili, le sedie, i divani, le poltrone, la massiccia scrivania, e persino posacenere e telefono, vengono cambiati. Ma anche la fortuna di Théodière, quanto potrà durare? Mentre il nuovo ministro parte con slancio per iniziare i lavori e distruggere quanto è stato fatto prima di lui, Vincent riscopre il piacere della vita.

CRITICA

"Dal regista dei 'Merli canterini', una commedia dolce e ingannevole sull'avidità che ci inganna e tradisce, l'elegia di un mondo semplice da rivalutare per trovare un metro quadro di libertà. Per ridere, c'è Michel Piccoli en travesti." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 15 ottobre 2006) "Brutta bestia il Potere, ma si può sempre guarire. E se il Napoleone di Virzì dall'esilio prepara la riscossa (è storia), il ministro trombato di Iosseliani la prende con ben altra filosofia. Succede in 'Jardins d'automne', una meraviglia di intelligenza e divertimento che come ogni film del grande georgiano è fatto soprattutto di corpi, ritmi, gesti, ripetizioni, distribuiti in gag sapienti e sottili come i suoi piani sequenza. Una musica che ti entra dentro e non esce più. Proprio questo fa infatti Iosseliani: prende un tema certo non nuovo (la vanità del potere, le gioie della vita semplice) e lo asciuga, lo concentra, lo sublima in facce e andature mai viste. Fino a farne una sorta di danza quasi senza dialoghi. (...) E' una posizione cinematografica (il tema trasformato in musica) ma anche morale: spogliati del potere cosa ci resta? Le nostre quattro ossa, o poco più. Ma non è poco, è moltissimo. Basta saperlo, e saperne godere. Questo ci manda a dire da Parigi l'esule Iosseliani. L'altro esule, Bonaparte, riempirà i libri di storia. Ma dovessimo passare un giorno o un anno con uno dei due, sapremmo chi scegliere." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 settembre 2006)

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