SCHEDA FILM

Gente di Dublino

Anno: 1987 Durata: 84 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:dal racconto "I morti" tratto dal libro "Gente di Dublino" di James Joyce

Produzione:WIELAND SCHULZ KEIL CHRIS SIEVERNICH

Distribuzione:MEDUSA DISTRIBUZIONE - PENTAVIDEO, MEDUSA VIDEO (PEPITE)

TRAMA

A Dublino nel 1904 in una serata in prossimità del Natale, si svolge la tradizionale festa, che tre signorine della buona borghesia, due anziane sorelle, Kate e Julia Morkan, e la loro nipote Mary Jane, offrono ogni anno per amici e parenti. Si fa musica, si balla e si partecipa ad un ottimo pranzo, preparato completamente dalle padrone di casa. Gabriel Conroy, nipote prediletto delle signorine Morkan, e sua moglie Gretta sono gli ospiti principali e aiutano a ricevere gli invitati. Soprattutto è insostituibile Gabriel, incaricato dalle zie di svolgere incarichi delicati, come sorvegliare Freddy Matines, un caro amico troppo spesso ubriaco, o tagliare al momento opportuno l'oca arrosto, e, infine, pronunciare il discorsetto ufficiale. Egli è un uomo mediocre e tranquillo e fa tutto questo con la solita gentilezza e premura, mentre guarda ogni tanto soddisfatto la sua bella moglie, che partecipa alla riunione con un certo distacco. La conversazione è vivace e si parla molto di musica, essendo le padrone di casa delle appassionate musiciste. C'è anche un noto tenore, fra gli ospiti, ma sembra non voglia esibirsi, mentre la vecchia zia Julia, con voce molto flebile, canta una celebre aria in modo patetico. Tutti lodano l'ospitalità squisita delle tre signorine e il successo della festa. Poi viene l'ora di andarsene: Gabriel e Gretta sono rimasti fra gli ultimi e, poichè abitano lontano, per quella notte andranno in albergo. Il marito è già pronto ad uscire e aspetta nell'ingresso la moglie, ma la vede fermarsi sulla scala all'improvviso, a poca distanza da lui: in quel momento il tenore, in una stanza al piano di sopra, ha iniziato a cantare una vecchia e triste canzone irlandese, e Gabriel scorge chiaramente che, ascoltandola, Gretta è commossa fino alle lacrime. Poi i due coniugi raggiungono in carrozza l'albergo, mentre nevica abbondantamente. Gabriel, vedendo la moglie sempre assorta e triste, le chiede il perchè del suo turbamento, e Gretta gli racconta, piangendo, che la canzone ascoltata le veniva cantata un tempo da un giovane che l'amava, quando lei, fanciulla, abitava con la nonna in un piccolo paese, e questo tenero e puro legame aveva dovuto interrompersi, quando lei era stata costretta a partire per andare in collegio a Dublino. Disperato per l'addio che prevedeva definitivo, Michael (così si chiamava il ragazzo), pur essendo ammalato molto gravemente, aveva passato un'intera giornata sotto la pioggia per rivederla un'ultima volta, e in quel colloquio le aveva confessato che non desiderava più vivere. Infatti, pochi giorni dopo il suo arrivo in collegio, Gretta aveva saputo che egli era morto. Mentre Gabriel, sempre più turbato, ascolta il racconto, la moglie continua a piangere disperata. Finalmente, poi, si addormenta. Gabriel, invece, rimane a lungo sveglio, guardando la neve cadere e pensando a questo idillio di cui non sapeva nulla. Evidentemente c'è un lato di Gretta, che lui non conosce e che lo preoccupa: questo amore lontano, questo Michael che è morto è in realtà più vivo di lui e Gretta ne è ancora affascinata. Il marito guarda con tenerezza il viso della moglie, che sarà stato certo bellissimo quando ha ispirato un sentimento così profondo, ma ora comincia già a sfiorire un poco. E intanto nevica, nevica su tutta l'Irlanda, anche sul piccolo cimitero in collina, dove Michael è seppellito.

CRITICA

"Questo film è uno struggente e romantico saggio sul morire, pieno di sottile malinconia. Bravi tutti gli interpreti. La musica è assai suggestiva ed è lodevole la cura nel rendere l'ambientazione nella Dublino primi '900." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 104, 1988) "Curiosamente, fin da quando fu presentato a Venezia, ne 1987, alla presenza, possente e struggente, di John Huston in sedia a rotelle (sarebbe morto qualche mese dopo), 'The Dead. Gente di Dublino' è stato riconosciuto da tutti come la forma perfetta di trascrizione letteraria. Per molte ragioni: a partire dal fatto che la sua durata (82 minuti) coincide quasi con il tempo di lettura del racconto lungo di James Joyce 'I dublinesi' (1914) a cui Huston si è ispirato. E suo figlio Tony, quello che ora conosciamo come attore, scrivendo la sceneggiatura, non ha dovuto esercitare la compressione che così spesso snatura il testo letterario e si è potuto abbandonare al flusso narrativo di Joyce, ai suoi tempi alla sua voce. Ma, ovviamente, c'è assai di più: c'è il sentimento così forte della morte, che John Huston viveva in maniera stoica e laica, c'è il senso del ricordo, c'è l'importanza di quello che lasciamo attraverso la memoria. E c'è, ricostruita in studio ma poetica e mirabile, la vecchia Dublino, una cena di Natale, i parenti, le vecchiezze, le chiacchiere, l'irruzione dei ricordi di Gretta, una meravigliosa Angelica Huston, che rievoca per se stessa e poi per il marito un amore giovanile finito drammaticamente, facendogli capire l'essenza della vera passione. Un film semplice, toccante, un atto d'amore per la patria adottiva di John Huston, un capolavoro di atmosfera." (Irene Bignardi, "Il Venerdì", 5 gennaio 2007)

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