Gabrielle2005

SCHEDA FILM

Gabrielle

Anno: 2005 Durata: 90 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:Patrice Chéreau

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:romanzo "The Return" di Joseph Conrad

Produzione:AZOR FILMS, ARTE FRANCE CINEMA, STUDIOCANAL, LOVE STREAMS PRODUCTIONS, ALBACHIARA, NETWORK MOVIE, ZDF, ARTE

Distribuzione:MIKADO (2005)

ATTORI

Isabelle Huppert nel ruolo di Gabrielle Hervey
Pascal Greggory nel ruolo di Jean Hervey
Thierry Hancisse nel ruolo di Redattore capo
Claudia Coli nel ruolo di Yvonne
Chantal Neuwirth nel ruolo di Madeleine
Clement Hervieu-Leger nel ruolo di Invitato
Jeanne Herry
Louise Vincent nel ruolo di Invitata
Mai David
Nicolas Moreau nel ruolo di Invitato
Raina Kabaivanska nel ruolo di Cantante
Rinaldo Rocco nel ruolo di Console
Thierry Fortineau nel ruolo di Invitato
 

MUSICHE

Vacchi, Fabio
 
 

SCENOGRAFIA

Radot, Olivier
 

TRAMA

All'inizio del Novecento, Gabrielle e Jean, sposati da dieci anni, vivono in una casa dove ogni sera si radunano molti ospiti per chiacchierare, ascoltare, ridere e invidiare gli ottimi padroni di casa il cui mondo sembra essere perfetto. Lui è uno scrittore e ama vivere in un universo che tiene costantemente sotto controllo, con regole e orari stabiliti in precedenza. Un giorno però, al suo ritorno a casa, non vi trova più Gabrielle. Sul tavolo campeggia una lettera in cui lei gli comunica la sua fuga con l'editore di lui. Improvvisamente Jean prende coscienza del fatto che, in dieci anni di matrimonio, tra loro non c'è mai stato realmente amore.

CRITICA

"Uno psicodramma, appunto, con echi di Ibsen, tutto su di lei anche se in Conrad, invece, tutto era su di lui, un personaggio dato come spregevole. Dialoghi smaglianti, in uno splendido francese anni Venti, scontri ravvicinati, tallonati quasi dal vivo con la macchina da presa, una cifra narrativa e stilistica che, tanto più si dilata attraverso psicologie ispezionate fino allo spasimo. Le commentano una musica che percuote lacerando e una interpretazione di Isabelle Huppert e di Pascal Greggory di raffinatissima classe; nelle grida dei silenzi." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 6 settembre 2005) "Isabelle Huppert e Pascal Greggory sono interpreti di straordinaria bravura di 'Gabrielle' di Patrice Chéreau: un lungo dialogo tra l'uomo e la donna, ma soprattutto tra l'algida razionalità della vita dominata dalle regole borghesi e l'emotivo desiderio di passione proiettato verso il futuro. Il regista sa estrarre il pensiero e il dolore dalle facce dei suoi attori molto intensamente, nel film da camera presentato in concorso: in questo caso, anche le spalle irrigidite, l'energia dei gesti, l'impassibilità e la compostezza autorevole di Isabelle Huppert, a volte noiose e prepotenti, sono perfettamente adeguate." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 6 settembre 2005) "'Gabrielle' è duetto da camera, anzi guerra civile, anzi parodia della coppia etero e dei suoi giochetti sado-sado, tra Isabelle Huppert e Pascal Greggory, tra la donna, maestra in emozioni ribollenti, che intuisce e istruisce una direzione di fuga per ritrovare il corpo, e ciò le basta, e l'uomo borghese eterosessuale, dunque incapace di passioni, moderate o estreme, almeno fuori dalla Borsa, ma ottimo edificatore di tombe per (con)viventi. Film girato in fretta ma con messa a fuoco lenta, stilizzato, tra passaggi dal bianco e nero al colore, fermo immagini, rallenti, intermezzi scritti e capitoletti, ci assicura il regista, più si immerge in ciò che è teatrale, meno 'fa teatro', come tendesse all'avventura di mare, dopo tanta noia di navigazione, o all'irruzione dell'onda suprema per surfisti spazientiti." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 6 settembre 2005) "Con 'Gabrielle', come con 'Intimacy', Patrice Chéreau mette sul tavolo anatomico la coppia intesa come prodotto storico, interfaccia fra l'individuo e la società. Come tutte le dissezioni, non è uno spettacolo gradevole. Ma è appassionante e istruttivo perché da regista anfibio (cinema e teatro), Chéreau estrae verità da ogni possibile convenzione: scene, luci, arredi, costumi, e spazi, gesti, ritmi. Per non parlare dei dialoghi, iperletterari e insieme miracolosamente fluidi, ma anche sparati a caratteri cubitali sullo schermo nei momenti di maggior tensione. (...) Non ci fosse dietro un racconto di Conrad, ampliato e riscritto dal punto di vista di lei, si direbbe un capitolo di Proust sceneggiato da Strindberg e girato à la Bergman. Mai visto ricreare quell'epoca al cinema con maggior cura. Chéreau ci mette un gusto per la dilatazione del tempo e delle emozioni che può sembrare enfasi, mentre è sospensione, ingrandimento, analisi. Come se frugandoli al microscopio volesse scomporre fino in fondo quei borghesi che "hanno dimenticato di avere un corpo. E ricordandosene tutt'a un tratto ritrovano anche, lei per la prima volta, la parola." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 settembre 2005) "'Gabrielle' è un film sbagliato, ma tutt'altro che inutile. E' tanto privo di vita che in futuro lo si immagina facilmente offerto all'attenzione degli studenti al centro di un teatro anatomico. Sarà un' occasione per approfondire in corpore vili i rapporti fra cinema e letteratura perché Patrice Chéreau ha sceneggiato con Anne-Luise Trividic 'Il ritorno' di Joseph Conrad. (...) Il fatto che 'Gabrielle' diventi addirittura il titolo del film, dove il testo dell' addio appare integrale sul grande schermo, la dice lunga sugli intendimenti degli adattatori. Che hanno preteso di migliorare Conrad inventando di sana pianta la figura femminile, facendola esporre in lungo e in largo le sue ragioni anche in un dialogo che si può davvero definire di servizio con la cameriera. Trasferita da Londra a Parigi, ma questo non avrebbe importanza, la vicenda ci mostra i coniugi nel pieno della loro vita mondana in una residenza che sembra un museo, del tutto sproporzionata alla descrizione del libro, con un intorno un affollato balletto di servitù da far impallidire Luchino Visconti. Arpeggiando fra bianco e nero e colore, Chéreau dilata il confronto fra i coniugi sull' arco di tre giornate, facendolo culminare in un incomprensibile congresso carnale male proposto e peggio accolto. In un simile contesto anche gli interpreti, Isabelle Huppert e Pascal Greggory, non ne escono bene." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 6 settembre 2005) "Il provocatorio Chéreau, invece, ricama intorno alla deriva dei coniugi Pascal Greggory e Isabelle Huppert, allontanati dall'incapacità di comunicare nella Parigi della Belle Epoque. Scabroso nelle premesse letterarie, arido e teatrale nella messinscena psicologistica." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 6 settembre 2005)

Trova Cinema

Box office
dal 21 al 24 maggio

Incasso in euro

  1. 1. Gli anni più belli  1.196.456
    Gli anni più belli

    Quattro ragazzi, cresciuti nel centro di Roma ma con estrazioni sociali diverse, vedranno le loro vite evolvere in maniere e direzioni anche sorprendenti, tra delusioni e riscatti....

  2. 2. Bad Boys for Life  882.185
  3. 3. Il richiamo della foresta  680.273
  4. 4. Parasite  605.719
  5. 5. Sonic. Il film  499.216
  6. 6. Odio l'estate  264.761
  7. 7. Cattive acque  263.009
  8. 8. La mia banda suona il pop  240.521
  9. 9. Dolittle  123.234
  10. 10. Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)  121.947

Tutta la classifica