Funny Games1997

SCHEDA FILM

Funny Games

Anno: 1997 Durata: 103 Origine: AUSTRIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM (1:1.85)

Tratto da:-

Produzione:WEGA FILM

Distribuzione:LUCKY RED (1998)

TRAMA

Quando arriva il periodo delle vacanze, i coniugi Anna e George col figlioletto Georgie si trasferiscono nella loro casa in riva al lago. Anche i vicini Fred e Eva sono già arrivati, i rapporti vengono ripresi e subito si decide per una partita a golf la mattina dopo. Mentre George sta rimettendo in sesto la barca a vela, Georgie rientra a casa e avverte la mamma che c'è una persona alla porta. Si tratta di Peter, un ragazzo dall'aria per bene, che dice di essere ospite dei vicini ed è venuto a chiedere delle uova da prestare ad Eva. Poco dopo, arriva anche Paul, amico di Peter, e di colpo esplode la violenza: i due si installano in casa e iniziano a terrorizzare la famiglia con giochi all'insegna di una sadica paura.

CRITICA

"Non lasciatevi ingannare dal titolo. 'Funny Games' viene dall'Austria. Arriva sugli schermi di fine stagione con produzioni spagnole, neozelandesi, russe, con le quali non va confuso. Il regista Michael Haneke è uno di quei tedeschi testardi (è nato a Monaco) che, quando si mettono in testa una cosa, nessuno può fermarli. Ha giurato a se stesso che avrebbe realizzato un racconto rosso shocking all'americana e, nella prima parte del film, ci è riuscito. I modelli che si è dato sono da far tremare le mani: nientedimeno che Hitchcock di 'Rope' ('Nodo alla gola') e William Wyler di 'Ore disperate'. Il rapporto sadomasochista che lega i due omosessuali nell'opera di sir Alfred è copiato nel film del tedesco che, nei capitoli iniziali, si muove sulla falsariga dell'avventura terrorizzante descritta da Wyler e vissuta da una famiglia della media borghesia americana che, un brutto giorno, si vede capitare in casa degli ergastolani pronti al peggio. Ma alla resa dei conti il regista germanico è troppo inferiore agli involontari maestri. E il suo calco risulta difettoso". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 12 luglio 1998) "Lo stile del film elimina ogni estetismo nella rappresentazione della violenza, resiste pure alla tentazione d'attribuirla a un 'atto gratuito': però mostra ogni conseguenza d'umiliazione, di dolore fisico e di annichilimento provocata dall'aggressione. 'Funny Games' non è bello né brutto: ma ha un'efficacia terribile, con mezzi di grande semplicità terrorizza più di qualsiasi horror. (...) 'Funny Games' non fornisce alcuna motivazione, non dà ragioni alla violenza, ed è atroce: anche perché ciascuno può pensare che quanto accade alla ricca famigliola potrebbe benissimo capitare anche a lui, anche domattina". (Lietta Tornabuoni, 'L'Espresso', 25 giugno 1998)

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