Frankenstein di Mary Shelley1994

SCHEDA FILM

Frankenstein di Mary Shelley

Anno: 1994 Durata: 123 Origine: GIAPPONE Colore: C

Genere:DRAMMATICO, FANTASY, HORROR

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM, PANORAMICA

Tratto da:liberamente ispirato al romanzo "Frankenstein" di Mary Shelley

Produzione:AMERICAN ZOETROPE, INDIEPROD FILMS, JAPAN SATELLITE BROADCASTING INC., TRISTAR PICTURES

Distribuzione:COLUMBIA TRI-STAR FILM ITALIA (1995) - COLUMBIA TRI STAR HOME VIDEO

TRAMA

1974. Il capitano Walton, in rotta per il Polo Nord, incontra sulla banchisa un uomo allo stremo: è Victor Frankenstein, scienziato svizzero, che gli narra la sua storia, come abbia trascorso un'infanzia felice a Ginevra, interrotta dalla perdita della madre, morta nel dare alla luce il fratellino William. Innamorato della sua sorella adottiva Elizabeth, che lo ricambia, Victor si reca a Ingolstadt alla facoltà di medicina dove fa amicizia col collega Henry Clerval e col vecchio docente Waldman, che tenta invano di dissuaderlo dall'obiettivo che lui stesso ha già sfiorato: la creazione di un essere vivente. L'assassinio di Waldman ad opera di un contadino fa sì che Frankenstein costituisca la sua "creatura" col cervello del professore e parti di cadaveri tra cui quello del suo uccisore. Il mostro che ne scaturisce provoca orrore nello scienziato, che ripudia la sua "creatura" la quale braccata dalla folla fugge nella foresta, dove si nasconde presso una fattoria. Qui impara a parlare e leggere di nascosto. Ma viene scoperto e respinto, e grazie al diario di Victor, che ha sottratto, raggiunge Ginevra ed uccide il piccolo William. Del fatto viene incolpata Justine, la figlia della governante, che viene impiccata dalla folla. La "creatura" chiede ora a Victor una compagna, ma sceglie il cadavere di Justine come materiale, e Victor rifiuta, e tenta di sottrarsi al controllo della "creatura" sposando Elizabeth, che lo ama da sempre. Ma la prima notte di nozze il mostro estirpa il cuore della donna. Victor allora la riporta in vita, ma la donna, ridotta ad una larva, e contesa tra i due uomini, si dà fuoco. Lo scienziato dà allora la caccia al mostro seguendolo verso i ghiacci del Nord, dove incontra Walton. Alla fine del suo racconto Victor muore, ed il mostro, sopraggiunto, prima lo piange, e poi si dà fuoco sulla sua pira funebre, mentre i ghiacci si rompono e la nave ritorna verso il sud.

CRITICA

"Kenneth Branagh, raccontandoci tutto questo, è stato abbastanza abile, soprattutto all'inizio, nell'evitare i climi troppo gotici, per dimostrarci subito, appunto, che intendeva privilegiare le psicologie sull'orrore allo stato brado: i caratteri, così, sono in queste ottiche, delineati con cura ed anche l'essere fabbricato nella solita notte di tregenda è sempre proposto con i suoi risentimenti e le sue reazioni, tenute con minuzia sul filo di una commossa umanità; ci sono però egualmente dei compiacimenti eccessivi per le cornici orrorifiche accompagnate, di converso, da lunghe pause narrative in cui, tra descrizioni di ambienti più tranquilli e in un affollarsi di personaggi minori la narrazione ristagna, finendo per risultare abbastanza priva di quei brividi e di quelle tensioni che, pur nella loro grossolanità, riuscivano invece a proporci in abbondanza quasi tutti le precedenti versioni. (...) La Creatura è Robert De Niro, meno orrido nell'aspetto di Boris Karloff, truccato come un mascherone ma pronto a rivelare un cuore umano, con tutta una gamma di sentimenti in contrasto. Come dottor Frankenstein si esibisce lo stesso Branagh, metà scienziato pazzo e metà, anche lui, travolto da guizzi umani. La moglie che con un'altra infedeltà al romanzo, verrà "ricostruita" dopo morta, è Helena Bonham Carter: una faccetta britannica in cui Mary Shelley, forse, si sarebbe riconosciuta." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 11 Febbraio 1995) "S'era già visto in 'Molto rumore per nulla' quanta fiducia abbia il teatrante inglese trentacinquenne, qui regista e interprete del personaggio di Frankenstein, nel dinamismo, nella velocità, nella semplificazione, nell'energia. Lo confermano la rapidità vignettistica della narrazione e la grande scena della creazione, tra mito arcaico e anticipazione industriale tra fiamme, binari e catene ferrei, pulegge, ruote, vibrare azzurro di pulsioni elettriche e un enorme sarcofago bronzeo colmo di liquido amniotico, con Branagh-Frankenstein che s'affanna quasi pazzo a torso nudo esibendo il corpo palestrato e muscolato. Ma è proprio questa visione insulsa, elementare, illustrativa, a dare al film un fascino particolare, una suggestione accattivante." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 11 Febbraio 1995) "Spira un'aria sontuosamente romantica su tutta la messa in scena, in un continuo alternarsi di registri: sicché il film procede a corrente alternata, ora bordeggiando il ridicolo ora azzeccando l'intuizione visiva. Come nel caso della resurrezione di Elizabeth, l'amatissima sorella adottiva uccisa dal mostro e ricucita alla meglio dal disperato Frankenstein in un crescendo orrorifico in bilico tra delirio di onnipotenza e struggimento sentimentale (un omaggio all'Ofelia dell'Amleto?). Ma per il resto 'Frankenstein di Mary Shelley' non regge assolutamente il confronto con il 'Dracula di Bram Stoker': nel reiventare lo spirito del racconto, umanizzando il mostro, Branagh pecca di narcisismo e di megalomania, senza riuscire a imporre una sua cifra personale. E' come se urlasse al suo film Parla!, e quello restasse muto." (Michele Anselmi, 'l'Unità', 10 Febbraio 1995)

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