Foreign Parts2010

SCHEDA FILM

Foreign Parts

Anno: 2010 Durata: 82 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DOCUMENTARIO

Regia:J.P. Sniadecki|Verena Paravel

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:VERENA PARAVEL, J.P. SNIADECKI

Distribuzione:-

TRAMA

La vita quotidiana all'Aladdin Auto Service, un'ex officina di autodemolizioni situata nella zona industriale di Willets Point, nel Queens, a New York, proprio a fianco al nuovo stadio di baseball. Un quartiere fantasma, privo di rete fognaria come di marciapiedi su cui grava la minaccia dello sgombero. Lo sguardo del filmmaker J.P. Sniadecki e dell'antropologa Verena Paravel indugia su quel mondo, dove hanno trovato rifugio senzatetto e immigrati clandestini. Tra di loro c'è Joe, nato e cresciuto lì, che cerca di opporsi allo sgombero; Sara e Luis, una coppia che vive alla giornata dormendo in un furgone. Una comunità variegata con proprie regole e leggi economiche, destinata a scomparire, inglobata dal nuovo piano urbanistico della Grande Mela.

CRITICA

"Verena Paravel cercava di girare un piccolo film percorrendo la metropolitana di New York. Raggiunge un quartiere che la maggior parte della gente sconsiglia di frequentare, Willets Point. Potrebbe anche rimetterci la pelle. Decide di affrontare il rischio. Di certo ha la pelle dura. Qualche minaccia l'ha anche subita. (...) potrebbe essere Puerto Rico o il sobborgo di una pellicola di Ozu. Per buona parte del film la macchina da presa ruota ad altezza d'uomo, con piglio volutamente grezzo, pronta a captare qualunque evento che lì si svolga. (...) All'inizio l'inquadratura sembra soffocare gli spazi togliendogli aria. Il cielo (...) è sempre grigio. Willets Point è un microcosmo. Così il film costruito in una sorta di ascesa: prima una strada malridotta di periferia e infine la vista dell'intero block, dall'alto, nell'azzurro del cielo, mentre una bandiera americana taglia in due l'inquadratura. Willets Point è il centro di un piccolo commercio di pezzi di ricambio di automobili. Vi è lecito immaginare che tutte quelle autovetture smontate lì pezzo per pezzo, possano avere una provenienza ambigua. Questo piccolo centro ha un nome: 'Junkyard'. È il cimitero delle auto. La metafora è permessa: è il luogo dove giungono a vivere i relitti, pezzi di esistenza umana. (...) Il ritmo sensuale della musica sudamericana cozza contro il metallo, i trapani utilizzati per svitare smontare i pezzi di automobili. Come si può vivere in un 'Junkyard'? La tensione è palpabile, eppure, bisogna dirlo, c'è una strana sensualità nei gesti di queste figure umane." (Rinaldo Censi, 'Il Manifesto', 12 agosto 2010)

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