Fontamara1980

SCHEDA FILM

Fontamara

Anno: 1980 Durata: 139 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Carlo Lizzani

Specifiche tecniche:-

Tratto da:romanzo omonimo di Ignazio Silone

Produzione:EDMONDO RICCI PER RAI ERRE CIN.CA, RAI

Distribuzione:CIDIF - FONIT CETRA VIDEO

 

SOGGETTO

Silone, Ignazio
 
 

MONTAGGIO

Fraticelli, Franco
 

SCENOGRAFIA

Scaccianoce, Luigi
 

COSTUMISTA

Calosso, Luciano

TRAMA

Fontamara è un paese della Marsica dimenticato da tutti, e i suoi abitanti - chiamati "cafoni" e considerati quali "intrattabili ribelli" - sono uomini rudi che vogliono lavorare e donne severe che sfacchinano per tutta la giornata. Invitati a scendere ad Avezzano per prendere parte a una parata fascista e, nel contempo, partecipare alla suddivisione del Fucino bonificato dai Torlonia, essi vengono presi in giro dall'avvocato concittadino Don Circostanza. Il medesimo si prende gioo di loro con il giochetto dei "cinque lustri" anzichè "cinquant'anni" quando il torrente che irrigava i loro sassosi campicelli viene deviato a favore di un possidente fascista. Ma tra i "cafoni" c'è un discendente di briganti che un poco alla volta apre gli occhi. E' Berardo Viola che, deciso a sposare Elvira solo dopo avere guadagnato un po' di soldi e acquistato un pezzo di terra, ha il chiodo fisso della grande città in cui emigrare temporaneamente. Nel corso di una spedizione punitiva, i fascisti violentano Maria Grazia. Berardo finalmente si decide e parte con il minorenne Antonio, figlio di Giovanni e Maddalena, zii di Elvira che morirà dopo avere effettuato un pellegrinaggio ad un santuario mariano della montagna. A Roma, Berardo e Antonio vengono truffati da un avvocaticchio e finiscono in prigione quando, invitati al ristorante da un antifascista, vengono trovati dalla polizia con un fascio di fogli stampati alla macchia. Berardo muore in conseguenza delle torture con cui ha favorito la liberazione dell'agitatore. Antonio può tornare al paese solo dopo aver firmato una confessione con la quale si fa passare la morte di Berardo come suicidio. Ma a Fontamara è nato il giornale "Che fare?".

CRITICA

"Meno lirico de 'L'albero degli zoccoli', meno intellettualistico di 'Cristo si è fermato ad Eboli' di Francesco Rosi, questo film cammina su di una validissima strada dal punto di vista tecnico (non per nulla ha vinto il Festival di Montréal) e con gli altri due costituisce un trittico dedicato al mondo dei 'disprezzati e dimenticati', alla denuncia delle ingiustizie sociali che permettono che in un paese moderno abbiano a trascinarsi come animali dei poveretti rei soltanto di esssere nati in terre depresse, alla esaltazione dei tempi in cui il fascismo già infuriava e timidamente la reazione nasceva." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 89, 1980)

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