Fino a qui tutto bene2014

SCHEDA FILM

Fino a qui tutto bene

Anno: 2014 Durata: 80 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Roan Johnson

Specifiche tecniche:DCP

Tratto da:-

Produzione:ROAN JOHNSON IN COLLABORAZIONE CON GLI AUTORI, GLI ATTORI E LA TROUPE DEL FILM

Distribuzione:MICROCINEMA (2015)

ATTORI

Alessio Vassallo nel ruolo di Vincenzo
Paolo Cioni nel ruolo di Paolo
Silvia D'Amico nel ruolo di Ilaria
Guglielmo Favilla nel ruolo di Andrea
Melissa Anna Bartolini nel ruolo di Francesca
Isabella Ragonese nel ruolo di Marta
Paolo Giommarelli
 
 

MUSICHE


I Gatti Mézzi
 

SCENOGRAFIA

Rincen Caravacci
 

COSTUMISTA

Rincen Caravacci

TRAMA

Cinque ragazzi che hanno studiato e vissuto nella stessa casa a Pisa, stanno per trascorrere il loro ultimo fine settimana tutti insieme in quel luogo che ha visto amori nati e finiti, nottate insonni sui libri e festeggiamenti dopo gli esami. Fra tre giorni, infatti, ognuno di loro andrà incontro alle scelte che determineranno il corso di una vita...

CRITICA

"Finalmente. Finalmente un ottimo film italiano, il migliore della compagine tricolore al Festival di Roma. Peccato - ma è un'annosa questione - che il direttore Marco Müller e i suoi non l'abbiano messo in concorso o quel che ne resta (Cinema d'Oggi): parliamo di 'Fino a qui tutto bene', opera seconda del 40enne Roan Johnson, che supera il suo già buono 'I primi della lista'. Chiamato con la compagna sceneggiatrice Ottavia Madeddu a fare un documentario sull'Università di Pisa, ha recepito storie e aneddoti degli studenti e li ha sublimati in un lungometraggio di frazione: cast & crew coproduttori, ovvero non pagati (formula the Coproducers), 250 mila euro di budget, 4 settimane di riprese, i 5 attori (Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Silvia D'Amico, Guglielmo Favilla e Melissa Bartolini) a convivere davvero nella casa degli studenti, pronti a consumare l'ultimo weekend insieme, che interpretano. Ebbene, è la ricetta della felicità: tra amici suicidi, gravidanze inattese, amplessi con angurie, coppie che scoppiano e orge con i parà, filtra la volontà di non arrendersi alla fine delle speranze, all'entrata nel mondo del lavoro come fosse un macello. Il film è fresco, libero e indie come non (ci) capitava da tempo, fosse girato in inglese si venderebbe come il pane. (...) il titolo 'Fino a qui tutto bene' viene dal cult 'L'odio' di Mathieu Kassovitz, ma è un film che amerete." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 23 ottobre 2014) "Saranno vent'anni ormai che in Italia quando qualcuno fa un bel film al di fuori delle solite formule finisce quasi per chiedere scusa. Sarebbe ora di invertire la tendenza per rivendicare la voglia e la capacità di fare un cinema meno sdraiato sulle presunte aspettative del pubblico e più capace di dar forma a qualcosa che è nell'aria ma che solo i veri creatori sanno cogliere e interpretare. L'ultimo in ordine d'arrivo di questi piccoli casi, che ciclicamente rovesciano i canoni dominanti nelle nostre tristi commedie, si chiama 'Fino a qui tutto bene' e lo ha diretto l'anglo-materano-pisano Roan Johnson (soprattutto pisano, almeno quanto a umorismo), già scrittore ('Prove di felicità a Roma Est', Einaudi), regista tv ('I delitti del Barlume') e soprattutto autore di un altro film notevole anche se non molto visto: 'I primi della lista', come questo capace di fotografare tutta un'epoca raccontando un piccolo gruppo di personaggi (...). Se quella era una storia demenziale ma vera, i cinque protagonisti di 'Fino a qui tutto bene' sono frutto di fantasia. Ma si portano dentro le storie, le facce egli umori in cui Johnson si è imbattuto girando un documentario sugli studenti per l'Università di Pisa. Mescolati e rielaborati a dovere dentro a uno spunto narrativo minimo e insieme immenso (...) un 'addio giovinezza' post-Erasmus, post-Youporn, post-declino, ambientato nell'Italia flagellata dalla disoccupazione giovanile ma ancora capace di buonumore. Come dimostra il fuoco inesauribile di battute di questa commedia amara e irresistibile che con cinque attori poco noti ma formidabili cuce insieme ogni possibile tema, tic, gergo, inquietudine, follia degli under 30 con un brio che esclude le formule (...). Ma cerca - e trova - tutto un mondo in quella casa, nei problemi non così piccoli dei suoi abitanti, in quel coacervo di storie strambe, aneddoti, spacconate, che sono la base di ogni identità collettiva, ma anche occasione di trovate esilaranti a getto continuo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 marzo 2015) "Il titolo è stato suggerito al regista Roan Johnson dalla battuta finale dell' 'Odio' ma interpretata col comune sentimento grottesco dei giovani Italiani in crisi. (...) Tipi diversi ma non banali, gioventù e goliardia non stereotipate, nel film circola aria piacevole di verità e dalla finestra aperta, come nel vecchio cinema, entra diretta la vita, (Monicelli). (...) Una commedia non volgare, spiritosa che può aiutare a portarci fuori dalle secche dei telefonini bianchi e dei soliti noti: questi attori ignoti son pronti a prendere il posto". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 19 marzo 2015) "(...) un diario audiovisivo in apparenza brado e frammentario, ma in realtà abilmente destrutturato che potrebbe occupare lo stesso presidio cinematografico che si guadagnò a suo tempo il proto-morettiano «Ecce bombo»... Ed è così coinvolgente questo pot-pourri di scorribande, aneddoti, atti gratuiti e spassi feroci al limite dell'autolesionismo da suggerire addirittura un'assonanza letteraria che rischia di pesare troppo, vale a dire quel sentore di malinconia, spavalderia e suspense esistenziali che contrassegnano il definitivo passaggio all'età adulta nel capolavoro conradiano «La linea d'ombra». Manca per fortuna la scenata-madre contro la sporca società, ma non per questo la crisi e l'incertezza che toccano ai nostri «absolute beginners» risultano abrogate: Johnson non cede, semplicemente, alla retorica cosiddetta alternativa perché sembra mettersi sullo stesso piano dei personaggi e insieme a loro fare i conti con i progetti, le illusioni, le ambizioni che tutte le generazioni hanno coltivato e a prescindere dalle trappole epocali continueranno a coltivare. La chiave decisiva funziona, ovviamente, grazie alla freschezza dei volti, corpi e parole degli attori (...) che si svincolano dal macchiettismo affibbiato d'ufficio alla compagnia di giro dei Bisio-Siani-Cortellesi-Bova-De Luigi e conferiscono a gag canoniche (...) lo statuto di materiale originale anche dal punto di vista stilistico. «E che facciamo, ci arrendiamo?» non solo è la battuta chiave del film, ma sembra anche un garbatissimo invito rivolto ai tanti veri o presunti strateghi del cinema nostrano." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 19 marzo 2015) "Piacevole, simpatica commedia dolceamara, un tenero e divertente addio alla giovinezza, dove si riscopre che in fondo l'amicizia è più importante dell'amore. (...) Bravi e intonati i cinque sconosciuti protagonisti. Memorabile la scena di Ilaria che, via Skype, comunica ai genitori di essere incinta." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 20 marzo 2015)

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