FERMO POSTA TINTO BRASS1995

SCHEDA FILM

FERMO POSTA TINTO BRASS

Anno: 1995 Durata: 93 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:-

Produzione:GIOVANNI BERTOLUCCI PER CALIFORNI FILM E PRODUTTORI ASSOCIATI

Distribuzione:ARTISTI ASSOCIATI - BMG VIDEO, PYRAMID ENTERTAINMENT

TRAMA

Il regista Tinto Brass nel suo studio in compagnia della formosa segretaria, legge alcune missive che gli sono giunte da ogni parte d'Italia. Una giovane gli confida che è stata "aiutata" in certi rapporti amorosi col suo fidanzato sulla spiaggia dalla visione di un'altra coppia impegnata in analoghe "faccende". Dal Veneto Elena fa sapere di essere una "bella di giorno" e di avere tra i più affezionati clienti il marito Guido che, fingendo di non riconoscerla, si abbandona, pagando naturalmente, ad effusioni che non ha il coraggio di richiederle come moglie. Una diciannovenne di Sutri narra le sue esibizioni nel locale anfiteatro ad uso di un turista nipponico. Una signora racconta di come il marito, dopo tanto penare, l'ha finalmente convinta a partecipare ad "ammucchiate" per individui facoltosi in una villa esclusiva. Poi una casalinga afferma che, trascurata dal marito, ha ceduto al fascino telefonico di un uomo sconosciuto, il quale è servito per fare da ignara "colonna sonora" alle effusioni del marito, rientrato all'improvviso. Dal Sud una signora lamenta il vizio del gioco del marito il quale una notte è rientrato ubriaco annunciando che si è giocato tutto con due amici, compresa la moglie la quale, dapprima inorridita ed offesa, ha poi deciso di onorare l'impegno del consorte trovando piacevole questa situazione. Infine giunge nello studio del regista una giovane col suo manager per un provino: dopo aver esaminato a fondo le qualità della postulante, Brass chiede alla segretaria circa i suoi sogni, ed ella rivela di sognare il regista che le prova delle scarpe in un negozio sfoderando attributi elefantini.

CRITICA

In questo film d'amorose corrispondenze che sembra una versione osé di certe commedie italiane a episodi degli anni sessanta sul sesso matto, la provocazione (e l'avvilimento) sono ripetitivi, sciatti, meno onirici: ad un passo dall'hard (artefatti falli gommosi o proboscidali, finti amplessi), lo sguardo (e il set) di Brass sembrano contemplare il vuoto. Se tanto ci dà tanto, meglio il porno. (Il Messaggero, Fabio Bo, 2/9/95) Più che nella morbida atmosfera dei classici dell'erotismo, siamo nel clima delle barzellette da fureria: e la pretesa leggerezza liberatoria del sesso, tanto sbandierata dall'autore, si quantifica in una esorbitante sfilata di insistite nudità. (La Stampa, Alessandra Levantesi

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