Padri e figlie2015

SCHEDA FILM

Padri e figlie

Anno: 2015 Durata: 116 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Gabriele Muccino

Specifiche tecniche:CANON EOS C500/RED EPIC, CANON CINEMA RAW (2K)/REDCODE RAW (5K), D-CINEMA (1:2.35)

Tratto da:-

Produzione:VOLTAGE PICTURES IN COPRODUZIONE CON BUSTED SHARK PRODUCTIONS, FEAR OF GOD FILMS, ANDREA LEONE FILMS

Distribuzione:01 DISTRIBUTION

ATTORI

Russell Crowe nel ruolo di Jake Davis
Amanda Seyfried nel ruolo di Katie Davis
Aaron Paul nel ruolo di Cameron
Diane Kruger nel ruolo di Elisabeth
Quvenzhané Wallis nel ruolo di Lucy
Bruce Greenwood nel ruolo di William
Janet McTeer nel ruolo di Psicanalista
Kylie Rogers nel ruolo di Katie bambina
Jane Fonda nel ruolo di Theodora
Octavia Spencer nel ruolo di Dott.ssa Corman
Haley Bennett nel ruolo di Stacey
Ryan Eggold nel ruolo di John
Brendan Griffin nel ruolo di Evan
Claire Chapelli nel ruolo di Nancy
Chris Douglass nel ruolo di Brian
Michelle Veintimilla nel ruolo di Michelle
Matt Scheib nel ruolo di Michael
Jake Scheib nel ruolo di Andrew
Jason McCune nel ruolo di Jon Wilton
Darren Eliker nel ruolo di Dott. Barrett
Santiago Veizaga nel ruolo di Diego
 

SCENEGGIATORE

Desch, Brad
 
 

SCENOGRAFIA

Clancy, Daniel B.
 

COSTUMISTA

Mussenden, Isis

TRAMA

Jake è un romanziere di successo rimasto vedovo in seguito a un grave incidente, che si trova a dover crescere da solo l'amatissima figlia Katie, a fare i conti con i sintomi di un serio disturbo mentale e con la sua altalenante ispirazione. Ventisette anni dopo, Katie è una splendida ragazza che vive a New York: da anni lontana dal padre, combatte i demoni della sua infanzia tormentata e la sua incapacità di abbandonarsi ad una storia d'amore.

CRITICA

"Il bello è che il film alterna e mescola con libertà le due epoche in un unico flusso, strappando non di rado emozioni inaspettate (bello in particolare il rapporto della Seyfried con la bambina). Cast eccellente, regia attenta, controllata, meno enfatica del solito. Un bel progresso per Muccino, di nuovo in forma dopo l'ultima prova. Anche se il film non si libera mai del tutto di quella patina di convenzione che spesso è il pedaggio di queste storie 'scritte' fino all'ultima virgola. E di cast così gonfi di star." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 1 ottobre 2015) "Gabriele Muccino al quarto film americano. Due piani temporali distanti 25 anni, intrecciati attraverso quel montaggio serrato che, sin dall'inizio, il regista ha dato prova di saper manovrare. (...) Un impianto genuinamente melodrammatico sposa la propensione all'iperbole che Muccino ha sempre prediletto. Ignorando del tutto i toni o i mezzitoni dello scetticismo e dell'ironia che a torto o a ragione si ritiene formino il gusto caratteristico (e forse anche i limiti) del cinema italiano. Quello che racconta può non interessare, ma non può sfuggire la sua abilità. Chissà quanti noteranno la vistosa somiglianza tra il protagonista e il fratello più giovane del regista, Silvio." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 1 ottobre 2015) "Il mélo secondo Muccino s'arricchisce con 'Padri e figlie' di un altro titolo imbottito di sentimentalismi ricattatori, battute stracult e personaggi stereotipati che sarebbero sembrati smodati persino a Matarazzo. (...) Muccino 'gira bene'? Sì, ci sono gli svolazzi con la macchina a spalla e le volute dei piani sequenza, Crowe che recita la classica scena madre dell'esaurito nonché i 22 milioni di dollari del budget. Tutti ottimi motivi per sposare le battute congegnate a mo' d'insulto dallo script di Brad Desch contro le recensioni e i critici ostili." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 1 ottobre 2015) "AIla sua quarta esperienza americana, Gabriele Muccino conferma di essere uno dei rari registi italiani, o forse il solo, in grado di saper lavorare bene a Hollywood: senza tradire se stesso e senza lasciarsi intimidire dal peso divistico degli interpreti. Il problema di 'Padri e figlie' è un altro: l'incapacità dell'esordiente sceneggiatore Brad Desch a calibrare personaggi e ritmi di un dramma degli affetti che procede in parallelo su due piani temporali. (...) Con tocco sobrio, Muccino imbastisce il film nella morbida vena intimistica a lui congeniale; Crowe conferisce spessore e sensibilità al suo vulnerato protagonista, la Seyfried dimostra buona maturità a giocare sulle corde drammatiche. Peccato il copione!" (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 1 ottobre 2015) "I padri occupano da sempre un ruolo speciale nel cinema di Gabriele Muccino. Padri che non hanno ancora visto nascere la propria creatura e già vengono meno alle responsabilità ('L'ultimo bacio'), padri per i quali non è mai troppo tardi rifarsi una nuova vita ('Ricordati di me'), padri separati ma decisi a prendersi comunque cura dei propri figli ('La ricerca della felicità') e a difendere il proprio ruolo nell'ambito di famiglie più allargate ('Quello che so sull'amore'). (...) Che il regista ormai di casa oltreoceano creda davvero ai sentimenti messi in campo in questa nuova avventura cinematografica, è chiaro per tutti coloro che vedranno il film. Passione e onestà sono evidenti in 'Padri e figlie' anche dove la struttura del film orchestra emozioni secondo canoni ben precisi e noti. Questa dolorosa storia d'amore e crescita, abbandono riscatto, malattia e guarigione rappresenta al momento la 'summa' del cinema di Muccino, che qui si fa più pacato e riflessivo, più maturo e adulto, capace di uno sguardo più lucido verso quei meccanismi della vita e dell'essere umano che film dopo film non smettono mai di incantarci." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 1 ottobre 2015) "Piacerà a chi da sempre ha un debole per Muccino e da almeno un lustro lo vedeva girare a vuoto. Qui gira di nuovo inventivo e spedito. Peccato che vada a mille ogni volta che riesce a mettere Russell Crowe (il babbo) sullo schermo e perda colpi quando deve fidarsi di Amanda Seyfried." (Giorgio Carbone, 'Libero', 1 ottobre 2015) "Più lacrimoso che toccante mélo familiare dell'ostinato emigrante volontario Gabriele Muccino. (...) La prima parte, nell'89, è passabile; la seconda, ai giorni nostri, disastrosa." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 1 ottobre 2015)

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