Drive2011

SCHEDA FILM

Drive

Anno: 2011 Durata: 100 Origine: USA Colore: C

Genere:AZIONE, THRILLER

Regia:Nicolas Winding Refn

Specifiche tecniche:ARRI ALEXA, COOKE S4/CANON EOS 5D MARK II/CLAIRMONT CAMERA/ICONIX HD-RH1/WEISSCAM HS-2, PRORES 4:4:4 HD, (2K), 35 MM/D-CINEMA (

Tratto da:romanzo omonimo di James Sallis (ed. Giano/Neri Pozza)

Produzione:FILMDISTRICT, ODD LOT ENTERTAINMENT, BOLD FILMS, MARC PLATT/MOTEL MOVIES

Distribuzione:01 DISTRIBUTION - DVD E BLU-RAY: 01 DISTRIBUTION (2012)

ATTORI

Ryan Gosling nel ruolo di Driver
Carey Mulligan nel ruolo di Irene
Bryan Cranston nel ruolo di Shannon
Albert Brooks nel ruolo di Bernie Rose
Oscar Isaac nel ruolo di Standard Guzman
Ron Perlman nel ruolo di Nino
Christina Hendricks nel ruolo di Blanche
James Biberi nel ruolo di Chris 'Cook'
Kaden Leos nel ruolo di Benicio
Tiara Parker nel ruolo di Cindy
Cesar Garcia nel ruolo di Jose
Christian Cage nel ruolo di Christian
Chris Muto nel ruolo di Jack
Chris Smith
Jeff Wolfe
Joe Pingue
Tina Huang
 

SOGGETTO

Sallis, James
 

SCENEGGIATORE

Amini, Hossein
 

MUSICHE

Martinez, Cliff
 

MONTAGGIO

Newman, Matthew
 

SCENOGRAFIA

Mickle, Beth
 

COSTUMISTA

Benach, Erin

TRAMA

Driver è uno stuntman automobilistico di Hollywood dalla natura solitaria, per guadagnare soldi extra funge anche da autista per alcuni criminali. La sua vita verrà messa in serio pericolo quando deciderà di aiutare Standard, il marito della sua bella vicina Irene e che, tornato a casa dopo essere stato in carcere, lo coinvolgerà in un pericoloso affare...

CRITICA

"Stuntman per il cinema e pilota per la criminalità, lo straordinario Ryan Gosling guida, ama (Carey Mulligan) e lotta. Eppure, qualcosa non torna: la facoltà non si abbina alla proprietà (guida, non possiede le auto: un precario?), la tenerezza condivide la stessa inquadratura della violenza iperrealista. Ma non potrebbe essere altrimenti, perché 'Drive' è il più felice paradosso sugli schermi del Terzo millennio: genere d'autore, quale è Nicolas Winding Refn. Il genietto danese imbocca la corsia dell'azione criminale, fa stop ego nell'intimismo e rifornisce di ineluttabilità e desideri frustrati il suo pilota senza nome, che tiene la strada come nessun altro, ma non per andare là dove vorrebbe. Frullando i notturni di Paul Schrader e una colonna sonora da brividi, l'adrenalina di Michael Mann e lo splatter di 'Pusher', 'Drive' è la Ferrari dell'action su strada. Con quattro mani al volante, perché anche Refn guida da Dio una macchina non sua: premiata a Cannes, è una regia su commissione. Ed è un capolavoro: non perdetelo." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 29 settembre 2011) "Quando un biondino dallo sguardo impassibile si mette al volante preparatevi al peggio. Presto o tardi accadranno cose tremende. Ma prima che il sangue inizi a zampillare e il biondino riveli la violenza selvaggia nascosta dietro la sua aria angelica, il film ci regalerà alcune delle più straordinarie scene di inseguimento del cinema contemporaneo. E una inevitabile riflessione sulla disinvoltura con cui oggi molti registi manovrano l'eredità del grande cinema del passato. Svuotandone poco a poco le forme e le mitologie dall'interno, per così dire. Come se il mondo oggi fosse diventato troppo complesso (troppo pesante) per rappresentarlo davvero. E il massimo dell'impatto coincidesse con il massimo della leggerezza, della volatilità, dell'incorporeità. Che è il grande tema veicolato dai film sulla velocità - e dal piacere innegabile che procurano. Questa lunga premessa può sembrare a sua volta pesante per un concentrato di corse e adrenalina come 'Drive', esordio a Hollywood del 41enne danese Nicolas Winding Refn, astro in ascesa sull'affollata (e sempre più efferata) scena mondiale del noir. Ma è la struttura del film, così vistosamente (così infantilmente) diviso in due, che spinge a chiedersi perché a una prima parte tutta corse e speranza segua una seconda parte dominata dalla violenza più cieca. Come se dopo averci fatto volare Winding Refn dovesse ricordarci con brutalità che abbiamo un corpo, fatto di carne e sangue."(Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 30 settembre 2011) "Quando arrivano a Hollywood, molti registi europei anche i più originali si uniformano all'industria, confezionando film formattati. Non è il caso del danese Nicola Wmding Refn che, pur se in un film su commissione da un romanzo (di James Sallis), lascia tracce ben visibili della personalità mostrata nella trilogia 'Pusher' e in 'Bronson'. (...) Uno struggente romanticismo lo traversa; malgrado alcune scene di estrema truculenza, alcune (tra tutte quella dell'ascensore) di un virtuosismo che le candida fin da ora alle future antologie del cinema. Non mancano i riferimenti metacinematografici, a cominciare dalla maschera di scena in lattice indossata dall'eroe per rendersi irriconoscibile. Il divo ascendente Ryan Gosling si conferma molto oculato nello scegliere le parti." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 30 settembre 2011) "Una ballata ad alto tasso criminale che si radica con polso stilizzato e iperrealistico nella migliore tradizione del noir hollywoodiano. 'Drive' del danese americanizzato Nicolas Winding Refn non a caso è stato premiato per la regia all'ultimo festival di Cannes suscitando generali entusiasmi e qualche contorta perplessità tra gli ultimi addetti ai lavori ostili al connubio tra marchio d'autore e cinema di genere. Tratto dal romanzo omonimo di James Sallis (ediz. ital. Giano), il film sicuramente destinato a diventare di culto non vuole mettere in bella calligrafia la routine poliziesca, bensì forgiare quest'ultima col fuoco di un pathos che è proprio della condizione umana postmodema. In 'Drive' non c'è, insomma, la sbrigativa separazione - ricorrente nei prodotti affini - tra atmosfere e racconto perché le une sono determinate dall'altro e la scelta di stile ne viene costantemente giustificata, corroborata, in una parola ricreata. (...) Seppure sia giusto avvertire gli spettatori sensibili che la magnifica andatura, resa ipnotica da sinuose carrellate e stacchi imperiosi d'inquadratura, nonché scandita da un'eccezionale colonna musicale in cui l'elettronica anni Ottanta si mischia alle citazioni tarantiniane di dimenticati hit italiani ('Oh My Love' di Riz Ortolani), verrà a più riprese squarciata da impressionanti impennate di brutalità e violenza decisamente pulp, 'Drive' è uno di quei titoli che si fanno prendere sul serio sia che si cerchi il piacere dello spettacolo sia che si pretenda la coerenza della sempiterna metafora della lotta dell'individuo perla sopravvivenza." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 30 settembre 2011) "Nonostante l'ottima accoglienza a Cannes 2011, dove ha avuto il premio per la regia, il quarantenne Nicolas Winding Refn non piace a tutti: c'è un partito di antipatizzatori convinti che la sofisticata scatola formale del suo 'Drive' - intessuta di citazioni (da Friedkin a Hill, chi più ne ha più ne metta) e scene di sanguinaria crudezza - sia vuota. Il titolo del noir, basato sul romanzo di James Sallis, si riferisce a un protagonista che resta innominato e che si qualifica per ciò che sa fare meglio in assoluto: parafrasando Cartesio, «Guido dunque sono». (...) A suffragare le riserve, c'è il particolare che Refn non è un esordiente duro e puro: e se nei film precedenti (i tre 'Pusher', 'Bronson') ha premuto il tasto di un'efferatezza estrema, è anche vero fra l'uno e l'altro ha girato un'inoffensiva puntata della serie Miss Marple. Resta che 'Drive' è una pellicola di gran classe e si segue tutta di un fiato. Merito di un interprete - Gosling, la scoperta dell' anno - che non ti stanchi mai di guardare; di un'attrice straordinaria e vibrante, la Mulligan, apprezzata in 'An Education' e, a breve, in 'Shame'. Merito di una sceneggiatura che Hossein Amini orchestra abilmente su impercettibili scarti temporali; della stilizzata Los Angeles impaginata dal direttore di fotografia, Newton Thomas Sigel; della musica di Cliff Martinez, collaboratore abituale di Soderbergh. Talenti eterogenei che, sotto la guida del talentoso Refn, conferiscono a 'Drive' una tenuta forte, coerente. Raramente premio per la regia fu dato con maggior giudizio: sarà poi il futuro a dirci se il danese è solo un impeccabile manierista o se ha un mondo da esprimere." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 30 settembre 2011) "Il nuovo film di Refn, 'Drive', è atteso come l'opera sconvolgente di un nuovo grande regista, forse anche un nuovo Tarantino e questo a pochi mesi dall'uscita in sala, e in sottotono, di quel 'Bronson' forse tra i suoi film migliori per quel tanto di libertà, innovazione e iconoclastia che si è potuto concedere (un biopic affascinante sul Michael Paterson, il più famoso galeotto d'Inghilterra, una carriera in prigione e un 'talento' d'artista e scrittore). Certo, di mezzo c'è stata la consacrazione cannense con il Premio per la Miglior Regia, e sappiamo quanto quel festival possa fare per lanciare un autore. Non solo, ma a questo si deve aggiungere il fatto che 'Drive' è di tutti film di Refn quello più commestibile, quello che aggiusta le punte estreme in una coreografia affascinante ma meno urticante. Non a caso è il suo primo film americano, fatto su commissione e con i soldi hollywoodiani. (...) Refn, al di là dei richiami e delle citazioni, ha un passo originale e di grande valore. Il modo soffuso e ammantato in cui avvolge quella che di fatto è una storia d'amore, anzi un méelo, e l'improvviso scatenarsi della violenza cruda e realistica fanno parlare di un autore complesso e raffinato che arriva oggi a un pubblico più ampio ma che già da tempo ha conquistato un pubblico più esigente. Poche ultime parole per sottolineare la performance attoriale del protagonista, un Ryan Goslin che potrebbe alla lunga competere con la fissità mitica di Clint Eastwood, anzi crediamo che Refn abbia voluto giocare con questo impossibile paragone, visto che mette uno stuzzicadenti quasi western sull'angolo della bocca di Goslin. Comunque sentiremo parlare ancora di lui." (Dario Zonta, 'L'Unità', 30 settembre 2011) "Piacerà a coloro che amano le trame dark specie quando sono collocate nelle metropoli che non dormono. E specie quando la fattura è decisamente super. Appena visto il film tanti si chiederanno chi c'era dietro la macchina da presa. Michael Mann. Walter Hill? Macché il super director che sgiazza nella 'Città degli Angeli' come se la bazzicasse da una vita, è il danese Nicolas Winding Refn al primo film pervenuto in sala pubblica (Quindi, corsa al blockbuster a scovare i dvd dei suoi film precedenti, da 'Pusher' a 'Valhalla rising')." (Giorgio Carbone, 'Libero', 30 novembre 2011)

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