SCHEDA FILM

Dopo la prova

Anno: 1983 Durata: 73 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:-

Produzione:CINEMATOGRAPH AB, PERSONAFILM (MUNCHEN)

Distribuzione:WILLIAM ITALIANA (1986) - GENERAL VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI

TRAMA

Henrik Vogler, un anziano ed affermato regista, è solo sul palcoscenico: una prova del "Sogno" di Strindberg è finita da poco ed egli verifica le proprie postille al copione, per poi assopirsi per qualche istante. Al suo risveglio arriva Anna, una attrice giovanissima, ambiziosa e decisa, che avrà la parte principale, quella di Indra, nel lavoro del grande drammaturgo svedese. La presenza di Anna, con tutti i suoi dubbi ed entusiasmi, fa sì che Henrik evochi la madre di lei - Rakel - molti anni prima grande attrice di teatro, odiata dalla ragazza che ne fu abbandonata, poi degratatasi nell'alcool e morta in una clinica da cinque anni. Rakel, malgrado il suo penoso disfacimento, implora ancora da Vogler un incontro d'amore ed una parte degna di lei. Ma l'anziano regista le resiste e il suo rifiuto è netto. Lui è stato l'amante di Rakel, che aveva sposato un amico comune; i due uomini si erano trovati tutti e due padri di due bambine. Né si può escludere che Anna sia proprio la figlia di Henrik. Dopo che al tempestoso ed amaro colloquio aveva assistito immobile ed in silenzio un'Anna adolescente e dopo che Henrik, per calmare Rakel, le ha promesso di recarsi a trovarla a casa sua, rientra in scena Anna, la quale insiste per la parte, ostenta una femminilità provocatoria, dapprima dichiarando di essere incinta di un certo Johan, indi di avere da poco voluto un aborto e poi ancora, mentendosi, di essere prontissima a farlo, pur di recitare e di amare Henrik. Henrik resiste anche a quest'opera di seduzione, pur affascinando la giovane con la descrizione del loro rapporto quale sarebbe potuto essere e non è stato. Ora anche Anna esce di scena poiché ha una parte in un lavoro radiofonico. Sul palcoscenico, ormai totalmente privo di creature in carne ed ossa e di fantasmi irosi o queruli, resta solo il ruvido Henrik: tutto solo in quella nudità essenziale, fatta di echi e di cartapesta, nella quale unicamente gli è dato di vivere.

CRITICA

"I temi bergmaniani ci sono tutti e 'Dopo la prova' ne è una 'summa': l'angoscia, le contraddizioni e trappole dei sentimenti, l'amore della coppia inteso come competizione e rissa, l'inesauribile fascino della finzione teatrale, la delusione, nonché il presentimento della morte. Bergman è maestro nell'affrontare, concatenare ed esprimere in saldissima sintesi una tematica siffatta, scavando impietosamente nella carne e nell'anima dei suoi personaggi, in un gioco dialettico che - pur nella densità del testo - non perde mai un colpo, né viene meno alla sostanziale coerenza umana e stilistica del regista svedese. Certo il lavoro è autobiografico. In Henrik Vogler, alla fine rimasto solo su quella scena angusta e spoglia che è un'autentica, amara condizione esistenziale, in quel regista disincantato e ruvido, che rifiuta di darsi umanamente, perché stanco e prossimo al tramonto e che è vivo, unicamente in quanto si sente mediatore acuto e pronto tra le lusinghe della realtà e le superiori esigenze dei personaggi, da condurre alla vittoria a qualsiasi prezzo, in quell'Henrik c'è tutto Bergman e la sua solitudine. Il palcoscenico è il luogo deputato per le presenze e le evocazioni dei sussurri e delle grida. Vogler subisce l'incanto di quel silenzio, dei vecchi fondali dipinti, di quella atmosfera da sortilegio tutta echi e finzioni d'arte, in cui le creature sciorinano sentimenti che sono per lo più tradimenti e menzogne, quando addirittura non un odio viscerale, mai rimosso dalle sue radici neppure nelle profferte d'amore. Sempre la vita come teatro, la vita degli esseri in perigliosi equilibri tra slanci e ricatti, memorie amare e proteste rabbiose, nella alternanza della realtà e del sogno evocatore, e nella incessante proposizione di una serie infinita di interrogativi assillanti ma senza risposta, di lacrime e di accuse, tutto concludendo verso l'unica realtà affascinante ed accettabile, finta ma vera a un tempo, del teatro, della sua lucida logica e dei suoi personaggi, in quanto tali assolutamente autentici." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 100, 1986)

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