Dopo la guerra2017

SCHEDA FILM

Dopo la guerra

Anno: 2017 Durata: 100 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Annarita Zambrano

Specifiche tecniche:SCOPE

Tratto da:-

Produzione:TOM DERCOURT, STEPHANIE DOUET, MARIO MAZZAROTTO PER SENSITO FILMS, CINÉMA DE FACTO, MOVIMENTO FILM, IN COPRODUZIONE CON MOVIMENTO FILM

Distribuzione:I WONDER PICTURES (2018)

ATTORI

Giuseppe Battiston nel ruolo di Marco
Barbora Bobulova nel ruolo di Anna
Charlotte Cétaire nel ruolo di Viola
Fabrizio Ferracane nel ruolo di Riccardo
Elisabetta Piccolomini nel ruolo di Teresa
Marilyne Canto nel ruolo di Marianne
Jean-Marc Barr nel ruolo di Jérôme
Carolina Lanzoni nel ruolo di Bianca
 
 

MONTAGGIO

Breton, Muriel

TRAMA

Bologna, 2002. La protesta contro la riforma del lavoro esplode nelle università. L'assassinio di un giusvalorista riapre vecchie ferite politiche tra Italia e Francia. Marco, ex-terrorista, condannato per omicidio e rifugiato in Francia da 20 anni grazie alla Dottrina Mitterand, che permetteva agli ex terroristi di trovare asilo oltre Alpe, è sospettato di essere il mandante dell'attentato. Quando il governo Italiano ne chiede l'estradizione, Marco decide di scappare con Viola, sua figlia adolescente. La sua vita precipita, portando nel baratro anche quella della sua famiglia italiana, che, da un giorno all'altro, si ritrova costretta a pagare per le sue colpe passate.

CRITICA

"(...) il film, che la regista ha scritto insieme a Delphine Agut, abbandona subito l'indagine poliziesca (non sapremo se Marco è coinvolto o no) per raccontare invece le ricadute che quelle scelte - la lotta armata, lo scontro con lo Stato e il rifiuto della sua giustizia - hanno su chi ne paga solo le colpe: la figlia che si vede strappata alla sua vita e alle sue amiche, la sorella (Barbora Bobulova) che vive a Bologna e ha un marito giudice (Fabrizio Ferracane), la vecchia madre (Elisabetta Piccolomini). 'Dopo la guerra' non propone soluzioni «politiche» al problema dei terroristi che non hanno rinnegato le loro idee (come vediamo fare da Marco durante una tesissima intervista con una giornalista durante la latitanza), piuttosto ne ribadisce l'ineluttabile tragicità, ricordando l'esistenza di una ferita che nessuno sembra capace di chiudere e che il film riapre nella sua dolorosa drammaticità." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera, 24 maggio 2017) "Costruito come un tragedia greca sulla colpa che si trasmette dai genitori ai figli, da un paese all'altro, il film della Zambrano riflette su un tema ancora assai spinoso per l'Italia, mai veramente metabolizzato, analizzato e superato." (Alessandra De luca, 'Avvenire', 24 maggio 2017) "Un film a sfondo politico ma profondamente ancorato all'umano che interroga la coscienza individuale e collettiva dentro a un 'post' carico di colpe, rimossi, ferite aperte e domande sospese. Ed è proprio sulle domande che Zambrano costruisce la propria narrazione, nutrita di ricordi infantili (...) e di tanto studio, fra incontri e documentazione. (...) Il film, sostanzialmente, lavora sulla trasmissione del carico della colpa, privata e pubblica, d'impianto classico ma sempre attuale." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 24 maggio 2017)

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