Donnie Darko2001

SCHEDA FILM

Donnie Darko

Anno: 2001 Durata: 113 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, FANTASCIENZA

Regia:Richard Kelly

Specifiche tecniche:PANAVISION, 35 MM (1:1,85) - DE LUXE

Tratto da:-

Produzione:ADAM FIELDS, SEAN MCKITTRICK PER PANDORA CINEMA, ADAM FIELDS PRODUCTIONS, GAYLORD FILMS, FLOWER FILMS, DARKO PRODUCTIONS

Distribuzione:MOVIEMAX (2004)

ATTORI

Jake Gyllenhaal nel ruolo di Donnie Darko
Holmes Osborne nel ruolo di Eddie Darko
Maggie Gyllenhaal nel ruolo di Elizabeth Darko
Daveigh Chase nel ruolo di Samantha Darko
Mary McDonnell nel ruolo di Sig.ra Rose Darko
James Duval nel ruolo di Frank
Patrick Swayze nel ruolo di Jim Cunningham
Mark Hoffman nel ruolo di Poliziotto
Drew Barrymore nel ruolo di Karen Pomeroy
Katharine Ross nel ruolo di Dr. Lilian Thurman
Kristina Malota nel ruolo di Susie Bates
Marina Malota nel ruolo di Emily Bates
Scotty Leavenworth nel ruolo di David
Arthur Taxier nel ruolo di Dottor Fisher
David St. James nel ruolo di Bob Garland
Seth Rogen nel ruolo di Ricky Danforth
 

SCENEGGIATORE

Kelly, Richard
 
 
 

SCENOGRAFIA


Hammond, Alec
 

COSTUMISTA

Ferry, April

TRAMA

Donnie Darko, un adolescente americano, durante una sortita notturna in preda a un attacco di sonnambulismo, si imbatte in Frank, un coniglio gigante che gli predice la fine del mondo. Ovviamente 'Frank' non è altro che una visione di Donnie, ma quando il ragazzo torna a casa scopre che la sua camera è stata devastata da un motore di aereo caduto dal cielo. Mentre Donnie, con l'aiuto di Frank, cerca di indagare come mai sia scampato alla morte, accadono altri strani fenomeni che minacciano la vita delle persone a lui care...

CRITICA

"Arriva con tre anni di ritardo 'Donnie Darko', il cult movie del 29enne Richard Kelly prodotto con i soldi e il coraggio di Drew Barrymore, qui attrice defilata. Occhi incollati allo schermo grazie all'eclettico Kelly, regista sofisticato (canzoni stranianti, dai Duran Duran ai Joy Division), sentimentale (c'è il più grande atto d'amore degli ultimi tempi) e spettacolare (molti effetti al computer). Jake Gyllenhaal divino. Peccato per un finale cervellotico che obbliga a rivedere e ripensare troppo al film. E più ci pensi, più 'Donnie Darko' si trasforma da affascinante fiaba moderna a fantascientifico rompicapo da primi della classe. Esordio interessante, ma Kelly tende a strafare." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 26 novembre 2004) "Uscito a ridosso dell'11 settembre, quando di paura il pubblico statunitense non aveva proprio bisogno, 'Donnie Darko' fu uno storico flop. Poi, grazie al passaparola generazionale, al Sundance, al web e al successo in DVD è diventato un film cult, un piccolo rivoltoso manifesto morale, come il 'Rocky Horror Picture Show'. (?) Il film prodotto da Drew Barrymore è intelligente e multigenere, squarcia l'inconscio di un ventenne e Jake Gyllenhaal è perfetto. Vi spira un'aria di ineluttabilità quasi biblica e di guerra giovanile contro i genitori repubblicani e il refrattario corpo insegnante: si va oltre la quarta parete del 'Truman Show'. Costellato di indizi catastrofici, il racconto non si alza, per stile ed emozioni, più di tanto, ma è testimone oculare di una crisi vera, non merita di diventare un gadget, affonda sincero nel cuore romantico della generazione di 'Star Wars', in un clima di ipocrita e disperata allegria in cui ci si difende solo da paranoici e se muniti di fantasia." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 27 settembre 2004) "Mescolando 'Harvey', 'Il Paradiso può attendere', 'Scala al Paradiso', 'Mattatoio 5', 'Jfk' ed 'Election', citando 'ET' e qualcos'altro, 'Donnie Darko' di Richard Kelly è un esercizio della Hollywood più ambiziosa sul tema: 'Brutto morir giovani'. AL suo personaggio Kelly offre una proroga onirica di ventotto giorni, in cui regolare certi conti. (...) Il finale è prevedibile, ma val la pena di resistere." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 26 novembre 2004) "Si viaggia, fino a pochi minuti dalla fine, ai confini della realtà: tra la mente vivace, libera e schizofrenica di Donnie, (...) E' diventato un cult e ha impiegato tre anni per uscire." (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale', 4 dicembre 2004) "Parabola sul delirio di onnipotenza di un adolescente, fantasticheria che si compiace del bizzarro, riedizione stralunata del classico 'Harvey, quello di Richard Kelly non è un film facile da giudicare. Rispetto all'edizione del 2001, il regista ha recuperato venti minuti di scene tagliate, manipolandole con effetti visivi. Malgrado le intuizioni originali, i bei 'characters' e l'ottimo cast, il flusso emozionale è rallentato da troppe parentesi: lasciando l'impressione che gli inserti, anziché aiutare la nuova edizione, l'abbiano peggiorata." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 3 dicembre 2004)

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