SCHEDA FILM

DIMENTICARE VENEZIA

Anno: 1979 Durata: 103 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, PSICOLOGICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICO - COLORE

Tratto da:-

Produzione:CLAUDIO GRASSETTI PER RIZZOLI FILM

Distribuzione:CINERIZ - DOMOVIDEO, MEONDADORI VIDEO (IL GRANDE CINEMA)

TRAMA

In una villa-fattoria del Veneto vivono le giovani Anna e Claudia, l'anziana zia Marta e la decrepita balia Caterina. Anna, nipote di Marta che è una ex cantante lirica, si occupa della fattoria; Claudia, orfana accolta nella casa sin da piccola, fa da maestrina ai bambini della zona agricola e partecipa attivamente al mantenimento della femminile famiglia. Un giorno, provenendo da Milano ove possiede un negozio di macchine classiche rinnovate, giunge Nicky, il fratello di Anna, insieme al meccanico Picchio, un giovane che è suo socio ma anche "amico particolare". Dalla casa, piena di ricordi e di nostalgie, sembrano improvvisamente fuggire i fantasmi del passato. Alla vigilia di una gita a Venezia che tutti sognano con piacere, abitanti e ospiti si recano al ristorante rustico ove, celebrandosi il matrimonio riparatore di una giovane coppia, Nicky incontra Rossino, amico d'infanzia, ora padre di cinque figlioli tra cui la sposina. E' questa a notare la presenza della già famosa Marta e ad invitarla ad una esibizione canora che segue con un tango di Marta e Nicky. Ma l'anziana cantante, di ritorno alla propria villa, viene stroncata da un infarto. Tutti decidono di trasferirsi a Milano. Nicky, tuttavia, torna sulle proprie decisioni e rimane in campagna. Caterina accetta l'ospitalità di un nipote. Anna, Claudia e Picchio prendono posto sulla corriera che li porterà verso la Lombardia.

CRITICA

"Ognuno ha il proprio "Amarcord"; anche Franco Brusati, uomo forse più di teatro che di cinema giunto, comunque, e sempre con esiti artistici più che ragguardevoli, al suo sesto film. Brusati pur milanese di nascita, è veneto - austriaco di estrazione (e l'etichetta di "mitteleuropeo", da anni applicatagli, è quanto mai pertinente; come lo era, ma in tutt'altra dimensione, per un Luchino Visconti) ed è proprio nel Veneto, in quell'entroterra trevigiano che fu per secoli il rifugio agreste dell'aristocrazia e dell'alta borghesia veneziana, che l'autore ci conduce, con l'aiuto di una Jaja Fiastri che lo ha aiutato nella sceneggiatura". Il film, soprattutto per i suoi pregi estetici, al cui servizio moltissimo ha giovato la fotografia di Romano Albani, non fatica ad essere con immediatezza catalogato quale il migliore offertoci fino ad ora da Franco Brusati. La cui estrazione teatrale si avverte in particolare nei momenti culminanti, e chiarificatore, di ogni personaggio chiamato in causa, tecnicamente ovviando in tal modo alla corrività dell'uso di un normale flash-back. Il risultato è di un più coinvolgente rapporto con lo spettatore, spesso ammirato per la perizia ma anche per l'audacia di alcune sequenze (...)". (Bruno Moreschi da: "L'Arena")

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