Destini incrociati1999

SCHEDA FILM

Destini incrociati

Anno: 1999 Durata: 131 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Sydney Pollack

Specifiche tecniche:PANAVISION, 35 MM (1:1.85) - DE LUXE

Tratto da:romanzo "Cuori sbandati" di Warren Adler (ed. Sperling & Kupfer, coll.'I gialli del cuore', 1999)

Produzione:SYDNEY POLLACK E MARYKAY POWELL PER RASTAR, MIRAGE ENTERPRISES PRODUCTION, COLUMBIA PICTURES

Distribuzione:COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO

ATTORI

Harrison Ford nel ruolo di Sergente William 'Dutch' Van Den Broeck
Kristin Scott Thomas nel ruolo di Key Chandler
Charles S. Dutton nel ruolo di Alcee
Bonnie Hunt nel ruolo di Wendy Judd
Dennis Haysbert nel ruolo di Investigatore George Beaufort
Sydney Pollack nel ruolo di Carl Broman
Richard Jenkins nel ruolo di Truman Trainor
Paul Guilfoyle nel ruolo di Dick Montoya
Susanna Thompson nel ruolo di Peyton Van Den Broeck
Peter Coyote nel ruolo di Cullen Chandler
Dylan Baker nel ruolo di Richard Judd
Lynne Thigpen nel ruolo di Phyllis Bonaparte
Susan Floyd nel ruolo di Molly Roll
Bill Cobbs nel ruolo di Marvin
Kate Mara nel ruolo di Jessica Chandler
Ariana Thomas nel ruolo di Shyla Mumford
Brooke Smith nel ruolo di Sarah
Christina Chang nel ruolo di Laurie
Edie Falco nel ruolo di Janice
Michelle Hurd nel ruolo di Susan
Nelson Landrieu nel ruolo di Silvio Coya
Raymond Anthony Thomas nel ruolo di Agente Clayton Williams
Reiko Aylesworth nel ruolo di Mary Claire Clark
 

SOGGETTO

Adler, Warren
 
 

MUSICHE

Grusin, Dave
 

MONTAGGIO

Steinkamp, William
 

SCENOGRAFIA

Ling, Barbara
 

COSTUMISTA

Pollack, Bernie
 

TRAMA

Come ogni mattina, Dutch Van Den Broeck, sergente presso il dipartimento Affari Interni della polizia di Washington, e la moglie Peyton si salutano per cominciare le rispettive giornate di lavoro. Qualche ora dopo, Dutch apprende la notizia di un disastro aereo: la linea è quella della moglie, lui cerca informazioni ma sembra che di Peyton non ci siano notizie. Anche Kay Chandler, deputata del New Hampshire impegnata nella campagna per la rielezione, sa che il marito Cullen sta andando a New York e non sospetta niente di più. Solo di fronte all'evidenza dei fatti, Dutch e Kay devono constatare che i rispettivi coniugi sono morti su quell'aereo. E non solo: i due sedevano vicini e risultavano registrati come marito e moglie. Sconvolti dal dolore e dalla inattesa notizia di un adulterio, Dutch e Kay si trovano forzatamente vicini: ma lei, rimasta con una figlia adolescente e con un campagna elettorale da gestire, non vuole sapere niente più dello stretto necessario; lui invece è deciso a ricostruire le fasi di quel rapporto. Per una serie di circostanze, i due si incontrano a Miami e qui si lasciano andare ad un appassionato rapporto d'amore. E' l'inizio di una storia difficile, tormentata dalla presenza dei media e dai sottili risvolti psicologici: il ricordo del coniuge agisce diversamente sul carattere dei due. Tempo dopo, si rivedono all'aeroporto: lei non è stata eletta, lui è stato promosso tenente. Dutch le chiede di rinviare la partenza, Kay risponde che forse lo chiamerà.

CRITICA

"Sta di fatto che, come i due vedovi sono trafitti dalle frecce di Cupido, tutto l'intrigo diventa banale, incredibile, soprattutto privo d'interesse. Tanto più deludente per una serie di aggravanti. Perché rinuncia a sviluppare le potenzialità di un'idea di partenza complessa e stimolante. Perché lo spettatore, anche il meno smaliziato, mangia presto la foglia prevedendo dove la faccenda andrà a parare. Perché le situazioni diventano ovvie e i dialoghi retorici le appesantiscono ancor di più. Abbiamo conosciuto Harrison Ford in forma migliore mentre cercava la moglie scomparsa in 'Frantic'. Quanto a Sydney Pollack, attore per hobby ('Eyes Wide Shut') ma autore di film indimenticati, abbiamo imparato ad apprezzarlo come uno dei registi americani più dotati nel mettere in scena i rapporti di coppia ('Come eravamo', 'I tre giorni del condor', 'La mia Africa'). Questa volta le sfumature passano in cavalleria al gran galoppo, e il risultato è imbarazzante per tutti". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 13 novembre 1999) "Quando finalmente abbiamo acquisito qualche certezza su come è andata la faccenda, il film si affloscia e affiora nel duetto nevrotico una seconda storia del tutto pleonastica, che riguarda l'inchiesta su uno sbirro corrotto e assassino condotta dal protagonista a rischio della propria vita. Non serviva affatto, distrae e scarica la tensione. A questo punto 'Destini incrociati' ristagna in chiacchiere inutili, lungaggini, effetti prevedibili. C'è ancora un momento forte: il titubante pellegrinaggio a due nell'appartamento dove gli scomparsi s'incontravano per i loro convegni amorosi. Ma il film non ritrova il piglio della prima metà e scivola verso un melenso finale natalizio facendosi perfino beccare sullo sponsoraggio di una marca di birra. Peccato. Si vede che è difficile fare un bel film. Non solo qui in Italia, anche a Hollywood: dove pure hanno Ford, uno degl'indiscussi protagonisti del cinema contemporaneo, e la sfinge, affascinante Scott Thomas". (Tullio Kezich, 'Corriere dellaSera', 13 novembre 1999) "In tutta la prima parte, il film è girato con molta finezza da Pollack, un cineasta che conosce bene il suo mestiere (figura anche come attore nella parte del consigliere di Kay). E' bello come nella quotidianità di Dutch e Kay, entrambi assorbiti nel lavoro e ignari dell'accaduto, irrompe all'improvviso la tragedia; é raccontato in modo sobrio e toccante il triste rituale del recupero e del riconoscimento dei corpi. E le atmosfere sono giuste, il ritmo avvincente anche quando nel prendere atto della situazione Dutch e Kay si trovano a reagire in maniera opposta: il poliziotto stravolto dal fatto di non aver capito e ossessionato dal rovello di sapere da quanto tempo il suo matrimonio era fondato sulla menzogna; e la candidata decisa a conservare un illusorio ricordo di felicità e a proteggere la sua immagine pubblica. Cosicché il ribollente Harrison Ford e la compassata Kristin Scott Thomas sono messi nella condizione di dare il meglio. Tuttavia, mano a mano che la sofferta relazione fra i protagonisti matura, la sceneggiatura perde colpi, si fa scontata e a tratti sdolcinata; e non è neppure ben orchestrato il modo in cui il privato si riverbera sulla vita lavorativa di Dutch con ulteriori e pleonastici risvolti drammatici. Restano raffinati i valori di regia, l'ambientazione, la fotografia: e Ford è un attore che trasmette una qualità umana sempre vincente. (Alessandra Levatesi, 'La Stampa', 14 novembre 1999)

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