SCHEDA FILM

Dennis la minaccia

Anno: 1993 Durata: 98 Origine: USA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:NORMALE A COLORI

Tratto da:personaggi creati da Hank Ketcham

Produzione:JOHN HUGHES, RICHARD VANE

Distribuzione:WARNER BROS ITALIA - WARNER HOME VIDEO, MGM HOME ENTERTAINMENT (GLI SCUDI)

TRAMA

Dovunque vada, Dennis riesce puntualmente a scatenare il parapiglia: una serie di disastri che in un modo o nell'altro finiscono per ricadere su George Wilson (Walter Matthau), eterna vittima della porta accanto. Al suo esordio da protagonista sul grande schermo, il giovanissimo Mason Gamble dà vita a Dennis ed ai suoi domestici exploits, in una storia che non mancherà di scatenare una valanga di risate per tutti. E' un tranquillo pomeriggio estivo. Il signor Wilson si sta godendo il suo giornale quando si rende improvvisamente conto che la pace dura da troppo tempo: da un momento all'altro lui salterà fuori. All'istante, i più foschi presagi del signor Wilson prendono corpo in una vocina acuta e gaia, una connotazione uditiva da colpo apoplettico. Dennis è tornato! E si sta dirigendo con passo implacabile verso la casa del signor Wilson! Da questo momento in poi tutto è possibile, poichè nessuno può predire di cosa sia capace un ragazzino dotato di insaziabile curiosità, inesauribili energie ed insopprimibile buon umore. E quando Dennis decide di fare una visita di cortesia al suo vicino preferito, il signor Wilson può essere matematicamente certo che la catastrofe - della cui natura è dato conoscere soltanto l'imprevedibilità e l'assoluta casualità - comunque avverrà.

CRITICA

Ambientato ai nostri giorni, ma in modo da riflettere l'atemporalità della favola ed interpretato dal mini debuttante Mason Gamble con diabolica credibilità, la commediola per gli adulti ha un solo motivo d'interesse ed è Matthau che, recitando con la stilizzata comicità di un cartone animato, fa del suo burbero dal cuore d'oro il nonno ideale di Dennis e di tutti noi. (La Stampa, Alessandra Levantesi, 14/11/93) Dennis la minaccia, uscito dalla matita di Hank Ketcham, imperversa come fumetto dagli anni Cinquanta su centinaia di giornali americani. Al centro ha un bambinetto di cinque anni, candido e quasi innocente, che riesce sempre, quasi per sbaglio, a combinare un sacco di guai, non solo a danno di papà e mamma ma, soprattutto, di un burbero vicino, il signor Wilson, e a un certo momento, anche di un cattivissimo ladrone che, con la sua abituale sventatezza, riuscirà facilmente a mettere nel sacco. Il film di oggi, non a caso prodotto e scritto da John Hugues, primo responsabile di Mamma, ho perso l'aereo, si rifà scopertamente a quei fumetti chiedendo alla regia di Nick Castle di mantenerne il più possibile gli stessi toni fra la favoletta e il gioco, con quel gusto da vecchia comica che scivola facilmente nella farsa. Si ride soprattutto agli scontri fra l'angelico diavoletto e il malcapitato vicino di casa, tutti incidenti macroscopici, disavventure quasi da cartoon, ritmi tenuti sempre abilmente fra l'allegro e il grottesco. Quando invece entra in scena il ladrone, nonostante certe reminiscenze di Mamma ho perso l'aereo, la beffa si fa ripetitiva, i suoi contorni sconfinano nel paradossale e si fatica abbastanza a seguire, specie dopo la vitalità e la freschezza della prima parte. Comunque se si tiene sempre a mente che l'occasione di tutto sono dei fumetti e che Hollywood, ancora una volta, tenta le vie del successo ricorrendo a dei ragazzini terribili, si può accettare lo scherzo e cedere allo spasso; anche perchè per gli adulti è innocuo e per i bambini, al massimo, non è molto educativo. (Il Tempo, Gian Luigi Rondi, 21/11/93) L'operazione ideologico-commerciale è assai simile: sceneggiatura sfilacciata nella quale inserire gag sul sublimato rapporto adulti e bambini, estetica del divertimento che ricalca le idiozie intelligenti del cartone animato, tentativo (sotterraneo, ambiguo), di offrire, insieme al divertimento, ampie dosi di sottile cinismo e radente cattiveria. In questo senso Dennis allenta le briglie della favola moderna, assai presenti nel dittico con Culkin a vantaggio, invece di una poetica più iperealista. Il film risolve la propria comicità elaborando una commedia quasi isterica, rabbiosa, fanatica, a tratti volgare. Dietro i sollazzi e i trastulli, si celano una strana inquietudine e un vano orrore quotidiano: dunque, non solo il puro divertimento a tutto tondo. Ma la carta vincente di Dennis è, ovviamente, quella giocata da Walter Matthau che, ancora una volta alle prese con un "piccolo diavolo", sfodera un prontuario di smorfie, rughe, ammiccamenti e "facce facciose" assolutamente irresistibili. Gli fa da contrappeso recitativo l'imperturbabile Joan Plowright. (Il Messaggero, Fabio Bo, 29/11/93)

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