Daddy Nostalgie1990

SCHEDA FILM

Daddy Nostalgie

Anno: 1990 Durata: 105 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:KODAKCOLOR

Tratto da:-

Produzione:SOLYFIC, EURISMA, CLEA PRODUCTIONS, LITTLE BEAR

Distribuzione:BIM - GENERAL VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI

TRAMA

Un anziano inglese molto agnostico, marito di Miche, una metodica e alquanto lamentosa cattolica francese, dopo una vita dedita per lavoro ai viaggi e agli incontri mondani, si ritira con lei in una confortevole villetta sulla Costa Azzurra. In seguito a un intervento chirurgico al cuore, viene raggiunto da Parigi dalla figlia Caroline, che gli resta vicino durante la convalescenza per qualche settimana. Caroline scrive sceneggiature di film, è divisa dal marito, e ha un figlio che ha dovuto lasciare a Parigi. Durante il soggiorno nella casa dei genitori, cerca di rinfrancare, comprensiva, la madre, sopportandone con affettuosa indulgenza non scevra da qualche umanissimo scatto d'impazienza, paure, malinconie e piccole fissazioni borghesi, che il ricorso alla religione e alla preghiera non l'aiutano a superare. Ma riesce soprattutto a riscoprire il padre, che mentre era bambina le era risultato alquanto estraneo, avendo poco tempo da dedicarle. La sua affettuosa assistenza glielo ravvicina e fa nascere fra loro un'intesa delicata, fatta di piccole, furtive complicità e di dialoghi sommessi. L'esperienza con i due da comprendere e rasserenare rende pensosa Caroline, facendola riflettere su se stessa, sul proprio matrimonio, sul figlio, sulla vita. Poco dopo il rientro di Caroline a Parigi, Daddy muore, lasciandola sgomenta in un dolore accompagnato dal ricordo mesto e pieno di riconoscenza per lui, che "l'ha fatta ridere e sognare".

CRITICA

Un film autentico ed eloquente, estremamente toccante, di sincerità e complessità ammirevoli. (Lietta Tornabuoni, La Stampa) Valendosi di tre attori magnifici e facendo un uso molto discreto della musica, Tavernier impartisce una lezione di pittura psicologica. Con tanti minimi colpi di pennello governa da maestro tempi e tagli, raggiunge i palpiti nascosti dal pudore delle zone d'ombra e ce li trasmette insieme ai "piccoli niente" che si legano alla vita. (Giovanni Grazzini, Il Messaggero) Se la Birkin offre la migliore interpretazione della sua carriera, il film procede sul filo del rasoio, ogni tanto adugiato da qualche belluria in più, da qualche inutile compiacimento, da un finale protratto oltre l'addio frettoloso che avrebbe chiuso molto meglio. (Tullio Kezich, Il Corriere della Sera) Tavernier torna alla sua vena migliore o comunque, più fine. Un solo rilievo: una voce fuori campo che spiega e commenta. Non ce n'era bisogno: le immagini di Tavernier sarebbero arrivate fino a noi anche senza quella, e con risultati più tesi. (Gian Luigi Rondi, Il Tempo)

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