Cyrus2010

SCHEDA FILM

Cyrus

Anno: 2010 Durata: 92 Origine: USA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO, ROMANTICO

Regia:Jay Duplass|Mark Duplass

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:-

Produzione:SCOTT FREE PRODUCTION

Distribuzione:20TH CENTURY FOX ITALIA

ATTORI

John C. Reilly nel ruolo di John
Jonah Hill nel ruolo di Cyrus
Marisa Tomei nel ruolo di Molly
Catherine Keener nel ruolo di Jamie
Matt Walsh nel ruolo di Tim
Kathy Ann Wittes nel ruolo di Ashley
Jamie Donnelly nel ruolo di Pastore
Tim Guinee nel ruolo di Roger
Steve Zissis nel ruolo di Rusty
Diane Mizota
Katie Aselton nel ruolo di Kathryn Aselton
Charlie Brewer
 

SCENEGGIATORE

Duplass, Jay
Duplass, Mark
 
 

MONTAGGIO

Deuby, Jay
 

SCENOGRAFIA

Spitz, Annie
 

COSTUMISTA

Hawkins, Roemehl

TRAMA

Los Angeles. John, depresso da quando sua moglie Jamie, sette anni prima, lo ha abbandonato, si è lasciato andare e non ha alcuna voglia di uscire e conoscere persone nuove. Trascinato a una festa da Jamie e il suo nuovo compagno, John si imbatte in una donna straordinaria, Molly, da cui si sente immediatamente attratto. Lei però sembra avere qualcosa da nascondere e per questo John si ritrova a seguirla fino a casa sua dove conosce Cyrus, il figlio ventiduenne di Molly. Il ragazzo, un musicista intelligente e acuto, dotato di uno strano senso dell'umorismo, sembra accoglierlo a braccia aperte, ma ben presto i due si troveranno costretti a combattere l'uno contro l'altro per la donna di cui sono entrambi innamorati...

CRITICA

"'Cyrus' dei fratelli Dupass, Mark e Jay, è una scelta perfetta per la Piazza Grande, commedia di amori e famiglie multiple con finale forse felice pure se ambiguamente e attori di gran classe, icone del cinema americano non mainstream come John C. Reilly (...), Marisa Tomei, Catherine Keenan. (...) La sola stranezza del film è il fatto che nessuno vada dallo psicanalista - eppure siamo a Los Angeles! Per il resto i Dupass non estremizzano mai. La guerra in casa non tocca mai picchi e così il rapporto madre-figlio (seppure con ammiccamenti continui ad un'esclusività erotica). Tutto rimane nei limiti del consentito, senza rabbia né ironia familiare troppo disturbante. Ciò che si dice 'per il pubblico'(?)." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 8 agosto 2010) "Potremmo chiamarla la legge di Mammuth: per fare un film bizzarro ci vogliono due registi. Se poi si tratta di due fratelli come Jay e Mark Duplass, campioni di cinema a basso costo con dialoghi ipertrofici e personaggi stravaganti, il film sarà anche perverso. (...) Cresciuto senza padre, in una casa dotata di ogni comfort e di un numero record di computer con cui genera sinistre musiche new age, 'Cyrus' è l'immagine stessa di una modernità infelice, tenace e asessuata. Cugini 'popolari' e easy listening del grande Todd Solondz, i Duplass sanno dare a questa modernità corpo e anima. Hanno molta strada da fare, ma teniamoli d'occhio." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 dicembre 2010) "I Duplass confezionano il loro racconto indipendente utilizzando diverse carte vincenti. Prima di tutto il cast. Capitanato da John C. Reilly magnifico nel cesellare l'imbranato innamorato, nel cantare e ballare (...), l'ex consorte Catherine Keener, la nuova fiamma Marisa Tomei e l'irresistibile Jonah Hill. Il secondo elemento, da non sottovalutare, sta nel modo di girare. Nonostante si tratti di un film indipendente, quindi budget contenuto, i Duplass hanno voluto girare in ordine cronologico, avvantaggiati dal fatto di avere solo quattro location, tenute sempre a disposizione della troupe che zompettava così da una all'altra in continuazione. In questo modo però gli attori hanno davvero potuto costruire personaggi e psicologie in progressione dando un tocco in più a tutto il racconto. E ne guadagna la freschezza e la brillantezza di una narrazione sempre spiazzante, con scontri al calor bianco tra i due maschi che combattono per la stessa femmina, seppure con diverse finalità. (...) Molto cinema ha saccheggiato il complesso di Peter Pan, con giovani e neanche tanto giovani (...) impegnati con tutte le loro forze nel non voler crescere. I Duplass raddoppiano, aggiungendo anche un complesso d'Edipo gigantesco quando il personaggio che deve portarsi appresso questi limiti." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 10 dicembre 2010) "Mentre in Italia si lacrima ancora alla ricerca di giovani registi che ripetano storici fasti dei nobili padri, negli Usa si è di recente affermato il 'mumblecore': cinema del borbottio, videocamera digitale spinta usata spesso in interni, chiacchiericcio più importante dell'azione, fascia anagrafica di protagonisti (e presunti spettatori) di 25-40enni. 'Cyrus', regia dei fratelli Jay e Marc Duplass, ne è una sorta di apice estetico e di suo progressivo superamento commerciale. (...) La macchina da presa sembra sempre saettare su questa linea di centering sull'asse o finto zoom che prolunga gli sguardi dei tre, intenti a guardarsi di continuo, cercando di capirsi. Si ride, si gioca, si drammatizza, s'improvvisa (parola dei Duplass), ma 'Cyrus' si trascina mesto ed onanistico (un po' come molte opere del Dogma 95) dietro ai suoi presunti, labili criteri formali, quasi fosse una copia povera di quei filmetti hollywoodiani (vedi Greenberg) con lo stesso spirito ombelicale, ma girati in 35mm e un catering di tutto rispetto a rifocillare gli attori." (Davide Turrini, 'Liberazione', 10 dicembre 2010) "C'è tanto Sundance style nel cinema dei fratelli Duplass da New Orleans, che ai fest di Locarno e poi Torino han portato 'Cyrus', film ricco di meriti, e tra questi l'aver reso protagonista il talentuoso John C. Reilly, solitamente relegato a ruoli non primari. (...) Della serie tra madre e figlio non mettere il dito. Lo imparerà a sue spese il malcapitato John, costretto a un ferale giochino a tre per spezzare l'insano cordone ombelicale. Una family-comedy-noir scritta alla perfezione, diretta con disinvoltura e recitata magistralmente da gustare fino in fondo per esserne spiazzati, seguendo l'evolversi mai prevedibile di tre personaggi che han trovato due ottimi autori." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 10 dicembre 2010)

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