Cuore cattivo1995

SCHEDA FILM

Cuore cattivo

Anno: 1995 Durata: 100 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Umberto Marino

Specifiche tecniche:-

Tratto da:commedia teatrale "Dove nasce la notizia" di Umberto Marino

Produzione:LUCIANO MARTINO E PIETRO INNOCENZI PER DANIA FILM, GLOBE FILM, RAI DUE

Distribuzione:WARNER BROS. ITALIA - DELTAVIDEO, BMG VIDEO

ATTORI

Kim Rossi Stuart nel ruolo di Claudio Scalise
Cecilia Genovesi nel ruolo di Esther
Massimo Ghini nel ruolo di Commissario
Massimo Wertmüller nel ruolo di Salvadori
Ludovica Modugno nel ruolo di Patrizia, madre di Esther
Clarita Ziniti Gatto nel ruolo di Miriam
Romolo Passini nel ruolo di Gullotta
Gianluca Gugliarelli nel ruolo di Romano
Federico Scribani nel ruolo di Giudice
Valerio Mastandrea nel ruolo di Inzerillo
Mauro Leuce nel ruolo di Capitano dei NOCS
Barbara Livi
Massimo Popolizio
Stefania Rocca
Carmen Onorati
Germano Bellavia
Marta Zoffoli
Paolo Calabresi
 

SOGGETTO

Marino, Umberto
 

SCENEGGIATORE

Marino, Umberto
 

SCENOGRAFIA

Innocenzi, Paolo
 

COSTUMISTA

Giambanco, Stefano

TRAMA

Dopo un tentativo di rapina a una tabaccheria, il giovane pregiudicato Claudio Scalise si rifugia nella casa di un'handicappata, Esther, fingendosi tecnico della Sip e quindi, sorpreso dal rientro della madre di costei, sequestra la figlia, che la madre, equivocando, crede che sia stata da lui violentata. La polizia accorre, il commissario cerca di far ragionare il giovane, che tra l'altro è tossicodipendente, e chiede a tutti i costi un giudice. Finalmente il giudice arriva, ma la situazione non si sblocca, anche perché vengono usati i lacrimogeni a sua insaputa e il giovane minaccia ritorsioni sulla ragazza. Dopo un vano tentativo di mediazione del commissario, che capisce di avere a che fare con un disadattato ma non con un mostro, Eshter suggerisce di chiamare Salvadori, uno spregiudicato giornalista per sollecitare la pietà popolare e una riduzione della pena tramite una diretta televisiva. L'uomo arriva col suo cameraman e concorda di tornare la sera per filmare in diretta la resa di Claudio, che nel frattempo finisce per solidarizzare con Esther. Il tentativo di tagliarsi le vene di lei lo spinge ad interessarsi alla vittima che, paralizzata alle gambe per un incidente, sogna un'operazione in Svizzera, che non si può permettere, e nutre un sentimento contrastato per Stefano un assistente ai disabili, mentre Claudio le mostra le foto della sua ragazza, Sonia. Intanto si sono radunati fuori handicappati, borgatari, una folla varia, Stefano e Sonia. Poi giunge Salvadori che inizia la diretta mostrando immagini premontate nel pomeriggio, mescolate abilmente con un'intervista al Ministro e ai familiari di Claudio. Ma dopo l'interruzione pubblicitaria un grave attentato a Milano fa rimandare la diretta. Esasperato, Claudio esce puntando la pistola alla tempia del giornalista che non rivela che l'arma è scarica, ma la sua scelta si rivelerà fatale.

CRITICA

"E' curioso che venga proprio dal teatro un film che sembra girato in presa diretta, segno che sul teatro e sul cinema molti sono i luoghi comuni da rivedere. Quanto al significato nel suo complesso, sintetizzato nel titolo, l'immagine finale (...) sembra voler dire che i veri cattivi non esistono. Esistono solo le situazioni che fanno affiorare un'apparenza di cattiveria tanto pericolosa e verosimile da venir scambiata per realtà e ahimè repressa con inutili spargimenti di sangue." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 11 Marzo 1995) "Ennesimo atto d'accusa contro la tv che mistifica la realtà, il film sotto questo aspetto pecca di uno schematismo al limite del banale: impersonando con magnifica grinta il cinico giornalista, Wertmüller promette di più di quanto non gli offra il copione; e lo stesso dicasi per il bravo Massimo Ghini, il cui personaggio di comprensivo commissario resta alquanto sfocato. Dove invece 'Cuore cattivo' trova la sua misura è nel disegnare il rapporto fra i due diseredati che, grazie anche alla bella prova degli interpreti riescono a farsi conoscere in quanto esseri umani. Ex nostalgico della Grande Utopia del '68, il regista Umberto Marino oltre la svolta dei 40 opta per l'utopia piccina e concretissima dell'impegno personale a tu per tu che meglio si confà alla sua vena di cronista intimista e minimale." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 11 Marzo 1995) "Il teatro si sente, anche perché Marino, solido drammaturgo ed anche serio sceneggiatore per il cinema, non si è fatto ancora la mano come regista ed esita sia nel dosaggio dei tempi sia nella dinamica dei fatti, lasciati spesso svolgere senza quei ritmi e quegli impulsi che lo schermo invece pretende. Anche i personaggi, che pure in scena avevano le loro giuste dimensioni, qui sembrano spesso girare a vuoto, senza mai le tensioni degli incontri e degli scontri reciproci: con una staticità, invece, che li svuota di molto nerbo." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 14 Marzo 1995) "Del film intriga il piglio ruspante nella cruda fotografia di Alessio Gelsini. Kim Rossi Stuart, che la mobilitazione di un esercito di fans sta proclamando il ragazzo d'oro del cinema italiano, fa funzionare lo scavo psicologico in sintonia con la parafrasi linguistica, e il suo eloquio borgataro, nella fin troppo frenetica dizione a mitraglia, avrebbe fatto tirar fuori il taccuino degli appunti a Pasolini. Cecilia Genovesi è dolente e credibile nella parte di Esther, e a Massimo Ghini vorresti stringere la mano, impeccabile qual è come poliziotto che comanda l'assedio portando avanti le ragioni della comprensione e allontanando fin che può la soluzione di forza affidata ai tiratori scelti. Mentre l'eccellente Wertmüller, un altro attore in grande crescita, soffre di una certa indecisione del film riguardo al giudizio sul giornalista: professionale, coraggioso e nello stesso tempo strisciante, infido, manipolatore. Ma forse la sfocatura riflette la nostra generale perplessità di fronte a certe manifestazioni del giornalismo Tv: ammirevole sotto un profilo, per altri versi detestabile."

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