Anno: 1979 Durata: 160 Origine: FRANCIA Colore: C
Genere:DRAMMATICO
Regia:Francesco Rosi
Specifiche tecniche:PANORAMICA
Tratto da:romanzo omonimo di Carlo Levi
Produzione:FRANCO CRISTALDI PER VIDES CINEMATOGRAFICA, RAI 2, ACTION FILM (PARIGI)
Distribuzione:TITANUS - DVD: DOLMEN HOME VIDEO (2010)
Gian Maria Volonté | nel ruolo di | Carlo Levi |
Paolo Bonacelli | nel ruolo di | Don Luigino Malagone, il podestà |
Alain Cuny | nel ruolo di | Barone Nicola Rotunno |
Lea Massari | nel ruolo di | Luisa Levi, sorella di Carlo |
François Simon | nel ruolo di | Don Trajella |
Irene Papas | nel ruolo di | Giulia |
Rocco Sisto | nel ruolo di | Uomo con i baffi bianchi |
Luigi Infantino | nel ruolo di | Faccialorda, l'autista |
Accursio Di Leo | nel ruolo di | Falegname |
Francesco Càllari | nel ruolo di | Dr. Gibilisco |
Vincenzo Vitale | nel ruolo di | Dottor Milillo |
Carmelo Lauricillo | nel ruolo di | Carmelo, figlio di Giulia |
Antonio Allocca | nel ruolo di | Don Cosimino |
Vincenzo Licata | nel ruolo di | L'italo-americano |
Muzzi Loffredo | nel ruolo di | La mafiosa al confino |
Francesco Palumbo | nel ruolo di | L'autista |
Giuseppe Persia | nel ruolo di | L'esattore delle imposte |
Stavros Tornes | nel ruolo di | Il segretario del sindaco |
Giacomo Giardina | nel ruolo di | Il becchino |
Francesco Capotorto | nel ruolo di | Prigioniero comunista |
Maria Antonia Capotorto | nel ruolo di | Donna Caterina |
Lidia Bavusi | nel ruolo di | La vedova |
Pasquale Tartaro | nel ruolo di | Carabiniere |
Tommy Polgár | nel ruolo di | Sanaporcelle Tommaso Polgár |
Antonio Jodice | nel ruolo di | Carabiniere |
Antonio Di Leva | nel ruolo di | Italo americano |
Frank Raviele | nel ruolo di | Brigadiere dei Carabinieri |
Nel 1935, il medico-pittore torinese Carlo Levi, condannato al confino dalla dittatura fascista, scortato da due carabinieri, scende dal treno alla stazione di Eboli: "Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l'anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia". Il viaggio prosegue in pullman e quindi in automobile. Raggiunto Gagliano, Carlo inizia a fare piccole passeggiate giornaliere in compagnia del cane Barone e lentamente entra in contatto con la popolazione che finisce per imporre, tanto a lui quanto al podestà fascista, di esercitare la professione di medico. La sorella Luisa lo raggiunge e Carlo si trasferisce con lei in una casa dove la domestica Giulia si dedica a loro. Carlo comincia così a dedicarsi alla pittura, scambia qualche parola con gli abitanti, con il podestà, con il misterioso Don Trajella. La conquista dell'Abissinia gli riconsegna la libertà. Tornato a Torino carico di ricordi, Carlo scriverà un libro per ricordare questa esperienza.
"Il film, nonostante la sua serietà di fondo, conserva un'assai debole eco di quell'applicarsi sulla 'questione meridionale' delle generazioni del dopoguerra, di ciò che quell'azione e quel pensiero significarono in vitalità. E, d'altronde, neppure propone una 'revisione critica' di tale ricerca, di tale impegno che, tutto sommato, avevano in sé degli equivoci se portarono a un ammodernamento del Sud ma anche a un 'tradimento' rispetto a quanto di vero e di giusto era nella civiltà contadina. In un certo senso, siamo di fronte a un nobile fallimento sul quale, dato che in esso siamo tutti compromessi, e sia pure con diverse responsabilità, bisognerebbe interrogarsi a lungo, e non rimuoverlo frettolosamente." (Francesco Bolzoni, 'Rivista del Cinematografo', 3, 1979) "La complessità di questo film non tanto nelle forme espressive adottate da Francesco Rosi per rendere le reazioni interiori del protagonista a contatto con una realtà ancestrale di cui non aveva mai neppure immaginato l'esistenza, quanto nella esteriorità ed interiorità di questo mondo desolato, immobile, apparentemente atono e disperato ma non privo di luminosità insospettabili: la vita dei contadini legata al fluire dei ritmi della natura, la religione vissuta spesso come superstizione, la magia venerata al posto di una scienza non conosciuta o male presentata, le necessità vitali a provocare le emigrazioni e i lucani naturali a determinare vacue nostalgie o fallaci ritorni, il senso di emarginazione rispetto all'altra Italia in cammino su strade di falsi imperialismi o avviata a sviluppi non adottabili, la tragica percezione di un fenomeno di dissoluzione della terra e della vita insieme. Come sempre, in casi analoghi, la critica può essere fatta con severi raffronti all'opera letteraria che ha dato origine al soggetto o con paragoni ad opere analogamente impostate su realtà corali viste socialmente, etnicamente, politicamente, moralmente (e in questo caso 'L'albero degli zoccoli' e 'La terra trema' sono i titoli che per primi si impongono). Ma il film è quello che è: forte, sobrio, impressionante, eloquente, ben interpretato e ben diretto. Le critiche comparative, come certe analisi pignole ne sminuirebbero la portata di documento appassionante, purtroppo ancora di attualità, tutto da meditare." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 87, 1979)
Incasso in euro