Creature del cielo1994

SCHEDA FILM

Creature del cielo

Anno: 1994 Durata: 99 Origine: NUOVA ZELANDA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Peter Jackson

Specifiche tecniche:SCOPE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:JIM BOOTH

Distribuzione:ACADEMY PICTURES - PANARECORD, RCS FILMS & TV

ATTORI

Kate Winslet nel ruolo di Juliet Hulme
Clive Merrison nel ruolo di Henry Hulme
Diana Kent nel ruolo di Hilda Hulme
Melanie Lynskey nel ruolo di Pauline Parker
Sarah Peirse nel ruolo di Honora Parker
Simon O'Connor nel ruolo di Herbert Rieper
 
 

MUSICHE

Dasent, Peter
 

MONTAGGIO

Selkirk, Jamie
 

SCENOGRAFIA

Major, Grant
 

EFFETTI

Taylor, Richard

TRAMA

Nel 1954, nella cittadina neozelandese di Christchurch, Pauline Parker, di famiglia popolana, vive un'adolescenza aspra ed inquieta, in scontroso attrito con la madre Honora e priva di rapporti affettivi con i familiari. Ricevuto in dono per Natale un diario, vi si rifugia come ad unica alternativa all'ambiente monotono e deprimente, riservandosi le sue bizzarre fantasie di quindicenne. Iscritta ad una scuola superiore di Christchurch, in cui vige una disciplina di tipo militare e nella quale spadroneggia un corpo insegnante di donne arcigne ed acide, vi conosce Juliet Hulme, un'inglesina benestante, in ritardo con gli studi per motivi di salute, che la colpisce per la sua arroganza provocatoria e con la quale stringe ben presto un'amicizia esclusiva, trovando negli atteggiamenti e nel linguaggio insolente di costei una piena consonanza con il proprio temperamento ribelle ed il completamento della propria indole negata alla comunicazione, chiusa e torva. Il mondo fantasioso di Pauline diventa il mondo di Juliet, un irreale castello medioevale, popolato di guerrieri, principi e principesse, che le due materializzano plasmando statuine di plastilina e facendole protagoniste di storie complicate, che isolano sempre più le due ragazze dalla realtà. L'amicizia assume frattanto toni sempre più devianti ed equivoci: non sopportano di vivere separate, neppure quando Juliet deve andare in sanatorio per qulache mese. E quando l'inglesina sorprende la madre Hilda, impegnata in un rapporto sessuale con uno sconosciuto, e il padre Henry è deciso a lasciarla ed a tornarsene in Inghilterra, la situazione di Juliet si fa sempre più precaria: dovrà riparare in Sudafrica. Tutto congiura per rendere irreversibile l'infatuazione morbosa delle due ragazze, fino al finale truce: poichè le viene negato di seguire l'amica, Pauline va macchinando con lei, fredda e determinata, il cinico tranello per eliminare la madre Honora.

CRITICA

Quella di Pauline e Juliet è una tragica storia d'amore adolescienziale, forsennata e iperbolica. Così almeno l'ha descritta il regista-sceneggiatore conquistandosi il plauso della giuria di Venezia che ha premiato il film con il Leone d'argento. A pieno merito. (La Nazione, Cristina Jandelli, 28/3/95) Ben servito dalle due attrici e da una sceneggiatura che scava fra lettere e diari, Jackson è bravissimo a ricostruire la vita in famiglia e i deliri delle ragazze, il clima sovraeccitato e geloso del sodalizio, l'euforia fisica dei loro incontri. Ed è notevole per originalità, esecuzione, cattivo gusto (o vogliamo chiamarlo camp?), l'idea di figurare affetti e pulsioni con pupazzi di creta. Da Venezia prevedevamo che il giurato David Lynch sarebbe stato colpito da tanta faccia tosta. E difatti Jackson ha vinto un Leone d'argento. (Il Messaggero, Fabio Ferzetti, 27/4/95) Come un mercante che sciorina tutta la sua mercanzia e mostra di avere di tutto, dopo tanta agitazione Jackson cambia repentinamente registro, e racconta con finezza le sfumature dei rapporti familiari, la complessità del rapporto tra genitori e figli, la tensione erotica, la mappa delle differenze di classe, il distorto tragitto di un Bildungsroman al femminile: un talento originale per uno dei film più originali, inquietanti e sorprendenti dell'anno. (La Repubblica, Irene Bignardi, 4/4/95) Allora la rievocazione perde gli specifici connotati realistici per assumere quelli psicologici ed affidarsi ad arcani flussi di energia, a vegabonde infiltrazioni horror. Che con l'aiuto di due attrici eccellenti come Melanie Lynskey e Kate Winslet nelle rispettive parti di Pauline e Juliet, si misurano in notevoli termini di consistenza. Come, del resto, gli effetti speciali di Richard Taylor, importanti negli sviluppi del racconto ma mai esibiti: anche nel loro sotterraneo ed imprevedibile strisciare sulla storia è il segreto di questo bellissimo, brividosissimo film. (L'Informazione, Claudio Trionfera, 22/4/95)

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