Cose da pazzi2005

SCHEDA FILM

Cose da pazzi

Anno: 2005 Durata: 91 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:omonima commedia teatrale scritta e diretta da Vincenzo Salemme

Produzione:VITTORIO CECCHI GORI PER VITTORIA E MARIO FILM S.R.L.

Distribuzione:MEDUSA

TRAMA

Giuseppe Cocuzza, un funzionario statale, inizia a ricevere misteriosi pacchetti pieni di soldi. La moglie Francesca, la sorella Livia e la figlia Giulietta, affascinate dal denaro, lo spingono a tenerli e a loro si aggiunge anche Fedor, un trapezista dalle dubbie origini ungheresi, che dopo aver sedotto e abbandonato Livia - lasciandola poi senza soldi e con un figlio ritardato, Renatino - è tornato sui suoi passi appena fiutato odore di ricchezza. Per diverso tempo, i soldi giungono puntualmente con regolare scadenza ogni 27 del mese. Il povero Cocuzza, però, terrorizzato dalla possibilità di essere scoperto, sente aumentare la sua ansia, anche a causa di una serie di visite improvvise da parte di bizzarri personaggi...

CRITICA

"Vincenzo Salemme, nuova anima del teatro napoletano, erede di tutti, da Totò ai De Filippo ai Giuffrè ai Maggio, mette in scena (il set è un palcoscenico allargato) una strana famiglia con strani parenti che riceve strani pacchi pieni di soldi. Che fare? Accettare, poi si vedrà. Peccato che, alla fine, dopo un'ora e passa di macchiette e retorica partenopea spinta agli eccessi del manierismo senza alcuna originalità, l'autore riveli una trovata surreal-ideologica, che ha anche un suo specifico peso, Brecht alla Mergellina. Ma a quel punto il racconto è rotolato nella banalità folk dialettale dove l'autore-attore, senza negarsi nulla, si moltiplica in diversi ruoli, in un cast di caratteristi anche buoni, tutti di sapore molto teatrale." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 26 marzo 2005) "La novità è evidente: dopo alcune commedie di stampo 'eduardiano' Salemme decide di sperimentare (senza troppo rischiare) la parabola etica e morale. Nella prima parte il film rispetta le regole solite della commedia dei fraintendimenti, dei travestimenti, dei sotterfugi. Nella seconda parte irrompe una sequenza di dieci minuti che cambia il tono e pare la fase etica: un discorso sulla fine delle ideologie, sulla crisi di identità di un uomo di sinistra che vede crollare i suoi sistemi di riferimento, sulla dubbia morale dell'uomo medio contemporaneo. Questa doppia marcia, brillante e caciarona la prima, pensosa e impegnata la seconda, non favorisce il film che, inoltre, soffre di una inevitabile fuga finale verso il qualunquismo e fa respirare una zaffata di misoginia. Fa riflettere che il cinema italiano ed europeo non sia riuscito ad affrontare la trasformazione epocale del dopo '89 se non con film comici, parodistici o 'patologici'. In Italia si ricorda (per non citare 'Occhio alla Perestroika') 'Zitti e Mosca!' di Alessandro Benvenuti, in Germania 'Goodbye Lenin'. La comicità e la parodia possono felicemente raccontare una trasformazione, ma i risultati fin qui raggiunti (compreso Salemme) misurano piuttosto il limite di una non comprensione. Questi film, tentando di rappresentare il disadattamento, riducono una generazione ad eterna macchietta, tra buon e false coscienze." (Dario Zonta, 'L'Unità', 25 marzo 2005) "Quattro farse e un funerale, ovvero il sesto film diretto da Vincenzo Salemme 'Cose da pazzi', da una sua commedia teatrale. Per tre quarti assistiamo a una commedia degli equivoci in cui si scherza su alito cattivo, handicap fisici, veleni familiari e per un quarto ci serbiamo una tirata enfatica contro i cattolici benpensanti in nome di una delirante rifondazione comunista. (...) 'L'arte della commedia' di Eduardo rovinata dal Bertinotti di 'Porta a Porta'. 'Cose da pazzi', appunto." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 25 marzo 2005) "E' un dato di fatto: 'Cose da pazzi' con il cinema c'entra poco. Scrittura, messa in scena, recitazione: tutto è teatrale. Dopodiché complimenti a Salemme e al suo consueto coprotagonista Maurizio Casagrande, due veri mattatori. Non si può dire più di tanto per non guastare la festa agli spettatori." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 1 aprile 2005)

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