SCHEDA FILM

CONSIGLIO DI FAMIGLIA

Anno: 1985 Durata: 106 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:DAL ROMANZO "CONSEIL DE FAMILLE" DI FRANCIS RYCK

Produzione:K G PRODUCTIONS GAUMONT FILMS A2

Distribuzione:ISTITUTO LUCE ITALNOLEGGIO CINEMATOGRAFICO (1987) - DELTAVIDEO

TRAMA

Un abilissimo scassinatore di casseforti, fatti cinque anni nelle prigioni di Parigi, se ne torna a casa, festeggiatissimo dalla moglie Marianna e dai due figlioletti, François e Martine (per i quali ultimi papà è stato da sempre molto impegnato in affari altrove). L'uomo è intenzionato a rimettersi subito al "lavoro", in ciò assecondato dall'amico e aiutante Maximilien Faucon. I colpi ricominciano con successo, ma François, che ha undici anni, ha fiutato la verità (ci hanno pensato impietosamente i compagni di scuola) insiste per partecipare alle notturne imprese. Il padre da prima nicchia e resiste, poichè non vuole che il ragazzino segua le sue orme, poi finisce con il cedere e François comincia ad apprendere i segreti del mestiere. La famigliola vive nel benessere e acquista un bell'appartamento sulla Senna. Poi si sposta per altri colpi nel Midi della Francia e, mentre sono là, una potente organizzazione americana invita negli Stati Uniti lo scassinatore ed il suo amico, li accoglie come grandi esperti e se li associa per programmare ed eseguire grossi colpi futuri. Rientrato il padre in Francia, François, che è ormai un giovanotto, riserva a papà una duplice, amara sorpresa: non solo dichiara che non ha la minima voglia di emigrare, ma addirittura che ha già cominciato a fare l'apprendista presso un ebanista, restauratore di mobili, tra i quali ha pure incontrato una tenera ragazza, innamorandosene. Confinato a meditare nella propria camera, François avverte la polizia, che arresta i due vecchi complici, troppo affezionati alle casseforti.

CRITICA

"Riscattano le pecche delle scenografie di gusto metà cronistico metà pittorico (di Eric Simon), delle musiche fra l'allegro e il tenero di Georges Delerue e una interpretazione dagli accenti sempre molto giusti e controllati soprattutto, nella prima parte: quella dei protagonisti bambini, Laurent Pomor e Juliette Rennes, rispettivamente François e sua sorella Martine, quella di Johnny Halliday, un padre dal cipiglio fosco (l'ultimo personaggio che mi aspettavo di vedergli interpretare) e quella di Fanny Ardant nelle vesti della madre, rigida e composta quel tanto che serviva. François cresciuto è Remi Martin. Serio ma di maniera. Come tutta la seconda parte del film-che, come toni, come regia, è di gusto sempre un po' tradizionale. In linea con i diminuiti impegni di Costa-Gavras (1). (1) fra i film dell'era impegnata, 'Z - L'orgia del potere', 1968, 'La confessione', 1970, 'L'Americano', 1972; 'L'affare della sezione speciale', 1975, e di recente 'Missing', 1982." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 29 Novembre 1987) "Rimontato dagli stessi autori per la versione definitiva, dopo un passaggio al Festival di Berlino '86 non proprio coronato da commenti entusiastici, 'Consiglio di famiglia', romanzo di formazione di un ragazzo che decide di abbandonare le tradizioni di casa, così com'è non è poi male. Perfettamente assimilato al modo francese di raccontare e girare, Costa-Gavras perde in cattiveria ma acquista in tenerezza e fluidità. Nell'attesa che anche in Italia (cosa però ormai improbabile) venga distribuito il suo precedente 'Hanna K', dove affrontava con coraggio il tema della convivenza fra palestinesi e israeliani, si può ammirarlo mentre gioca coi suoi personaggi, ironizzando, a tratti anche buffonescamente, con le loro debolezze, le loro piccole follie, i loro imprevedibili incontri. Con stile e argomenti spesso convenzionali, è vero, ma con l'aria decontratta di chi si sta divertendo, in vacanza, senza verità basilari da imporre." (Gabriele Porro, 'Il Giorno', 7 Novembre 1987) "Da almeno otto anni, dallo sciagurato film d'amore 'Clair de femme', CostaGavras tenta ogni tanto di liberarsi della propria natura ardente, proba ed enfatica di regista civile. Si capisce che la commedia non è il suo genere, però si ride, l'allegoria sulla criminalità dell'istituzione famigliare non è pesante, e Johnny Hallyday sta diventando bravo: basta vedere come dice alla fine, al poliziotto che lo arresta: 'Sa, ispettore, noi siamo una famiglia molto unita'." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 29 Novembre 1987)

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