COME DUE COCCODRILLI1994

SCHEDA FILM

COME DUE COCCODRILLI

Anno: 1994 Durata: 95 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Giacomo Campiotti

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:-

Produzione:FANDANGO (ROMA) - KIEN PRODUCTION (PARIS)

Distribuzione:ISTITUTO LUCE (1995) - BUENA VISTA HOME ENTERTAINMENT

ATTORI

Angela Barakli
Angela Baraldi nel ruolo di Antonella
Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di Gabriele
Giancarlo Giannini nel ruolo di Pietro
Ignazio Oliva nel ruolo di Gabriele Giovane
Sandrine Durnas nel ruolo di Claire
Valeria Golino nel ruolo di Marta
 
 

MONTAGGIO

Missiroli, Roberto

TRAMA

Gabriele, un quarantenne italiano che vive a Parigi dopo aver abbandonato la casa paterna, si è imposto nell'ambiente dei ricettatori d'antiquariato perchè considerato preparatissimo: si è fatto una fortuna ed ha una relazione con la bella Claire, che però non si decide a sposare, vivendo da "single". Inaspettatamente Gabriele è fortemente colpito da una notizia: sul lago di Como, sua terra d'origine, è all'asta, nella villa signorile del padre in cui è cresciuto, un vaso antico d'inestimabile valore. Gabriele parte precipitosamente per l'Italia, dopo aver promesso a Claire di farle avere notizie, non senza aver fatto firmare e timbrare dalla segretaria del suo Centro d'antiquariato, una dichiarazione in bianco chiedendole fiducia, con la segreta intenzione di avvalersene per una personale vendetta. Giunto senza preavviso alla villa paterna trova una bambina: le si avvicina riuscendo a conquistarsi l'amicizia della piccola ed a farsene una specie di guida verso l'interno, dove era stata fatta una copia del famoso vaso, da parte dei suoi fratellastri, guidati dal padre. Gli si riaffacciano gli incubi ed i ricordi angosciosi dell'infanzia e dell'adolescenza: la mamma Marta - l'aveva scoperto da bambino - non era la moglie, ma l'amante del padre Pietro, sposato ad un'altra e con figli, che alla morte da parto di lei, aveva voluto con sé Gabriele, affidando il neonato ad una balia. Ha intenzione di denunciare quel falso, riducendoli in miseria. Senonché l'ambiente, il rivedere il padre di cui ricorda d'esser stato amato quanto quegli odiosi fratellastri, ed il fratello molto caro, i ricordi che gli si affollano nell'animo: tutto un insieme di circostanze lo sconvolgono e lo fanno desistere. Distrutte le prove di quel falso, insinuandosi in un ripostiglio nel quale aveva accuratamente nascosto da ragazzo i resti dell'originale, si presenterà ai suoi familiari, ma straccerà davanti a loro la fatale denuncia già pronta, fuggendo ancora una volta, inseguito dai disperati richiami del fratello, mentre già il motoscafo si sta staccando dalla darsena. Gli grida: "ritornerò" ormai trasformato in un nuovo Gabriele, libero dai risentimenti che lo imprigionavano.

CRITICA

"Fra un mese o un anno ci accorgeremo che in mezzo alle più incresciose difficoltà è nato il nuovo cinema italiano. Non soltanto qualche buon film o qualche singolo regista emergente, che per la verità non sono mai mancati, ma un intero gruppo di opere e autori all'altezza delle aspettative. (...) Senza mai trascurare, e in questo Campiotti si distingue da molti registi della sua generazione, il gusto di raccontare e di sorprendere. Insomma un film gentile e doloroso, originale e coinvolgente, che ha già fatto una bella carriera nei festival internazionali (ma la giuria di Locarno s'è lasciata sfuggire l'occasione di premiarlo...) e fa sperare che Campiotti non debba aspettare un altro lustro per tornare dietro alla macchina da presa." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 9 aprile 1995) "Giacomo Campiotti non si smentisce: assistente di Monicelli, allievo di Olmi, con il suo primo film, 'Corsa di primavera', si era già visto nel '90 selezionato dalla Settimana della Critica a Venezia, adesso, con il suo secondo, si riconferma come un autore di serie qualità, specie quando, come gli era già accaduto nell'altro film, considera da vicino il mondo dell'infanzia. Una storia semplice, resa volutamente complessa per farne scaturire, oltre a moltissime ma sempre terse emozioni, perfino della suspense. (...) Dal punto di vista narrativo con la vendetta accantonata e il ritrovamento del fratello, e un po' affrettato ed irrisolto, tutto il resto, però, vibra sempre di una sottile varietà di tensioni che affascinano e coinvolgono. (...) Al centro, come Gabriele, c'è Fabrizio Bentivoglio, in equilibrio fra gli interrogativi risolti solo all'ultimo del suo presente e i sentimenti teneri ed insieme dolorosi del suo passato. Un'interpretazione solidissima, un talento sempre più sicuro." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 7 aprile 1995) "L'intensità pudica con cui Campiotti (anche autore della sceneggiatura insieme a Alexander Adabachan e Marco Piatti) racconta il dolore dei bambini e le difficoltà dei legami di famiglia somiglia a quella di Susanna Tamaro; il montaggio tra passato in bianco e nero e presente a colori non è affatto meccanico ma emotivo, necessario; il gusto di narrare trova interpreti giusti anche in Giancarlo Giannini, un padre malinconico inadempiente e provvido, in Valeria Golino radiosa e seducente come ogni madre giovane nel ricordo. La canzone 'Latin Lover' scritta e cantata da Lucio Dalla, gran sostenitore e propagandista del film, comunica uno struggimento avido e nostalgico, commovente." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 15 aprile 1995)

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