Colpo d'occhio2008

SCHEDA FILM

Colpo d'occhio

Anno: 2008 Durata: 110 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:NOIR

Regia:Sergio Rubini

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:-

Produzione:RICCARDO TOZZI, MARCO CHIMENZ E GIOVANNI STABILINI PER CATTLEYA, RAI CINEMA

Distribuzione:01 DISTRIBUTION (2008)

ATTORI

Sergio Rubini nel ruolo di Lulli
Riccardo Scamarcio nel ruolo di Adrian
Vittoria Puccini nel ruolo di Gloria
Richard Sammel nel ruolo di Svensson
Richard Sammell nel ruolo di Svensson
Paola Barale nel ruolo di Sonia
Emanuele Salce nel ruolo di Righi
Giancarlo Ratti nel ruolo di Nicola
Giorgio Colangeli nel ruolo di Funzionario di Polizia
Alexandra Prusa nel ruolo di Emma Bauer
Flavio Parenti nel ruolo di Claudio
 

MUSICHE

Donaggio, Pino
 

MONTAGGIO

Franchini, Giogiò
 

SCENOGRAFIA

Gobbi, Luca
 

TRAMA

Adrian è un giovane scultore di talento, molto arrivista. Gloria è una giovane esperta d'arte, ex-compagna di Lulli, un critico d'arte cinquantenne. Adrian e Gloria si incontrano ad una mostra e iniziano a frequentarsi finché tra loro nasce una relazione sentimentale. Nel frattempo, Lulli diventa mentore dello scultore ma, nonostante continui ad aiutare l'ascesa di Adrian, fino a procurargli un invito per esporre alla Biennale di Venezia, cerca di scoraggiare in tutti i modi la sua relazione con Gloria. La brama di successo porterà Adrian ad allontanarsi da Gloria fin quando la situazione precipiterà...

CRITICA

"Fra i pregi di 'Colpo d'occhio' c'è quello di creare un filo diretto fra il cinema e l'arte contemporanea, rappresentata dalle sculture indefinite e misteriose di Gianni Dessì. Il tutto incalzato dall'avidità di Rubini nell'incamerare immagini: Roma antica e contemporanea, ma anche la spiaggia tirrenica, la campagna del buon ritiro, la Berlino postmoderna e una rincorsa attraverso l'eclettica esposizione delle Corderie veneziane. A tratti l'accavallarsi delle proposte visive evidenzia i limiti di una drammaturgia che vorrebbe applicare la formula del thriller senza conoscerne a fondo i meccanismi: ma le attrattive del film sopravanzano." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 21 marzo 2008) "Rubini sorprende sempre. Dimostrando, anche quando le sue ciambelle riescono con il buco imperfetto, la capacità - l'audacia - di mettersi alla prova su strade inesplorate. Non proprio inesplorato è il terreno melodrammatico, il gusto dell'eccesso talvolta grottesco, la sensibilità per personaggi estremi. Col tempo si è anche affinato il suo piacere di attribuirsi ruoli non da protagonista: ma, benché laterali, da chiave di volta. In 'Colpo d'occhio' fa la prima cosa e la seconda. La prima contaminando il romanzo sentimentale a forti tinte con il thriller hitchcockiano in un plot che forse avrebbe potuto integrare Dario Argento ma senza spargimento di sangue. La seconda riservandosi un ruolo mefistofelico, nel prendersi un divertimento maliziosamente ammiccante" (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 21 marzo 2008) "Ambienti, paesaggi, palazzi sono scelti bene, con una grandiosità rara nel nostro cinema sempre tra quattro anguste pareti. Se il film non può dirsi riuscito è per la sceneggiatura. La storia manca di semplicità e di linea, mette insieme un minestrone di personaggi e aspirazioni: eppure è comunque interessante." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 21 marzo 2008) "C'è originalità di contesto: per antecedenti, si deve risalire a 'Via Margutta' di Camerini, 'La notte' di Antonioni, 'Lettera aperta a un giornale della sera' di Maselli e 'La terrazza' di Scola. Rubini punta su una prospettiva individuale, non collettiva; su un duello estetico, se non rusticano; e così esce rimpiangendo solo che Scamarcio non fotografi più a lungo la Puccini nella cascata." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 21 marzo 2008) "Scamarcio deve fare ancora molta strada, le sue potenzialità sono tante ma deve mettersi a lavorare, svestendo i panni del divo. Rubini, invece, è sempre più bravo come attore e anche come regista, dimostrando con questo 'Colpo d'occhio' di saper indagare la psiche e di saper raccontare mondi a lui lontani, come quello dell'arte contemporanea e i suoi rituali." (Dario Zonta, 'L'Unità', 21 marzo 2008) "Magari Rubini non è a suo agio qui come nei suoi film più sentiti 'Tutto l'amore che c'è', 'La Terra', anche se fa un gran lavoro sui suoi protagonisti Scamarcio e Vittoria Puccini. E cerca una strada diversa, il giallo psicologico con ambizioni, in un momento così particolare del nostro cinema, quando, alla fine, il problema principale sarà solo l'incasso pasquale." (Marco Giusti, 'Il Manifesto', 21 marzo 2008)

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