Codice 462003

SCHEDA FILM

Codice 46

Anno: 2003 Durata: 92 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:FANTASCIENZA, SENTIMENTALE

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM (SUPER 35)

Tratto da:-

Produzione:REVOLUTION FILMS, BBC

Distribuzione:FANDANGO (2004)

TRAMA

In un futuro prossimo dove un codice genetico decide ogni cosa al nostro posto, William investiga su una frode ai danni della compagnia assicuratrice Sphinx a Shanghai. Il giovane scopre che responsabile della truffa è Maria, una ragazza che lavora nell'azienda. William sa benissimo che Maria è colpevole e che deve pagare per quello che ha fatto, ma un imprevisto gli impedisce di consegnarla alla giustizia: si innamora di lei, e questo cambierà per sempre la sua vita.

CRITICA

"Un bell'esempio di fantascienza low-tech cioè adulta, molta atmosfera e pochi gadget, che sarebbe bello veder attecchire e svilupparsi in futuro. A meno che il futuro, come in 'Code 46', non sia già qui". (Fabio Ferzetti,'Il Messaggero', 3 settembre 2003) "A parte i paesaggi urbani di una Shanghai ripresa come l'Alphaville di Godard, il resto è confusa noia. Buona idea non fa da sola buon film". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 3 settembre 2003) "Prolifico e dotato di notevole 'facilità' (ma non sempre in senso positivo) nell'uso della cinepresa, Michael Winterbottom pare intenzionato ad attraversare tutti i generi del cinema. Con 'Codice 46' s'inoltra nella fantascienza prossima ventura; però non è nella forma migliore, tanto che lascia parzialmente insoddisfatto lo spettatore dopo averne stimolato l'appetito." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 7 maggio 2004) "Dopo 'Cypher' e in attesa del cartoon 'Innocence', 'Codice 46' porta il contributo di un regista inglese di media età, quel Winterbottom che si conosce per le storie sociali inglesi tipo Loach. Con la presenza del bravo Tim Robbins, l'autore esplora un terreno di fantascienza a lui nuovo ma in realtà consunto dall'uso del cinema. In una Shangai pronta alle peggiori previsioni di Orwell, netta è la divisione tra i potenti e i dannati, infelici cacciati e perseguitati in una Terra in cui lo Stato viola la privacy nel trionfo della burocrazia omicida. Il tono surreale dell'inizio, scenograficamente accattivante, si incrocia poi col poliziesco, né viene condonata la love story di Tim, operatore che legge nella mente, con Samantha Morton, truffatrice e faccendiera. Ma la libertà è diventata un optional in un film dalla metafora troppo didascalica, manicheo e ripetuto." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 maggio 2004)

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